Sex Education – Stagione 2: i maestri diventano allievi

Uscita il 17 gennaio con la seconda stagione sulla piattaforma streaming, Sex Education si conferma uno dei prodotti Netflix più azzeccati dell’ultimo paio d’anni, con una visione aggiornata della classica commedia adolescenziale che risulta fresca e, appunto, educativa.

Creata da Laurie Nunn, la serie segue il personaggio di Otis (Asa Butterfield), un sedicenne sessuofobo figlio di Jean (Gillian Anderson, la Dana Scully della serie X-Files) una terapeuta sessuale e affettiva. Con la sua immensa conoscenza teorica in materia sessuale, Otis viene approcciato da Maeve (Emma Mackey) che gli propone di collaborare insieme a una clinica del sesso sottobanco, in modo da aiutare i compagni di scuola nelle loro problematiche legate al sesso e allo stesso tempo guadagnarci qualcosa.

La prima stagione era costruita quindi su questa idea, con un meccanismo episodico che ricorda le serie tv ospedaliere: ogni puntata un caso diverso, a cui, entro la fine, Otis e Maeve sapranno dare la diagnosi, talvolta tramite procedimenti investigativi. Meccanismo divertente e che porta lo spettatore a essere incuriosito per la puntata successiva. Per quanto formalmente anche la seconda tenti di mantenere lo stesso approccio, è evidente fin dalla prima puntata che il focus si è spostato. L’attenzione qui si è infatti mossa sui personaggi, e in particolare sui problemi intimi e sentimentali del protagonista e dei suoi amici, più che di potenziali “clienti” di Otis.

Sex Education 2

Si riscontra quindi un approfondimento che nella prima stagione era solo intuibile, sia di psicologia dei personaggi, sia di temi. Nella prima tutti i personaggi vengono presentati come stereotipi: Otis è il nerd, Adam (Connor Swindells) è il bullo, Eric (Ncuti Gatwa) è l’amico nero e gay, Maeve è la outcast tenebrosa, Aimee (Aimee Lou Wood) la svampita buona. Man mano però le prime impressioni vengono sovvertite e nella seconda stagione si hanno finalmente dei personaggi a tutto tondo che si staccano da qualunque tipo di contorno già preimpostato e diventano così unici e interessanti. E questo porta a una grande evoluzione soprattutto dei personaggi secondari, in particolare Aimee, con la bella e toccante storyline dell’autobus, e Adam, che nella sua laconicità esprime tutta la sofferenza della sua situazione.

In questo può ricordare una simile evoluzione che ha avuto un’altra famosa serie Netflix, Orange is the New Black, in cui, nella prima stagione, ogni episodio era dedicato alla presentazione e alla backstory di un personaggio diverso. Andando avanti con le stagioni invece, Orange is the New Black ha interrotto un’espansione, verso personaggi e storyline diverse, concentrandosi invece sulle interazioni dei personaggi già esistenti, acquistando così un più alto spessore.

Sex Education 2

Anche Sex Education sembra seguire questo andamento. In questa stagione infatti vengono presentati pochi personaggi nuovi (Viv, che intraprende una bella amicizia con l’atleta Jackson, e la madre di Maeve), e vengono soprattutto valorizzati quelli già presentati e le loro interazioni. Anche i personaggi più marginali, come la moglie del preside Groff, qui trovano un approfondimento psicologico e di trama. E questo ha anche un risvolto tematico. Infatti, se nella prima stagione veniva esaltata la ricerca a una propria indipendenza individuale, tema classico di ogni coming of age, tutta la seconda esalta invece la forza nell’unione e nella comunità. Tutti i personaggi, anche quelli che ne sanno più degli altri e sono sicuri della loro conoscenza, si vedono crollare senza il supporto di una rete. E quindi in particolare è interessante vedere come Otis e sua madre, che all’inizio erano i maestri in ambito affettivo e sessuale, ora invece regrediscano ad allievi. Otis infatti si dimostra completamente inadatto a gestire qualunque tipo di situazione scomoda o di responsabilità, e Jean, la mamma, deve ammettere a sé stessa che ha paura dell’intimità di una relazione.

Sex Education 2

Su questo tema dell’unione e della comunità si sviluppano alcune delle storyline più potenti di questa stagione, tra cui quella già citata dell’autobus, in cui un gruppo di donne, per quanto diverse e incompatibili tra di loro, si riuniscono in aiuto di una di loro.

Con questi temi, Sex Education resta comunque fedele al suo titolo. L’argomento sessuale ormai è quasi più un pretesto per esplorare l’intimità dei personaggi, ma è indubbio che il fulcro della serie sia l’apprendimento. E se nella prima stagione il punto di vista era dalla parte dell’insegnamento, qui è sicuramente dalla parte opposta. I maestri ritornano a essere allievi, e la strada verso la propria maturità consiste sia nell’avere una propria individualità sia nell’ammettere di avere bisogno degli altri.

Sex Education 2

Per quanto più matura e più seria della precedente stagione, Sex Education resta comunque divertente e frizzante, con un cast di attori in parte e divertiti.

Marianna Cortese

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