Shadowhunters – Città di Ossa, la recensione

L’adolescente Clarissa Fray, detta Clary, comincia ad avere strane visioni ed è ossessionata da un simbolo, che inconsciamente disegna ovunque. Quando sua madre Jocelyn scompare nel nulla lasciando evidenti segni di lotta dentro il loro appartamento, Clary decide di mettersi alla sua ricerca, accompagnata dal suo migliore amico Simon. Così la ragazza fa la conoscenza di Jace, uno strano ragazzo alto e magro che solo lei riesce a vedere, che le svela di essere uno Shadowhunter, ovvero un guerriero metà uomo e metà angelo che combatte contro le forze del male da millenni per tenere l’equilibrio sulla Terra. La madre di Clary è stata rapita dalle forze del Male capitanate da Valentine, un’ex Shadowhunter ribellatosi alle regole, che sta  cercando la Coppa, una chiave che serve ad aprire un varco tra i due mondi, oggetto magico di cui proprio Jocelyn era a guardia e uno dei tre Strumenti Mortali che garantirebbero a chi li possiede di sviluppare immensi poteri. Preso atto del fatto che anche nelle sue vene scorre sangue da Shadowhunter, Clary si allea a Jace per salvare sua madre e impedire a Valentine di mettere in atto il suo malefico piano.

Un’altra saga letteraria di successo diretta a un pubblico “young adult” (come chiamano negli stati uniti i lettori poco più che adolescenti) approda sul grande schermo. Stavolta si tratta di una saga che è stata definita “urban fantasy” e iniziata nel 2007 dalla scrittrice americana Cassandra Clare con il primo libro Shadowhunters – Città di ossa (The Mortal Instruments: City of Bones, in originale), a cui hanno fatto seguito altri quattro romanzi ed è in stesura un sesto libro atteso per il 2014. Esistono anche tre prequel ambientati in epoca vittoriana, sempre scritti dalla Clare, il che ci pone qualche interrogativo sulle tempistiche un po’ troppo celeri con cui la scrittrice confeziona le sue storie, visto che dal 2011 la Clare ha all’attivo due romanzi all’anno. Ma queste sono speculazioni che in questa sede non ci interessano, piuttosto pensiamo al film che è stato ricavato dal primo romanzo, che a conti fatti è una miscellanea cine-letteraria che lascia con l’amaro in bocca per il suo essere talmente tante cose da non mostrare un’identità propria.

C’è un po’ di tutto, infatti, in Shadowhunters con riferimenti a volte così evidenti da avere la certezza che si tratta di un prodotto destinato ai più giovani che magari molti film saccheggiati – seppur relativamente recenti – neanche li conoscono, si va così da Underworld e Legion a Ghostbusters e Men in Black, passando inesorabilmente per le serie tv Buffy e Supernatural, infarcendo il tutto con quell’alone fanta-romance che oggigiorno va moltissimo nei prodotti di derivazione letteraria per giovani, come Twilight, Hunger Games e Beautiful Creatures. C’è da dire che però stavolta, malgrado siamo in odore di triangolo amoroso e son presenti all’appello vampiri e licantropi (oltre che un mucchio di altri mostri), si presta molta meno attenzione all’iter amoroso di Clary per dare invece attenzione alla sua scoperta del mondo soprannaturale e al suo tentativo di liberare la genitrice e fermare il villain di turno dal suo piano malefico. Inoltre, pur parlando di un PG-13, Shadowhunters ha il merito di spingere il pedale veramente sul versante dell’horror, con scene di violenza anche abbastanza esplicite e una serie di scelte narrative che non ci saremmo aspettati da un prodotto del genere, come l’affrontare la tematica dell’omosessualità e, inaspettatamente, dell’incesto!

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Buono il look dei mostri e, almeno in due scene, c’è una bella costruzione dell’azione raccapricciante, mi riferisco allo scontro iniziale con il cane infernale e alle botte da orbi con la strega. Pessimo, invece, lo scontro con il branco di vampiri, mal coreografato e blando nel suo voler essere pacchiano a tutti i costi.

A dirigere c’è lo yes man Harald Zwart, che in passato ha messo la firma su La pantera rosa 2 e il remake di Karate Kid. C’è da dire, comunque, che il cast è assortito e ben assemblato con un terzetto di giovani attori nei ruoli principali abbastanza convincenti, a cominciare dalla bella Biancaneve Lily Collins nel ruolo di Clary e Robert “Misfits” Sheehan in quello di Simon. Tra gli adulti possiamo individuare la sempre brava Lena Headey (300, La notte del giudizio), un Kevin Durand sprecato e Jonathan Rhys Meyers che fa di tutto per risultare cattivo con esiti mediocri.

Insomma, Shadowhunters – Città di ossa sguazza nel già visto senza aggiungere davvero nulla al filone “guerra sotterranea tra Bene e Male”, inoltre dura almeno una ventina di minuti di troppo, facendo apparire le oltre due ore di durata eccessive per una storia così semplice. Cinematograficamente parlando, si trova comunque tra le operazioni migliori tra quelle derivate dalla narrativa fantasy young adult contemporanea, soprattutto se si è in cerca di qualche brivido PG-13.

Il sequel Shadowhunters – Città di cenere è già in pre-produzione.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • La voglia di osare con tematiche “scomode”.
  • Tra le solitamente scialbe trasposizioni cinematografiche di recenti romanzi youg adult, questa è tra le “meno peggio”.
  • Soggetto che sa troppo di già visto.
  • Eccessivamente lungo
  • Mescola con poca fantasia Underworld con Twilight
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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