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The Bikeriders: arriva in edizione combo 4K UHD + Blu-ray il biker-movie con Austin Butler, Tom Hardy e Jodie Comer

Lo scorso giugno è approdato nelle nostre sale l’interessante The Bikeriders, il nuovo film scritto e diretto da Jeff Nichols (Take Shelter, Loving – L’amore deve nascere libero), con un cast stellare che comprende Austin Butler, Tom Hardy e Jodie Comer e che si pone come lettera d’amore verso un genere cinematografico che negli anni è un po’ scomparso: i biker-movies. Anche se oggi si tende a ricondurre l’argomento dei bikers cinematografici a un unico titolo, il bellissimo Easy Rider (1969) di Dennis Hopper, tra gli anni ’60 e ’70 era esplosa una tendenza che individuava nei motociclisti ribelli e nei club illegali di motociclisti un tema ricorrente, tanto da creare appunto un vero e proprio filone cinematografico. Piuttosto apprezzato dalla critica ma incapace di riscontrare un vero interesse da parte del pubblico (soprattutto quello italiano che lo ha abbastanza ignorato), The Bikeriders arriva adesso in home video, in un’edizione combo che prevede sia il disco 4K UHD che quello ad alta definizione Blu-ray, grazie a Universal Pictures e ai canali distributivi Plaion Pictures.
The Bikeriders, la recensione

Anche se oggi si tende a ricondurre l’argomento dei bikers cinematografici a un unico titolo, il bellissimo Easy Rider (1969) di Dennis Hopper, tra gli anni ’60 e ’70 era esplosa una tendenza che individuava nei motociclisti ribelli e nei club illegali di motociclisti un tema ricorrente, tanto da creare un vero e proprio filone cinematografico, quello dei biker-movies. Sicuramente si deve l’inizio di tutto a Il selvaggio (1953) di Laslo Benedek con Marlon Brando, mentre all’iconico Easy Rider spetta l’ideale fine di un’epoca impressa su pellicola; ma nel mezzo di questi tre lustri ci sono stati tanti di quei film, soprattutto in ottica exploitativa, da riempire numerosissimi posteggi di drive-in. Sanguinose risse, motori rombanti, duelli all’ultimo sangue, e bellissime ragazze pronte a tutto per conquistare un posto sulla sella del chopper del centauro bello e dannato. Dall’imprescindibile I selvaggi (1966) di Roger Corman fino a irresistibili “contaminazioni” come La notte dei demoni – Werewolves on Wheels (1971) di Michel Levesque, passando per Angeli dell’inferno sulle ruote (1967) di Richard Rush, Facce senza Dio (1967) di Daniel Haller, She-Devils on Wheels (1968) di Herschell Gordon Lewis, Satan’s Sadist (1969) di Al Adamson e L’angelo scatenato (1970) di Lee Madden.
Mud, la recensione

Immaginate un thriller con risvolti lievemente pulp e immaginate come potrebbe essere se lo avesse scritto Mark Twain.
Mud è un po’ questo perché si tratta della classica storia di formazione, una vicenda vista attraverso gli occhi di due adolescenti che rappresenta chiaramente un punto focale nel loro processo di crescita, l’occasione per i due giovani per entrare nel mondo degli adulti, proprio come Le avventure di Huckleberry Finn ha insegnato.
Allo stesso tempo c’è una voglia di raccontare il noir in maniera diversa, una storia di vendetta e redenzione che diventa tale solo nel climax finale, un pulp che di fatto è altro.