Archivio tag: manga

I Recuperoni: Fushigi Yuugi, l’anime millennial che tutti stavamo aspettando

A metà degli anni ’90, quando i Millennials non sapevano di essere Millennials e il girl power non era uno slogan che faceva vendere t-shirt, la globalizzazione riuscì a portare nelle tv occidentali alcune pietre miliari dell’animazione giapponese quali I Cavalieri dello Zodiaco, Ken il Guerriero, Dragon Ball e soprattutto Sailor Moon. In ciascuno di questi anime la lotta fra il Bene e il Male era sublimata da alcuni espedienti narrativi tipici della cultura nipponica: la retorica del sacrificio, lo spirito di squadra, le battaglie cruente e anche una certa sensualità velata.

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Kengan Ashura: il nuovo anime seinen di Netflix

Il 31 luglio 2019 Netflix ha pubblicato la sua ultima fatica anime: la serie action Kengan Ashura, coprodotta assieme allo studio giapponese Larx Entertaiment, con la direzione di Seiji Kishi (Assasination Classroom, Angel Beats, Radiant), la sceneggiatura di Makoto Uezu (Ah! My Goddess: Flights of Fancy, Assasination Classroom, Radiant) e il character design di Kazuaki Morita (Assasination Classroom 2nd Season, Tsukigakirei).

Questa prima stagione di dodici episodi da ventiquattro minuti ciascuno è tratta dal manga omonimo scritto da Yabato Sandrovich e illustrato da Daromeon; il manga, come l’anime, è di genere seinen, cioè riservato ad un pubblico maschile maturo, e precisamente si inserisce nel filone di storie che hanno come nucleo narrativo i combattimenti di arti marziali.

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Ghost in the Shell, la recensione

Ci sono almeno due prodotti nell’immaginario collettivo che legano l’animazione giapponese con il genere fantascientifico distopico e cyberpunk, uno è Akira, l’altro è Ghost in the Shell. Entrambi sono tratti da manga, entrambi rielaborano un immaginario preesistente, soprattutto cinematografico, di nazionalità statunitense ed entrambi, a loro volta, hanno influenzato in maniera consistente il genere. Se Akira è stato più volte caldeggiato dalle majors per una trasposizione live-action senza averne ancora avuto una concretizzazione, diversamente è andato a Ghost in the Shell, che è diventato un film per la regia di Rupert Sanders.

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Venezia 73: Gantz:O

Uno dei filoni di maggior tradizione e fascino del cinema giapponese è senza dubbio quello dei film ricavati dai manga, vero e proprio fenomeno di culto per intere generazioni non soltanto dell’estremo oriente, anzi. Un esperimento, nel quale si sono cimentati anche registi importanti, su tutti Takashi Miike, che presuppone doti immaginative e visionarie non da poco e che in caso di buona riuscita può generare pellicole divertentissime e spassose, oppure goffe, raffazzonate e di un trash involontario molto fastidioso in caso di esito negativo. Al Festival Internazionale del Cinema di Venezia, tuttavia, approda un’opera molto gradevole, ricca d’azione e dagli effetti speciali e visivi realizzati con grande maestria e conoscenza del settore. Stiamo parlando di Gantz:O di Yasushi Kawamura, film d’esordio del regista giapponese tratta dall’omonimo manga di Hiroya Oku e presentato nella sezione “fuori concorso” del festival.

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TFF33: Shinjuku Swan

Kabuchiko, quartiere a luci rosse. Un gruppo di uomini, chiamati “procacciatori”, adesca delle seducenti ragazze per strada, promettendo loro protezione.

Il biondo ossigenato Tatsuhiko Shiratori è un giovane della metropoli senza un soldo che si imbatte nella gang capitanata da Hideyoshi Minami, il quale dice di averlo conosciuto in un lontano passato. Ma Tatsuhiko non sembra ricordarsene e viene, allora, pestato a sangue. Viene, poi, trovato e addestrato dal procacciatore Matora. Tatsuhiko si accorge così di quanto sia facile adescare ragazze in cerca di fortuna e scopre di essere piuttosto bravo: le ragazze si fidano di lui, conquistate dalle sue maniere gentili. Tra queste spicca Ageha, l’unica che riesce a far breccia nel cuore di Tatsuhiko.

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Il gatto spaziale Doraemon arriva sul grande schermo!

Doraemon, Doraemon, che gatto spaziale, solo tu ci regali dei gadget speciali, ma chissà come mai, quando poi ce li dai, siamo sempre in mezzo a mille guai…

Tutti noi conosciamo queste parole, parte integrante della sigla del cartone animato Doraemon, cantata da Cristina D’Avena. Eravamo poco più che bambini quando, su Italia 1, trasmettevano questo cartoon esilarante, che raccontava le peripezie di un bambino, Nobita, e del suo gatto un po’ particolare.

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