I Recuperoni: Fushigi Yuugi, l’anime millennial che tutti stavamo aspettando

A metà degli anni ’90, quando i Millennials non sapevano di essere Millennials e il girl power non era uno slogan che faceva vendere t-shirt, la globalizzazione riuscì a portare nelle tv occidentali alcune pietre miliari dell’animazione giapponese quali I Cavalieri dello Zodiaco, Ken il Guerriero, Dragon Ball e soprattutto Sailor Moon. In ciascuno di questi anime la lotta fra il Bene e il Male era sublimata da alcuni espedienti narrativi tipici della cultura nipponica: la retorica del sacrificio, lo spirito di squadra, le battaglie cruente e anche una certa sensualità velata.

Quest’ultima soprattutto passò sotto il vaglio dell’italica censura, famosa per essere riuscita a ritagliare gli adattamenti più surreali (guerrieri maschi che chiamano le “sorelle gemelle” a combattere al loro posto o coppie omosessuali che diventano “amici del cuore”), anche laddove non ce n’era motivo (ricordiamo tutti che fu “reinventato” il finale di Candy Candy in base alle preferenze del pubblico); la censura o addirittura la trasmissione in reti regionali non fermò comunque il successo di queste serie.

Quindi, se nel 2020, alla luce del fiorire della cultura femminista e della letteratura young adult/new adult, possiamo parlare della portata rivoluzionaria dell’anime/manga di Sailor Moon in fatto di emancipazione e rappresentanza, non possiamo comunque dimenticare le “vittime illustri” di quegli anni bui; prima fra tutte l’anime Fushigi Yuugi del 1995 creato dal mitico Studio Pierrot (Lamù, L’incantevole Creamy, La signora Minù, Evelyn e la Magia di un sogno, Magica Emy, Yu Yu Hakusho- I guerrieri dell’Inferno) e tratto dal manga del 1992 di Yu Watase, pubblicato in Italia fra il 2000 e il 2004.

I cinquantadue episodi diretti da Hajime Kamegaki (Ayashi no Ceres, Lupin III – La lacrima del Male, Naruto Shippuden: L’esercito fantasma), con il character design di Hideyuki Motohashi (Inuyasha-un sentimento che trascende il tempo, Detective Conan: The Lost Ship in the Sky, Saint Seya: Soul of Gold) e la direzione artistica di Hitoshi Nagasaki (Dragon Ball, Fancy Lala, Naruto: Guardiani del Regno della Luna Crescente) non furono mai doppiati e trasmessi in Italia (per qualche assurdo motivo sono state tradotte solo delle OAV) e  ancora oggi possono essere fruiti solo grazie a sottotitoli amatoriali.

Miaka e Yui sono due migliori amiche di quindici anni che si stanno preparando per l’esame di ammissione in una prestigiosa scuola superiore; un pomeriggio si perdono tra gli archivi della biblioteca in cui stavano studiando e trovano un libro misterioso intitolato “L’universo dei quattro dei”, dopo averlo aperto si ritrovano in una Cina antichissima e pericolosa, divisa in regni in lotta fra loro. Dopo un primo momento di straniamento, le ragazze vengono salvate dall’assalto di alcuni briganti grazie all’intervento del bel guerriero Tamahome e cominciano a capire che tutto ciò che provano è reale. Yui scompare misteriosamente e Miaka si reca nella capitale del regno di Konan per cercarla; tra una disavventura e l’altra, la ragazza scopre di essere predestinata a diventare la sacerdotessa del dio Suzaku, una delle quattro divinità che proteggono la Cina, e che deve riunire i sette guerrieri per poter evocare il dio ed esprimere un desiderio.

Dopo aver accettato il proprio destino, Miaka scopre che Yui è invece diventata la sacerdotessa di Senryu, dio che protegge il regno di Kuto, e che per inspiegabili motivi vuole vendicarsi su di lei; comincia così una battaglia all’ultimo sangue in cui i due regni cercano di riunire il prima possibile non solo i guerrieri celesti ma anche alcuni talismani necessari all’evocazione delle divinità.

Come si può dedurre dalla trama, non sono estranee le influenze di anime come Dragon BallI Cavalieri dello Zodiaco, tuttavia il pregio di quest’opera è la poliedricità di toni, stili e tematiche: in una cornice action tipicamente orientale (arti marziali, templi, palazzi imperiali) si impianta una trama isekai (viaggi in modi paralleli) dalle ramificazioni romance (odio, vendetta, incomprensioni, gelosia) e i registri comico/tragici.

Non si sono mai visti dei guerrieri celesti così sfaccettati, ciascuno con le proprie virtù e debolezze, che riescono a passare da momenti di pathos struggente ed estremo sacrificio a siparietti comici dissacranti. La serie è una vera e propria altalena di emozioni, tematiche difficili (motivo per cui non fu mai esportata in alcuni paesi) come la violenza sessuale, il suicidio e il travestitismo sono perfettamente contestualizzate: niente viene lasciato al caso e non esiste alcuna giustificazione ai difetti dei personaggi (ad esempio Miaka riesce a dare un senso allo stereotipo della donzella perennemente in difficoltà col fatto di essere immatura e irruenta).

In un’epoca in cui le protagoniste possono permettersi di essere delle leader mangione con le abilità strategiche di una bertuccia ballerina e i guerrieri celesti dei tirchioni/narcisisti/depressi/smargiassi, possiamo godere appieno di questo prodotto dai disegni magnifici, degno di un pubblico in fase di sviluppo che non si accontenta di animazioni dalle storyline diluite e forzati buchi narrativi.

Ilaria Condemi de Felice

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