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Rodeo e Piano Piano: due intimi sguardi di cinema d’autore europeo con Mustang Entertainment

Il cinema d’autore continua a vivere un periodo di profondo cambiamento. Se fino a un decennio fa, infatti, quello d’autore era considerato un cinema difficile e ad appannaggio solo di certe nicchie (lì dove non erano coinvolti autori già ampiamente noti), oggi invece la situazione è completamente cambiata. Quasi ribaltata.

Complice l’avvento delle piattaforme così come l’omologazione di tutti i blockbuster hollywoodiani dettata dai grossi brand, il cinema d’autore è diventato oggi una realtà molto solida. In molti casi persino più cool del cinema a carattere più commerciale. Perché il cinema d’autore, oggi, è diventato quasi un genere a sé stante, un genere che ha dei codici molto precisi e che promette narrazioni a cui il cinema mainstream volta le spalle.

Una trasformazione talmente profonda (basta analizzare ciò che è riuscita a fare in pochissimi anni la rinomata casa di produzione A24) che probabilmente non sbaglieremmo nel definire il cinema d’autore odierno il cinema veramente mainstream, mentre quello mainstream, al contrario, è come diventato di nicchia (in quanto capace di parlare ad un pubblico che, per quanto vasto, è estremamente mirato e selezionato, ovvero quello dei fan). Di conseguenza sono sempre di più gli sguardi autoriali che arrivano sul mercato, racconti di giovani autori che provano a coniugare con sempre maggior insistenza il cinema introspettivo con storie dall’ampio respiro.

Nelle scorse settimane Mustang Entertainment ha portato in home video, purtroppo solamente in edizione DVD, due piccoli film europei che si inseriscono perfettamente nel discorso: un’opera francese e una italiana. Vi parliamo di Rodeo di Lola Quivoron e di Piano Piano diretto da Nicola Prosatore.

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Piano Piano, la recensione

Piano Piano è un coming of age, ambientato alla fine anni 80, nella periferia di Napoli.

All’inizio, lo ammetto, ho alzato gli occhi al cielo. “Ce n’è davvero bisogno?”, mi sono chiesta.

La risposta, arrivata a fine film, è stata: sì, se fatti in questo modo sì.

È il 1987 e la vita di Anna si muove tutta intorno ad una palazzina in mezzo ai campi, appena fuori Napoli. È sempre più imminente la demolizione dell’immobile per far spazio al passaggio di una sopraelevata in costruzione, che porterebbe allo sfratto di molti condomini. In questo spazio di pochi passi, si intrecciano le vite e le emozioni dei giovani ragazzi protagonisti di questa storia.

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