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Il peggio di Venezia 74: The Devil and Father Amorth, The Private Life of a Modern Woman, Caniba

The Devil and Father Amorth

The Devil and Father Amorth è stato il primo film che ho visto a questa 74 Mostra del Cinema di Venezia. Le aspettative erano grandi: un documentario molto particolare girato da William Friedkin. Se il nome vi sembra familiare è perché Friedkin ha firmato uno dei classici dell’horror più amati, un film che ha fatto storia facendo passare notti insonni a diverse generazioni. Anche se l’horror non è il vostro genere avrete di sicuro sentito parlare de L’esorcista e avrete anche ben in mente alcune scene in particolare. Da questo si può facilmente immaginare l’attesa per un documentario che torna a sondare il male in una delle sue forme più pure, andando a interpellare niente meno che Padre Amorth, forse il più importante esorcista del Vaticano.

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Biografilm 2017: Civiltà perduta, la recensione

Percy Fawcett è un maggiore dell’esercito britannico che nei primi anni del ‘900 scruta con una punta di invidia le medaglie appuntate sul petto dei colleghi di pari grado, in attesa della giusta occasione per dare finalmente una svolta alla sua carriera e riscattare la reputazione e il buon nome della sua famiglia. L’opportunità arriva sotto forma di un’inaspettata spedizione sul confine tra Bolivia e Brasile con lo scopo di mappare una parte sconosciuta della foresta amazzonica. Dopo alcune titubanze, Percy (interpretato da Charlie Hunnam) si butta nella prima di diverse spedizioni dove incapperà in prove concrete di un’antica civiltà in una terra che fino a quel momento si pensava fosse completamente inesplorata. La scoperta gli procura derisione da parte della Royal Geographical Society e una personale ossessione verso quella ipotetica città perduta a cui dà il nome di “Z”.

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TFF33: High Rise

Regno Unito in quelli che possiamo supporre essere gli anni ’70. Il Dottor Robert Laing (Tom Hiddleston) si è appena trasferito in quello che appare, a ragione, come un grattacielo avveniristico e tecnologico, dove il futuro, secondo le stesse parole di Laing, è già arrivato.

Robert viene presto inglobato in quella che è la quotidianità del condominio e deve imparare quelle che ne sono le leggi non scritte. Lui, psicologo affascinante e scapolo, occupa uno dei piani più alti ma comunque ben al di sotto di quella che è l’élite dello stabile, formata da professionisti vanesi ed egocentrici, come conduttori televisivi, avvocati, medici affermati, attrici che fanno il bello e il cattivo tempo nel condominio, godendo di privilegi pressoché illimitati.

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Foxcatcher – Una storia americana, la recensione

Nel portare sul grande schermo la storia di John Du Pont, ricchissimo proprietario del Team Foxcatcher, scuderia olimpionica americana di wrestling, il regista Bennett Miller decide di trasporre l’autobiografia di Mark Schultz Foxcatcher: The True Story of My Brother’s Murder, John du Pont’s Madness, and the Quest for Olympic Gold. Scelta molto interessante, perché Foxcatcher – Una storia americana non è un film sulla vita di Du Pont, che è deceduto in prigione cinque anni fa, ma la classica storia del “sogno americano” vissuto da un ragazzo che credeva fortemente nelle sue capacità e in quello che poteva rappresentare per il suo Paese.

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