Biografilm 2017: Civiltà perduta, la recensione

Percy Fawcett è un maggiore dell’esercito britannico che nei primi anni del ‘900 scruta con una punta di invidia le medaglie appuntate sul petto dei colleghi di pari grado, in attesa della giusta occasione per dare finalmente una svolta alla sua carriera e riscattare la reputazione e il buon nome della sua famiglia. L’opportunità arriva sotto forma di un’inaspettata spedizione sul confine tra Bolivia e Brasile con lo scopo di mappare una parte sconosciuta della foresta amazzonica. Dopo alcune titubanze, Percy (interpretato da Charlie Hunnam) si butta nella prima di diverse spedizioni dove incapperà in prove concrete di un’antica civiltà in una terra che fino a quel momento si pensava fosse completamente inesplorata. La scoperta gli procura derisione da parte della Royal Geographical Society e una personale ossessione verso quella ipotetica città perduta a cui dà il nome di “Z”.

In un racconto in cui viaggio e avventura dovrebbero risultare i saldi cardini intorno a cui ruota tutta la vicenda, ci si accorge ben presto di come Civiltà perduta non riesca a essere incisiva nel suo principale genere d’appartenenza. Pare quasi che il film non riesca mai a decidere pienamente cosa voler essere, vagando come i suoi personaggi in diversi territori senza una meta precisa. Un film di viaggio in cui gli spostamenti sono lasciati a enormi gap temporali che frammentano pesantemente la narrazione, o rappresentati da lunghi e inutili percorsi che non portano i personaggi (e il film con loro) letteralmente da nessuna parte.

Un film d’avventura in cui quest’ultima non viene quasi mai percepita come tale, ostacolata da una serie di pericoli effettivamente letali ma in nessun caso avvertiti dallo spettatore come minacce reali e concrete per i personaggi. Pericoli utilizzati come semplici prevedibili vivacizzanti di pigri spostamenti in mezzo alla foresta o a bordo di zattere più o meno sicure.

Spedizioni che, come il film che le racconta, sembrano non portare mai da nessuna parte, inconsistenti quanto i personaggi, gettati nella mischia senza mai essere realmente approfonditi. Perfino la motivazione personale che spinge il protagonista risulta utile solo come input iniziale, lasciando presto spazio a una vaga e mai concretamente sviluppata ossessione per la scoperta della città Z.

Senza contare la generica mentalità dello stesso protagonista contro i pregiudizi nei confronti degli indigeni, annullata quasi immediatamente dal modo stereotipato e convenzionale in cui questi ultimi vengono spesso rappresentati.

Così come approssimati e indefiniti rimangono i compagni di avventura al seguito di Fawcett, uno tra tutti Henry Costin (Robert Pattinson). Quello che dovrebbe incarnare il ruolo di spalla del protagonista si rivela poco più incisivo di una semplice comparsa e i rari momenti in cui i due si scambiano gesti fraterni appaiono forzati a causa dello scarso minutaggio effettivo dedicato alla costruzione del loro rapporto.

Uno dei diversi generi che il film cerca di percorrere, il dramma famigliare legato all’assenza di un caro, è forse l’aspetto da cui dipendono però i migliori risultati. Nella seconda parte siamo testimoni degli effetti che la scelta del protagonista di partire per lunghi periodi di tempo ha su moglie e figli. Soprattutto il figlio maggiore (interpretato dal nuovo Spider-Man Tom Holland), cresciuto praticamente senza figura paterna, che non riesce a contenere un naturale moto di rabbia nei confronti del padre, colpevole di averli abbandonati per inseguire una stupida chimera.

Un dramma familiare che in ogni caso arriva solo dopo più di un’ora passata a sopportare lente e infruttuose esplorazioni amazzoniche. Una parte minore rispetto all’intero film ma necessaria per giungere alla scena concettualmente più intensa, quella finale, grazie alla quale almeno idealmente abbiamo una visione di quella che a tutti gli effetti è la vera selva oscura del film.

Civiltà perduta, (in originale The Lost City of Z) scritto e diretto da James Gray (I padroni della notteTwo loversC’era una volta a New York), è basato sul libro Z la città perduta di David Grann e uscirà nelle sale italiane giovedì 22 giugno distribuito da Eagle Pictures.

Matteo Pioppi

PRO CONTRO
Atmosfere, costumi e volti dei personaggi sono azzeccati. È un film d’avventura e viaggio senza avventure e viaggi.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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