TFF33: Coup de Chaud

In un paesino del Sud della Francia si rincorrono le vite dei suoi abitanti. Rodolphe, un artigiano con la moglie e l’adorabile figlioletta si è appena trasferito, ha deciso di mettersi in proprio e ha deciso di aprire, pieno di speranze, la sua nuova attività vicino al centro del paese. Diane cerca di mandare avanti la sua fattoria, che cura con forza ed energia, cercando di tenere lontano il vicino Bolbessot, ricco e ambizioso che da tempo ha adocchiato i suoi possedimenti. Daniel, posato e gentile, ha la predisposizione ad occuparsi di tutti, degli animali, che come veterinario si prende cura degli allevamenti e come sindaco tiene ai suoi concittadini quasi fossero un’estensione della sua stessa famiglia. E poi c’è Joseph.

Joseph è un ragazzo con un ritardo mentale che non riesce a trovare il suo posto nella società che lo circonda, sente costantemente il desiderio di rubacchiare piccoli oggetti ovunque vada e passa le sue giornate con ragazzi molto più piccoli che si prendono principalmente gioco di lui e lo sfruttano.

A peggiorare la situazione arriva un’anomala ondata di caldo torrido che infuoca gli animi e i pascoli provocando non pochi disagi alla comunità. Diane infatti non ha più acqua per i suoi campi e il suo bestiame e sente sempre di più il fiato sul collo del vicino Bolbessot, Rodolphe suda sette camicie nel suo magazzino ma il lavoro scarseggia o è sottopagato, Joseph si invaghisce di una delle ragazzine del gruppo, Odette, che però ha occhi per un altro.

Viene comprata, con soldi comuni, una pompa molto costosa per attingere all’acqua di un vicino laghetto di modo che questa possa diventare bene comune per tutti gli agricoltori del luogo ma non senza aspre critiche da parte di Bolbessot che comunque deve piegarsi al volere della maggioranza.

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Joseph intanto, fomentato dagli amici crudeli, si lascia prendere sempre più da Odette e al contempo si vede rinfacciati tutti i piccoli furti che ora cominciano ad infastidire i suoi concittadini che non sono più disposti a tollerare questo suo comportamento anti sociale, prima fra tutti la stessa Diana, molto sotto pressione per le sorti della fattoria.

La situazione precipita quando viene rubato il costosissimo motore della pompa. Ovviamente viene subito accusato del furto Joseph, cui vengono trovate addosso le chiavi del capanno in cui era custodito, ma, nonostante l’ispezione, il motore non si trova portando alla disperazione gli agricoltori capitanati da un’infuriata Diane. Oltre alle accuse di furto Joseph deve sopportare un’altra dura batosta: vede Odette intrattenersi con un altro ragazzo della compagnia, il fighetto di turno, e ne rimane profondamente turbato. Questa situazione di disagio e turbamento lo conducono a compiere un atto terribile: introdottosi nella casa di un’anziana vicina, sempre gentile e comprensiva con lui, cerca violentemente di sedurla ma viene messo in fuga da una strenua lotta opposta dall’anziana. A questo punto tutta l’opinione pubblica è contro di lui, si parlerà di internarlo e verrà etichettato come la principale causa di tutti i guai del paese: un ingranaggio di azioni e reazioni è inesorabilmente messo in moto e il tutto si concluderà con la morte di Joseph.

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L’omicidio di Joseph apre questa pellicola e tutta la narrazione è costituita dall’ineluttabilità dei fatti che porteranno a quel tragico epilogo. Tuttavia la lentezza e la mancanza di azioni vere e proprie evita che scatti nello spettatore quel meccanismo in cui si spera l’insperabile, ovvero che il ragazzo si riesca a salvare. Joseph è perpetrato sì come l’agnello sacrificale, il capro espiatorio di una società chiusa che focalizza i suoi problemi sull’unico elemento diverso, ma non è così immediata l’empatia verso questo personaggio scomodo e sfuggente, soprattutto dopo la sua aggressione all’anziana vicina che, di fatto, lo pone sul banco degli imputati anche per il pubblico. Vi è una ripresa quando pian piano vengono “scoperti” i piccoli e grandi segreti della comunità, rivelazione che scagionano l’ormai defunto Joseph dando il via ad un’ammissione di colpa che coinvolge personaggi e pubblico in sala, ma questo momento non ha la potenza che merita e anzi viene perpetrato con toni dimessi e poco incisivi.

La lentezza di Coup de chaud, che aiuta ad immedesimarsi in quella che potrebbe essere un’assolata giornata di pigrizia nel sud della Francia, non permette tuttavia di sentirsi davvero parte della storia che, con la mancanza di azioni vere e proprie, fluisce davanti a chi guarda, senza riuscire a lasciare un segno permanente.

Michela Marocco

PRO

CONTRO

  • Una buona storia di denuncia sociale.
  • Lentezza e mancanza di azioni coinvolgenti.
  • Un protagonista con cui non si riesce ad empatizzare del tutto.
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