TFF33: The Dressmaker

Dopo Creature del cielo e Holy Smoke – Fuoco sacro, Kate Winslet torna a farsi dirigere da un regista dell’Oceania, e stavolta tocca all’australiana Jocelyn Moorhouse nell’adattamento del romanzo di Rosalie Him.

Sono tornata, bastardi!

Questa è la prima battuta che apre il film The Dressmaker, stravagante commedia sentimentale con venature thriller. Sembrerebbe quasi una sfida lanciata dalla stessa attrice con la sua impeccabile entrata in scena, degna di Marilyn Monroe. E infatti, stavolta Kate Winslet veste un ruolo che sembra, a tratti, sospeso tra quello interpretato dalla Monroe in Niagara e quello interpretato da Rita Hayworth in Gilda.

Myrtle “Tilly” Dunnage è una sofisticata ragazza del mondo della moda che fa ritorno al suo paese natale, dal quale anni prima era stata scacciata perché accusata di omicidio, per chiedere perdono all’anziana madre, Molly. La donna, però, sostiene di non ricordarsi affatto di lei, né tantomeno di avere avuto figli. Ed è per questo che la tratta con sprezzo, sfogando su di lei tutto il suo carattere selvaggio da arzilla vecchietta con la passione per la fiaschetta. Ma ancora più ostili nei suoi confronti sono gli abitanti del villaggio, che non fanno che calunniarla, ancora di più quando lei porta scompiglio tra i maschi del paese con i suoi modi seducenti. Inoltre, gira addirittura la voce che la donna sia maledetta e che chiunque le graviti attorno sia destinato ad una brutta fine.

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Tuttavia, dietro l’apparenza di “femme fatale” si nasconde una donna fragile che non ha mai superati i dubbi circa la colpa commessa in passato e ciò emergerà chiaramente dall’incontro con Teddy McSwiney, suo amico d’infanzia, e con la bruttina Gertrude Pratt, che Tilly accetterà di trasformare fisicamente. Ma la generosità della donna non sembra colpire più di tanto gli abitanti di quella gretta provincia, sebbene le donne inizino a servirsi delle sue abilità di modista. Una situazione analoga a quella vissuta dalla Grace di Dogville, a cui il film chiaramente farà poi riferimento nel finale. Ma anche il difficile rapporto tra Tilly e sua madre Molly fa pensare al Marnie di Alfred Hitchcock.

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Gli elementi per trarne quantomeno un buon film sulla carta ci sono tutti, ma poi il film finisce per esagerare: si accorge di aver aperto un po’ troppi discorsi, e allora fa di tutto per portarli tutti a termine, pur di puntare ad un pubblico più ampio possibile, e il risultato è che si perde un punto di vista e un buon film da botteghino comincia a sembrare assurdo e ridicolo.

Impressione finale: un bel cast di attori sprecati in una galleria di personaggi buoni ma definiti in maniera spesso superficiale.

Claudio Rugiero

PRO CONTRO
  • Costumi da Oscar.
  • Una Kate Winslet sempre impeccabile.

 

  • I personaggi ci sono, ma il trattamento di questi stessi non convince affatto: risultato tutti piuttosto incoerenti.
  • Alcune dinamiche sembrano troppo superficiali e danneggiano parecchio il film.
  • Il film va avanti quando, in realtà, sembra finito già da tempo.
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