TFF33: The Lady in the Van

Alan Bennett (Alex Jennings), ironico commediografo, si trasferisce nel quartiere di Camden Town, una zona residenziale londinese elegante e in crescita.

Ma il nostro protagonista non è il solo ad apprezzare la location. Presto la sua strada diventa anche la “residenza” di Miss Sheperd (Maggie Smith) una senza tetto acida e scorbutica che non si muove senza il suo amato furgoncino, che sembra accompagnarla da tutta la vita.

Ben presto fra questi improbabili vicini si instaura una qual sorta di legame anche perché Alan sembra il solo ad avere una specie di attenzione per l’anziana e ingombrante donna.

Un giorno, però, a Miss Sheperd viene consegnata un’ingiunzione che le vieta di parcheggiare in strada: sarà allora che Alan si propone di ospitarla nel suo vialetto d’ingresso per un paio di mesi, giusto il tempo perché l’anziana donna possa trovare una sistemazione migliore.

Quel paio di mesi si trasforma in 15 anni.

Quindici anni di odori nauseabondi che giungono fino nella casa del povero scrittore, 15 anni di manie e paranoie della scomoda coinquilina, 15 anni di misteri da scoprire.

Sì perché Miss Sheperd è un essere umano scomodo, irascibile e dall’odore nauseabondo ma che porta dentro di sé un passato importante, impossibile da tenere celato per sempre.

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Tra i suoi discorsi sconnessi si può intuire una vita travagliata, suora, autista di ambulanze durante la guerra, il suo amore/odio per la musica, gli studi in Francia, la sua cultura ma anche un terribile segreto che ancora la terrorizza e per il quale sembra in una sorta di penitenza continua. Capiamo che dietro quegli stracci si nasconde un mondo che merita di essere esplorato e come noi spettatori lo capisce anche Alan che, volente o nolente, si fa attrarre dalle singolarità della sua vicina tanto da spingersi a indagare, timidamente, su di lei, e a stringere con Miss Sheperd un legame che giorno dopo giorno, anno dopo anno, diventa sempre più forte, fino a trasformarsi in qualcosa di indissolubile.

Già questo basterebbe a portare questa storia oltre la soglia dello straordinario ma Alan Bennett non si ferma qui. Nella pellicola, infatti, non vediamo una ma bensì due sue rappresentazioni: l’Alan che scrive, cinico e distaccato, e l’Alan che vive, un po’ ingenuo e timido. I due dialogano costantemente o meglio discutono senza sosta su tutto ciò che accade al protagonista e che viene prontamente annotato dallo scrittore.

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Una narrazione che si ripiega su sé stessa fino a guardarsi allo specchio, narrazione e meta narrazione che si fondono creando qualcosa di assolutamente inimitabile, Alan Bennett (quello vero) che arriva ad immaginare due alter ego per sé stesso per poter meglio esplorare quel processo così indefinibile che è la creazione creativa e allo stesso tempo per analizzare ancora più a fondo sé stesso e quella che è stata la sua vita, avendo due paia di occhi a disposizione.

Ma anche questo non basta per comprendere la grandezza bennettiana di questo film. Tutta la pellicola è costellata, grazie a grandi e piccole performance, di tutti quegli attori che hanno fatto parte del grande universo teatrale e non solo di Alan Bennett; oltre alla superlativa Maggie Smith, che riesce a dare a questa senzatetto una dignità ingombrante e amabile, possiamo infatti individuare Frances de la Tour, Jim Broadbent, Roger Allam, i suoi History Boys al completo, e ogni apparizione porta con sé emozioni e ricordi che gli amanti dell’opera di Bennett non potranno non apprezzare. Una sorta di lungo auto omaggio fatto con tale delicatezza da non risultare mai autoreferenziale o presuntuoso. Una grande rimpatriata fra amici di vecchia data al quale lo spettatore è invitato ad unirsi con gioia e malinconia.

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Tutto questo condito con l’ironia, l’irriverenza e la comicità che denota tutta l’opera del commediografo inglese e che porta lo spettatore a ridere di gusto, a godersi fino in fondo questa storia amara e tenera insieme che diverte, rattrista e lascia sul finale una dolce sensazione di benessere che persiste per giorni.

Michela Marocco

PRO CONTRO
  • Storia innovativa raccontata in modo non convenzionale.
  • Un cast straordinario che regala performance indimenticabili.
  • Lo humor inglese, che più ce n’è meglio è.
  • Per una piena immersione nella visione bisogna essere un po’ conoscitori dell’opera di Alan Bennett.
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