TFF35. Beast, la recensione

Primo lungometraggio dell’inglese Michael Pearce, Beast è di certo un film che non lascia indifferenti, merito principalmente di una storia fuori dagli schemi di racconto a cui normalmente siamo abituati.

Lo scenario è quello di un’isola imprecisata dove un paesaggio campestre ospita una piccola comunità repressa e opprimente.

Tutto comincia il giorno del compleanno della giovane Moll, una guida turistica soffocata dal peso delle responsabilità familiari con cui la madre ogni giorno la sovraccarica. Approfittando di una distrazione degli invitati, Moll si allontana dalla grigliata di famiglia imbattendosi in Pascal, un tuttofare dallo spirito libero da cui è subito attratta.

Il giovane non piace però alla perbenista famiglia di Moll, anche a causa di precedenti guai con la legge, e l’intera comunità cerca di mettere in guardia la giovane protagonista. La passione tra i due amanti darà a Moll la forza di ribellarsi e di scappare via con Pascal. Quando però un pericoloso assassino comincia a mietere vittime nella piccola isola, Pascal è il principale sospettato. Pur apparentemente sicura dell’innocenza dell’amante, Moll inizia ad avere incubi che le innesteranno un dubbio inespresso che la porterà a sospettare di chiunque le stia intorno, perfino di sé stessa.

Racconto atemporale, sospeso tra la fiaba e il psyco-thriller (quasi sulla scia del ben più interessante The Witch), Beast porta sul grande schermo uno studio antropologico sulla natura umana. Ma il regista sembra soffermarsi sulla conformista repressione del nostro lato animalesco, dettata dal vivere civile ma spesso a danno della persona fisica e del suo apparato psichico.

Beast è un costume da Arlecchino in cui diversi i pezzi di stoffa sono stralci di altri film di generi eterogenei che vengono assemblati in un’opera unica e difficile da definire. Ma l’abilità del regista emerge soprattutto nel modo in cui gioca con le attese dello spettatore fino ad un finale traumatizzante. Tuttavia questa ossessiva ricerca del colpo di scena a tutti i costi non sempre convince finendo col dare al film una nota talvolta stridente.

Claudio Rugiero

PRO CONTRO
  • Un racconto sorprendente e disturbante con un climax ad altissimo respiro.
  • Un personaggio principale assolutamente enigmatico che il regista non cessa di indagare.
  • C’è una dettagliata caratterizzazione psicologica dei vari personaggi, non solo quello di Molly, e delle dinamiche che si instaurano.
  • L’ossessiva ricerca del colpo di scena a tutti i costi.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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TFF35. Beast, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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