The Dressmaker, la recensione

Non lasciatevi trarre in inganno dalla rossovestita femme-fatale sulla locandina o dall’improponibile sottotitolo italiano ‘Il Diavolo è tornato’, che fa il verso al cult del 2006 Il Diavolo Veste Prada.
The Dressmaker, imprevedibile commedia nera diretta da Jocelyn Moorhouse e tratta dal romanzo omonimo di Rosalie Ham, è tutto fuorché un prodotto canonico o banale. Inoltre, col film di David Frankel, condivide soltanto la passione per la moda e una protagonista in stato di grazia. In questo caso, il Premio Oscar Kate Winslet.

Siamo negli anni Cinquanta e Tilly Dunnage (Winslet) fa ritorno, dopo vent’anni, nel suo paesino natale, a sud est dell’Australia. Ad attenderla, la burbera madre invalida (Judy Davis) e l’ottusità dei suoi compaesani. Tilly è diventata una stilista raffinata e di eccezionale talento ma custodisce un oscuro segreto, le cui radici affondano in un passato dai contorni sbiaditi e dolorosi. Malgrado la donna decida di condividere la propria arte e il suo gusto per la moda con le donne del paese, queste ultime esitano a mostrare la stessa generosità nell’aiutarla a rimettere insieme i tasselli di un confuso trauma. Che sia allora la vendetta – unico linguaggio efficacemente comprensibile dagli abitanti di Dungatar – la via per risalire a quella verità che renderà Tilly finalmente libera.

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Il pubblico può aspettarsi molto da The Dressmaker, e su più livelli. All’intreccio apparentemente già sentito, infatti, si sposano una serie di valori aggiunti che renderanno la visione coinvolgente e accattivante. In primis, la carrellata di ritratti umani. La coppia Winslet-Davis fa scintille. Le due titane del grande schermo si contendono l’attenzione e le simpatie del pubblico a colpi di dialoghi graffianti e momenti più intensi e, scontro dopo scontro, si fondono con armonioso vigore raccontando un rapporto madre-figlia travagliato, passionale e autentico.

Necessario spezzare una lancia in favore di un meraviglioso Hugo Weaving. Il cattivissimo Agente Smith di Matrix veste – e traveste – i panni del Sergente Farrat, integerrimo paladino della legge con un debole per gli indumenti femminili. Weaving riesce a conferire le doverose sfaccettature a un personaggio complesso e potenzialmente sopra le righe, padroneggiando tanto il registro comico che quello drammatico.
Per quanto riguarda i comprimari, sebbene essi siano molti, il film ha il pregio di regalare anche a personaggi minori un background e delle motivazioni, sebbene non sempre essi rifuggano la bidimensionalità o lo stereotipo.

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Miglior attore protagonista, naturalmente, è lo stile. La creatività di Tilly gioca un ruolo fondamentale nell’economia del racconto, e questo si ripercuote diffusamente sull’impatto visivo. Le favolose creazioni sartoriali che la donna tesse per sé o per le sue clienti sono una gioia per gli occhi, oltre che una lezione di classe. Queste, sublimate dal proprio farsi pioniere dapprima di solidarietà ma, improvvisamente, di riscatto, sono al centro di ogni sequenza clou.
Avreste mai pensato che ago e filo potessero trasformarsi in vere e proprie armi per mettere in scena sotterfugi e conquistare la propria identità?

The Dressmaker, forte di una sceneggiatura brillante e ricca di incisivi colpi di scena, diverte molto grazie a uno humour nero che non ha paura di sfociare nel grottesco. Tuttavia, non si limita a intrattenere. E’ anche un impietoso apologo contro la superstizione e il pregiudizio; una parabola sull’importanza del perdono e sul coraggio di essere se stessi. Tematiche serie e importanti che, condite da quel pizzico di ‘cattiveria’ e di politicamente scorretto, rendono il risultato gustoso e memorabile.

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Piacevolmente spiritoso, ma non leggero; accurato nella narrazione e incantevole da guardare (a proposito di bel vedere, nel cast c’è anche il fratellino di Thor, Liam Hemsworth)… cosa manca?
Nulla! Anzi, avremmo apprezzato uno snellimento nell’epilogo, che tende ad andare per le lunghe.
Che siate uomini o donne (o comunque vi sentiate nell’animo), lasciatevi conquistare e stupire da questa elegante commedia in cui l’abito… fa il monaco!
The Dressmaker è in sala dal 28 aprile con Eagle Pictures.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Winslet e Davis sono divine.
  • La sceneggiatura ha ritmo, consistenza e sa sorprendere.
  • I costumi sono un incanto tutto da guardare.
  • Adatto a tutti, ma prevalentemente ‘al femminile’.
  • L’epilogo tirato un po’ per le lunghe.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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The Dressmaker, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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