The Equalizer – Il Vendicatore: Denzel Washington e il regista Antoine Fuqua presentano il film a Roma [FOTO e VIDEO]
Conciso e sornione il primo; cordiale ed elegante l’altro. Uno, quello in t-shirt e jeans, si è aggiudicato due Premi Oscar; l’altro, in giacca e camicia, è un narratore di storie di coraggio e denuncia. Parliamo di Denzel Washington e Antoine Fuqua, giunti a Roma, tra l’entusiasmo e la curiosità della stampa, per presentare il film d’azione The Equalizer – Il Vendicatore. Fuqua, già firma di Training Day e Attacco al Potere torna a dirigere il mitico Denzel alle prese, stavolta, con una intensa e movimentata vicenda di rivalsa della giustizia nei confronti delle istituzioni corrotte. In calce, sono disponibili il video e le immagini della conferenza stampa.
Il primo che incontriamo, nella bella Sala Torlonia dell’Hotel de Russie, è proprio Denzel Washington che, tra una risata e qualche azzardo di italiano, ha raccontato, in maniera ammiccante e lapidaria al tempo stesso, la sua esperienza sul set, ma non solo.
“Tony Scott, Spike Lee, Jonathan Demme e ovviamente Antoine [Fuqua, ndr]… Sono dei bravissimi cineasti e mi piace lavorarci. Mi sento perfettamente a mio agio con loro, quindi il beneficio è reciproco. Tony, in particolare era un buon amico e un grande regista. Adoravo lavorare con lui e mi manca molto. Il tempo trascorso insieme è stato prezioso, era uno spirito altruista e ciò che gli è successo è davvero tragico”.
Il personaggio che Denzel interpreta in The Equalizer è un tipo schivo e riservato, ma anche un’implacabile macchina di morte che non sopporta le ingiustizie. A tal proposito, poiché si tratta di un ruolo estremamente impegnativo a livello fisico, gli viene chiesto se, da spettatore, apprezzi film di questo genere: “In realtà non guardo molti film. In TV prefrisco seguire lo sport: football, baseball pallacanestro, Formula 1. Per quanto riguarda il mio personaggio, naturalmente si tratta solo di un film. Non credo che l’uomo, nella vita reale, dovrebbe praticare la vendetta, bensì tendere la mano verso il prossimo per aiutarlo. Allora non esisterebbe più vendetta”.
“Come attore, tengo molto a fare un buon lavoro e dare il massimo. Il cinema è intrattenimento e io prendo seriamente il mio lavoro (al contrario, non prendo seriamente me stesso). Voglio che il pubblico dimentichi i propri problemi per un paio d’ore offrendo loro un bello spettacolo. So quanto è difficile per le persone guadagnare soldi e, se devono spenderli al cinema, cerco di far sì che ne valga la pena. Mi piace interpretare il cattivo, come in Training day. Il cattivo si diverte di più, fa e dice ciò che vuole. Training Day, inizialmente, doveva avere un epilogo differente, in cui Alonzo non moriva. Ma se dovevo giustificare il fatto che lui vivesse nel modo peggiore, era allora necessario anche che morisse nel modo peggiore. Il prezzo del peccato è la morte”.
A proposito di un eventuale sequel o franchise per The Equalizer, Denzel ha dichiarato: “È il pubblico a decidere se i film avranno un futuro, non le major o gli studios. A quel punto, la decisione sta a me. Ma per convincermi deve esserci una buona sceneggiatura alla base. È la cosa più importante. Ho rifiutato delle ottime sceneggiature, in passato, e oggi me ne pento. In Seven, di David Fincher, mi avevano proposto il ruolo che poi è andato Brad Pitt… ora mi proporrebbero la parte di Morgan Freeman! Ho detto no anche a Michael Clayton; George Clooney ha avuto la parte con tanto di nomination all’Oscar. Non ero convinto della regia nelle mani di un esordiente, Tony Gilroy, che invece ha fatto un ottimo lavoro”.
Il regista Antoine Fuqua ci raggiunge un attimo dopo il saluto di Washington e ci racconta: “È stato proprio Denzel a parlarmi per primo del film. Lui si era già fatto un’idea del personaggio dalla sceneggiatura, ma ne abbiamo parlato a lungo e lui ha aggiunto una serie di sfumature, come il disturbo ossessivo compulsivo, le camicie abbondanti o il modo in cui mette la bustina di the nella tazza. Mi piace molto discutere con gli attori, sviluppare idee e fare ricerca sui personaggi, ma mi piace anche divertirmi e lasciarmi sorprendere da loro. Mi piace che abbiano libertà di creare e rendere propri i personaggi, che sia attraverso un tic, una mania, qualcosa che indossano…”
Nel film compaiono molti personaggi negativi, per lo più corrotti. Ripensando anche alle dinamiche di Training Day, viene da chiedersi che rapporto intrattenga Fuqua con le istituzioni: “Non le amo. Mi piacciono i poliziotti che fanno il loro mestiere, non coloro che abusano del potere o della divisa. Sono per i poliziotti che stanno a contatto con le persone e girano per strada; hanno giurato di servire e proteggere la gente, ma spesso fanno l’esatto contrario. Quando posso metto questo in luce, ma il mio è un rapporto di odio/amore. La mafia russa era in sceneggiatura, così come la città di Boston, altro personaggio importante. È la città degli operai, e cela tanti segreti. Ad esempio, mentre giravamo, era in corso il processo a un rappresentante della mafia irlandese. L’autista che ogni giorno mi portava sul set, era un amico dell’imputato. Ogni tanto si fermava a scherzare con un uomo… In seguito ho scoperto che costui era a sua volta implicato e, dopo una settimana, l’hanno fatto fuori! Questa è Boston!”
“Ad influenzare il mio lavoro, sono grandi maestri come Sergio leone, Scorsese, Lumet, Coppola. Guardo tantissimi film, anche i vecchi classici, come Scarface o Nemico Pubblico. Se potessi scegliere, con carta bianca totale, di girare un remake, non so per quale opterei. Adoro Fellini: i suoi film parlano delle persone, ma in maniera così speciale che non mi sognerei mai di riproporli e nemmeno ne sarei capace. Ancora, Nuovo Cinema Paradiso è il film della mia infanzia a Pittsburgh; lo riguardo sempre quando sono depresso, ma non lo rifarei. Mi identifico profondamente con il ragazzino protagonista; anche io, da giovane, mi rifugiavo sempre al cinema. Mi accingo, tuttavia, a realizzare il remake del western I Magnifici Sette, e ci sarà Denzel nel cast. Altri film, però, sono intoccabili e non mi sognerei mai di ri-girarli”.
Chiara Carnà
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