The Pills – Sempre meglio che lavorare, la recensione

Nascono professionalmente nel 2011 e sfondano su Youtube grazie a due stagioni di una webserie che diventa immediatamente virale. Segue un programma su Deejay Tv, qualche sporadica collaborazione tra cinema (Smetto quando voglio) e Tv (Zio Gianni), fino a un programma tutto loro su Italia 1. Parlo di The Pills, il terzetto di trentenni romani formato da Luca Vecchi, Luigi di Capua e Matteo Corradini, che in breve tempo sono diventati delle vere celebrità tra i giovani e oggi esordiscono al cinema con The Pills – Sempre meglio che lavorare.

Con una comicità acida e specificamente romana, i The Pills sono tra i pochi youtubers ad avercela davvero fatta: un settore, il loro, che nell’arco di un quinquennio ha trovato saturazione fino all’inevitabile implosione del fenomeno. Come in precedenza è accaduto con molti comici televisivi che sono approdati al cinema, anche questa generazione 2.0 compie un passaggio che – in teoria – dovrebbe accontentare un po’ tutti: chi i loro sketch li conosce già a memoria e va al cinema per guardare The Pills, chi non sa neanche chi sono i The Pills e in sala ci va per godersi un buon film.

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Sempre meglio che lavorare è un compromesso riuscito a metà, perché se l’impegno del terzetto, coinvolto anche in scrittura e con Luca Vecchi alla regia, è molto evidente, è altrettanto palese che il film dei The Pills è quasi esclusivamente fan-oriented. Ma c’è di più! Perché, così come accade nella webserie, il linguaggio verbale, le battute, i riferimenti geografici, sono a uso e consumo dei ragazzi romani, spesso di uno specifico quartiere! E ve lo dice chi a Roma ci vive da sempre.

Se questa estrema geolocalizzazione non è stata un limite per il successo su internet, potrebbe anche non esserlo per quello cinematografico, anche se si fatica davvero a credere che un trentenne del Veneto o di Palermo possa cogliere a pieno gli innumerevoli riferimenti alla cultura romana di quartiere. Ma tant’è, forse la forza dei The Pills va oltre i confini geografici. Forse…

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Nel film si racconta la quotidianità di tre trentenni che perdono tempo tutto il giorno dietro alle ragazze, all’alcool e alle droghe, finché un giorno vengono messi davanti alla realtà e si vedono costretti a cambiare vita. Matteo viene chiamato dalla madre perché suo padre, idraulico da una vita, ha deciso di abbandonare tutto e tutti e fare un viaggio a Berlino, come si faceva quando lui aveva vent’anni. Luca conosce una ragazza che lo introduce al mondo del lavoro e Luigi si ritrova da solo a portare avanti la sua battaglia contro la crescita mentale del gruppo.

Sempre meglio che lavorare affronta, dunque, tematiche sempre verdi come il rimpianto della gioventù e la difficoltà pratica per le nuove generazioni di crescere e lo unisce a tematiche più prettamente attuali come la ricerca del lavoro o, ancor meglio, la difficoltà di accettare l’idea che bisogna cercar lavoro. Il linguaggio è quello tipico degli sketch dei The Pills, trivialissimo, ricco di neologismi e dialettismi, comicità a tratti surreale e citazioni cinematografiche a raffica di film mainsteam degli anni ’90 e 2000, ovvero da Le Iene a Batman Begins, passando per L’attimo fuggente e Fight Club.

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Un paio di idee sono realmente vincenti, in particolare la scelta di mostrare i protagonisti da bambini già avvezzi a parlare e comportarsi come adulti (con tanto di barbe finte) e la confraternita dei Bàngla, che diventa una vera ossessione per uno dei protagonisti.

Per il resto c’è un film esilissimo, fondato tutto sull’accumulo di situazioni che tentano di incastrare in una trama articolata i siparietti della webserie. Fiacco nel ritmo, con la durata percepita ben maggiore di quella effettiva e con una regia che si adagia su espedienti come il bianco e nero alternato al colore per sottolineare la grigia (ma ambita) routine dei tre protagonisti.

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Nel cast si segnala il cameo di Francesca Reggiani nel ruolo della madre di Matteo e soprattutto di Giancarlo Esposito, noto per aver interpretato Gus Frink nella serie tv cult Breaking Bad.

Insomma, i fan dei The Pills avranno di che gioire, tutti gli altri probabilmente rimarranno indifferenti. Di certo Sempre meglio che lavorare è un esordio ben più contenuto del riuscitissimo Italiano medio, altro recente esordio nato dal successo di una star del web come Maccio Capatonda.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Alcune idee sono certamente carine e originali.
  • Ritmo fiacco.
  • Porta al cinema molta roba già vista nella webserie.
  • Eccessivamente romanocentrico.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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