Trolls, la recensione

Nel luogo più remoto di una fitta boscaglia vivono i Trolls, le creature più felici del mondo, che sotto lo guida del re Peppy e di sua figlia Poppy, ogni giorno, celebrano la loro gioiosa esistenza attraverso abbracci, canti e coloratissimi balli. La spensieratezza e l’armonia dei Trolls è minacciata solo dal popolo dei Berger, orride creature incapaci di essere felici e con la missione primaria di cacciare e mangiare i Trolls, unico modo per provare l’ebbrezza della felicità.

Una sera, durante una gigantesca festa organizzata da Poppy, il popolo dei Trolls viene individuato dalla perfida chef dei Berger che subito ne cattura alcuni per portarli in dono a Gristle, giovane re dei Berger, e cucinarli in occasione del tanto atteso Trolstizio. Dal momento che il motto dei Trolls è che nessuno di loro può essere lasciato indietro, la coraggiosa Poppy decide di avventurarsi nel triste regno dei Berger per salvare i suoi amici rapiti, ma per fare ciò è costretta a chiedere l’aiuto di Branch, l’unico Troll privo di colori vivaci e contrario alla filosofia della felicità.

Sarà per pura coincidenza o per un sano spirito antagonistico, ma quest’anno le tre grandi major specializzate nella produzione di film d’animazione hanno deciso di confrontarsi su un tema ed una struttura comune: la missione di salvataggio. La Disney, sempre più votata a film d’animazione per adulti, ci ha stupiti con il bellissimo Alla ricerca di Dory, la Universal con Illumination Entertainment ci ha offerto il divertente Pets – Vita da animali e adesso arriva Trolls, l’ultimo psichedelico lavoro a marchio Dreamworks Animation.

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In questi ultimi anni, la Dreamworks ha definito una personalità produttiva ben precisa per ciò che concerne l’animazione optando per la saggia scelta di compensare le produzioni disneyane rinunciando alla diretta e impensabile competizione. Ecco dunque che i nuovi prodotti a marchio Dreamworks si sono purificati da quello smaccato infantilismo che permeava le prime produzioni e hanno allargato il loro target di riferimento, pur conservando un occhio di riguardo agli spettatori più giovani.

Non si sottrae a questa politica il bizzarro Trolls, che avanza la curiosa scelta di portare sul grande schermo i personaggi creati nel 1959 dal pescatore danese Thomas Dan e che divennero un vero e proprio fenomeno di costume tra gli anni ’70 e gli anni ’90. Parliamo delle “troll dolls”, simpatiche bamboline alte pochi centimetri e contraddistinte da una folta chioma colorata di capelli protesi verso l’alto. Le troll dolls ottennero inaspettatamente così tanto successo ed impiego sul mercato ludico che dagli anni sessanta ad oggi quasi tutti ne hanno posseduta almeno una nella propria collezione di giocattoli.

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Dietro una grafica coloratissima che ci catapulta in un regno fantasioso in cui tutto, ma proprio tutto, sembra realizzato con la lana cotta, Trolls è un film d’animazione che potrebbe trarre in inganno molto facilmente. Colori sgargianti, sorrisi e abbracci, alberi e fiori che cantano canzoncine pop. Potrebbe sembrare la nuova frontiera dei Teletubbies e invece non è così. Bastano pochissimi minuti dall’inizio per capire che con Trolls si ha a che fare con un prodotto assolutamente delirante, tanto semplice e derivativo nella narrazione quanto sofisticato e sperimentale nella realizzazione e nel linguaggio.

Se ci si sofferma alla sola storia non si può certo dire che il film brilli in originalità, viste le molte affinità con altri prodotti che vanno da I Puffi (possiamo fare l’affronto algebrico e dire che i Berger stanno ai Trolls così come Gargamella stava ai Puffi) al più recente Boxtrolls – Le scatole magiche, passando per una divertente parodia di Cenerentola. Eppure il nuovo film della Dreamworks Animation riesce a stupire come pochi, lasciando il piacevole effetto d’aver assistito ad uno spettacolo senza precedenti e che sembra sia stato pensato, realizzato e successivamente visionato sotto l’effetto di una pasticca di LSD.

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In prima istanza, a differenziare il film dalla massa ci pensa la piacevole grafica ipercolorata unita ad un intelligente utilizzo dell’elemento musicale. Tante le canzoni inserite durante il film, da brani originali composti appositamente da Justin Timberlake (anche produttore e doppiatore originale), Gwen Stefani e Ariana Grande, alle riproposte di celebri hit del passato come The Sound of Silence di Simon & Garfunkel o Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler, magnificamente integrate nel film come autentici elementi narrativi.

Ma ciò che conferisce davvero bontà a Trolls è l’utilizzo di una comicità surreale, a tratti no sense, per nulla scontata e che raggiunge il suo picco nel folle sketch in cui i due eroi protagonisti, Poppy e Branch, si imbattono nell’assurdo ragazzo nuvola.

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Insomma, quello che prima della visione poteva sembrare un cartoon ingenuo e dagli spiccati tratti infantili si rivela un film intelligente, poco convenzionale e indubbiamente ricercato nella forma e nel linguaggio.

Thomas Dan sarebbe stato felice: i suoi Trolls hanno lasciato il segno ancora una volta.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
  • La grafica coloratissima e accattivante a base di lana cotta.
  • Una bella colonna sonora sapientemente utilizzata.
  • Umorismo surreale di alta qualità.
  • Il ragazzo nuvola.
  • Narrativamente parlando, il film offre pochissimi spunti originali.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Trolls, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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