TSplusF20. Alone, la recensione

In seguito al repentino diffondersi di un misterioso virus che trasforma in esseri iperviolenti coloro che lo contraggono, il mondo sprofonda nel caos. I pochi sopravvissuti sono costretti a barricarsi in casa e sperare di non venire a contatto con nessun infetto, così accade al giovane surfista Aidan che dall’oggi al domani vede la sua vita sgretolarsi. Lontano dai suoi affetti, che non sa neanche in che condizioni di salute sono, privato della corrente elettrica e in poco tempo anche in scarsezza di viveri, il ragazzo comincia a pensare di farla finita, finché una cosa lo fa desistere dal suicidio: si accorge che nella palazzina di fronte c’è una ragazza ancora viva!

Se leggendo la sinossi di Alone avete uno strano déjà-vu, la memoria non vi sta assolutamente giocando brutti scherzi: è la medesima trama del recente film sudcoreano #Alive, che è approdato in esclusiva su Netflix a settembre. Ma attenzione, non si tratta di un remake-lampo a stelle e strisce, come è accaduto spesso con i successi dall’Estremo Oriente, ma il tassello di una strategia ben precisa che implica l’adattamento a diverse realtà produttive internazionali del soggetto/format di Matt Naylor, che ha scritto la sceneggiatura sia di #Alive che di Alone adattando il suo webtoon del 2014 Dead Days. Ovviamente ci sono piccole variazioni utili a contestualizzare culturalmente i due prodotti e variazioni nell’incipit e nell’epilogo, ma fondamentalmente si tratta dello stesso film.

Alone

Il problema è che la versione americana è estremamente più fiacca e risaputa di quella sudcoreana e non lo diciamo solo perché abbiamo visto prima #Alive! Il film diretto dall’ex stuntman Johnny Martin (suoi anche Vendetta: una storia d’amore con Nicolas Cage e Hangman – Il gioco dell’impiccato con Al Pacino) si inserisce nel filone dei “virus e contagi” di estrazione zombesca con molta più fedeltà del film di Cho Il-yung, con il risultato che finisce per somigliare a una dozzina di altri film usciti negli ultimi dieci anni.

Alone inizia proprio dal momento di peggior crisi per il protagonista, che si trasforma in speranza con la scoperta di un secondo sopravvissuto. Poi la storia si riavvolge e partiamo dal giorno 1 di lockdown, procedendo con ordine nella scoperta degli effetti della pandemia e nei tentativi di Aidan nel rimanere lucido. La prima cosa che notiamo confrontando i protagonisti dei due film è che Aidan è uno sportivo (fa surf), sciupafemmine (lo troviamo a letto con una bella ragazza, che va via da casa sua la mattina quando lui sta ancora dormendo) e social influencer, tanto da tenere un videoblog in cui poi documenta i primi giorni della sua reclusione.

Alone

Questa netta caratterizzazione non ci fa stare Aidan troppo simpatico e riuscire a empatizzare con lui è più difficoltoso in confronto al nerd appassionato di tecnologia del film coreano. La tecnologia stessa, in questo caso, è poco centrale e presto accantonata quando la città va in blackout. Anche Eva, la ragazza che vive nel palazzo di fronte, è molto differente dalla controparte asiatica, meno presente nell’azione, meno caratterizzata e più vicina alla figura della “principessa in pericolo” invece che sopravvissuta forte e determinata. Variazioni probabilmente dettate da una differente sensibilità culturale che, al giorno d’oggi, appaiono però come francamente impopolari.

Alone

Gli assi nella manica di Alone, invece, sono soprattutto nel frangente “infetti”, molto differenti dai canonici zombi – lenti o veloci che siano, anche se qui sono velocissimi e furiosi – perché hanno la caratteristica di avere sprazzi di coscienza e non essere solamente mossi da istinto, inoltre sono intrappolati in una sorta di loop che li costringe a ripetere gesti e pronunciare frasi che li hanno caratterizzati negli ultimi istanti di “vita”. Dunque, una variante tristemente intelligente del canonico infetto da film horror.

Eppure, i mostri sono poco presenti in Alone e si respira solo in un paio di momenti il vero senso del pericolo che invece sarebbe stato giusto assaporare costantemente lungo la durata del film.

Cast, ovviamente, ridotto all’osso con Tyler Posey di Teen Wolf e Obbligo o verità nel ruolo del protagonista e la poco espressiva Summer Spiro nel ruolo di Eva. Piccola – ma significativa – partecipazione per Donald Sutherland in un ruolo che chi ha visto #Alive sgamerà subito.

Alone

Alone è stato presentato in anteprima italiana al Trieste Science + Fiction Festival 2020 ed è approdato in VOD negli Stati Uniti nel mese di ottobre, saltando la sala proprio a causa di una situazione da semi-lockdown come quella mostrata nel film.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una caratterizzazione diversa dal solito per gli infetti.
  • Poco avvincente e simile a tanti altri film.
  • Il cast – ad eccezione di Sutherland – non è un granché.
  • Se confrontato al contemporaneo #Alive appaiono immediatamente tutti i limiti di Alone.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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