Un fidanzato per mia moglie, la recensione
Simone è sposato con Camilla. I due trascorrono la loro vita a Milano e mentre lui lavora in una piccola concessionaria di auto gestita dal suo migliore amico, lei non riesce a trovare un impiego lavorativo che possa colmare le sue giornate tutte apparentemente uguali e vuote. Dopo due anni di convivenza, la vita matrimoniale di Simone e Camilla entra in crisi, soprattutto a causa del carattere difficile della donna. Simone, che non riesce mai a trovare il coraggio per dire alla moglie che vuole la separazione, decide di seguire il consiglio dell’amico Carlo: contattare il Falco, un infallibile playboy un po’ avanti con gli anni, con lo scopo di far sedurre Camilla, indurla al tradimento e rendere a Simone il gioco più facile.
Lo sanno anche i sassi. Se c’è un genere cinematografico in cui noi italiani non siamo mai stati secondi a nessuno questo è sicuramente la commedia. Il nostro modo di far comicità, il più delle volte ironizzando con fare intelligente e pungente su situazioni amare e delicate, si è fin da sempre contraddistinto per linguaggio ed inventiva così che, in tempi passati, la commedia all’italiana è riuscita persino a fare scuola. Oggi ce lo siamo dimenticati, evidentemente, e con sempre maggiore frequenza tendiamo a “comprare” idee dall’estero da poter riadattare sui nostri schermi. Il Benvenuti al sud di Miniero ha sdoganato ufficialmente questa moda, poi è seguito il Fuga di cervelli di Ruffini e adesso arriva Un fidanzato per mia moglie, ossia il remake di una commedia argentina del 2008, intitolata Un novio para mi mujer, incentrata sulla temutissima crisi di coppia e sull’idea paradossale che il matrimonio sia la principale causa di divorzio.
Di storie riguardanti coppie sul punto di scoppiare, al cinema ne abbiamo viste in abbondanza e il tema è stato sicuramente trattato in ogni maniera possibile e immaginabile. Difficile aspettarsi qualche cosa di veramente innovativo e geniale. Il risultato, infatti, è più che mai prevedibile e trovare una vera ragion d’essere a questo remake appare piuttosto difficile. Privo di una vera personalità già nell’incipit di partenza, il film appare piuttosto debole anche nella narrazione a causa della scelta, poco felice, di volersi prendere esageratamente sul serio. Diretto dal giovane Davide Marengo, che qualche anno fa si era fatto notare per l’action con Mastandrea Notturno Bus, il film non si preoccupa minimamente di andare alla ricerca di situazioni e soluzioni ironiche e brillanti poiché preferisce mantenere i passi della commedia sobria e con morale. Non necessariamente un male, qualora il film fosse stato all’altezza di trovare una sua dimensione e soprattutto un carattere ben definito. L’opera di Marengo finisce per rimanere inesplosa, una commedia che non vuole far ridere ma che non riesce nemmeno a far sorridere, un film senza personalità destinato ad essere dimenticato con fin troppa celerità.
Anche l’idea di voler affidare i ruoli chiave a due volti noti come quello di Paolo Kessisoglu e Luca Bizzarri non funziona come dovrebbe. Non è la prima volta che le due ex Iene approdano sul grande schermo, si sa, così come non è la prima volta che i due dimostrano di non funzionare al cinema. Kessisoglu, a conti fatti, se la cava anche piuttosto bene a reggere il ruolo del protagonista nelle vesti di un personaggio “realistico” non ancorato in nessun modo alla sfera comica. Bizzarri, invece, che stando al titolo del film ci si aspetterebbe di trovare come co-protagonista, viene confinato in un ruolo del tutto marginale e che male gli si cuce addosso. Ma se il duo non è stato gestito nel migliore dei modi, con tanto di Luca Bizzarri fuori parte, ciò che realmente stupisce è ritrovare Geppi Cucciari in ruolo totalmente distante dalle sue corde, ossia nei panni della “strafiga” di turno destinata a far cadere tutti gli uomini ai suoi piedi.
Nonostante la poca personalità e le scelte di casting abbastanza discutibili, possiamo indubbiamente affermare che le commedie brutte sono ben altre. Il film di Marengo, in fin dei conti, si lascia seguire senza mai annoiare o irritare. Ciò che ci lascia perplessi, a proposito di Un fidanzato per mia moglie, non è la qualità quanto la sua utilità.
Giuliano Giacomelli
Pro | Contro |
|
|
Lascia un commento