Un piccolo favore, la recensione

A inizio maggio di quest’anno si è creato un piccolo caso mediatico attorno alla figura dell’attrice Blake Lively: improvvisamente il suo profilo instagram è scomparso, dopo che è stato postato un foglio bianco con il gioco dell’impiccato, la cui soluzione era la frase “What Happened to Emily?”. Si è scatenato il panico tra gli oltre 20 milioni di followers e tra le ipotesi più accreditate dell’uscita dell’ex Gossip Girl dal social più trend del momento c’erano la rottura con suo marito Ryan Reynolds e l’hackeraggio del suo profilo.

La verità era ben diversa. Si trattava di un’arguta strategia commerciale per pubblicizzare A Simple Favor, il film di prossima distribuzione in cui la Lively interpreta proprio una donna di nome Emily che, di punto in bianco, scompare senza lasciare traccia.

Finezze da viral marketing che ci hanno condotto al nuovo film di Paul Feig, tratto dal romanzo di Darcey Bell, Un semplice favore, in uscita in Italia il 13 dicembre distribuito da 01 Distribution.

Stephanie è una giovane donna rimasta vedova a crescere un bambino di sei anni. Stephanie è anche una celebre vlogger idolo di tante mamme, ingenua cronica e praticamente incapace di dire “no”. Quando conosce Emily, la mamma di un compagno di classe di suo figlio, ne rimane colpita. Emily è il suo esatto opposto: affascinante, spregiudicata, di successo, senza pudore e moglie di uno scrittore in crisi creativa super sexy. Stephanie ed Emily in breve tempo legano molto fino a diventare abbastanza intime, finchè un giorno Emily chiede all’amica “un piccolo favore”, andare a prendere suo figlio a scuola. Il problema è che da quel momento Emily scompare nel nulla.

Stephanie aiuta la polizia e il marito di Emily nelle indagini, si prende cura di suo figlio e lancia quotidianamente appelli su suo vlog per trovare tracce della sua amica scomparsa. Ma pian piano il mistero comincia a prendere forma e Stephanie si rende conto che non conosceva affatto Emily.

Personaggi interessanti e ben scritti, una trama avvincente, un mistero ben architettato e un tocco di commedia che aiuta a dare leggerezza a un plot molto drammatico. Una bomba, insomma! Fino a tre quarti della sua durata Un piccolo favore in effetti offre tantissimo allo spettatore, poi, improvvisamente, scopre le carte e in una mezz’ora scarsa riesce a mandare a monte le ottime cose fatte fino a quel momento.

Per non sentirvi traditi (anzi ingannati), come è successo a me, sappiate che Un piccolo favore non è un thriller come viene venduto, almeno non del tutto, ma una commedia che si pone l’obiettivo di parodizzare i meccanismi di certo cinema mistery, quello in stile Gone Girl – L’amore bugiardo, per intenderci. Da un certo punto di vista, l’idea non è affatto male, soprattutto perchè si nota una scrittura molto attenta con una particolare cura sia nella costruzione dei personaggi che nei dialoghi, con momenti divertenti ma mai comici, utili a inquadrare il personaggio di Stephanie. Le stesse protagoniste ci appaiono in splendida forma, grazie all’innata brillantezza di Anna Kendrick, sia all’incredibile fascino di Blake Lively. Poi il film è colmo di sottigliezze che sanno farsi apprezzare,  dalle sfumature erotiche alla satira verso certo berbenismo da provincia americana, passando per la citazione a I Diabolici fino alla finissima scelta di accompagnare il film solo da musiche francesi, che è una palese estensione alla citazione del film di Clouzot.

Davvero tanto di cappello a Paul Feig, che ci aveva abituato a commedie grossolane e volgari come Le amiche della sposa, Spy e il reboot di Ghostbusters. E invece, ad un certo punto, si finisce proprio in quell’imbarazzante territorio a cui Feig ha relegato il suo cinema.

Già la serie di colpi di scena, sempre più assurdi e grotteschi, che aprono il terzo atto, ci avvisano che qualcosa sta cambiando nel film, finchè non entriamo nella più plateale parodia e quanto di buono (molto buono) fatto fino quel momento va a monte. E la cosa fa rabbia in maniera anche maggiore perchè si erano costruite la basi davvero per un bel film.

Insomma, Un piccolo favore è l’esempio vivente di come si possa rovinare un’opera con delle scelte scriteriate che ne snaturano il tono proprio all’ultimo.

Provaci ancora Paul! Oppure no….

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
Due brave interpreti.

Una trama intrigante e un mistero ben architettato…

… finchè non si scoprono le carte in tavola e si capisce che si ha a che fare con una cazzata!
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