Valerian e la città dei mille pianeti, la recensione

La carriera di Luc Besson è costellata di alti e bassi, e negli ultimi 15 anni i secondi sono purtroppo superiori ai primi. Valerian e la città dei mille pianeti incarna alla perfezione l’opera omnia del suo regista, un film che mostra l’ambizione e l’incapacità di mantenere fede alle promesse, che porta in scena sequenze fantastiche mozzafiato e momenti di grande cinema ma anche incredibili tonfi nella banalità e nel già visto.

Valerian e la città dei mille pianeti arriva da un fumetto cult in Francia, Valérian e Laureline, scritto da Pierre Christin e illustrato da Jean-Claude Mézières e apparso per la prima volta nel 1967; un fumetto che l’allora piccolo Luc leggeva voracemente e ha assimilato fino a contribuire alla creazione di un immaginario ben preciso che sicuramente ha fatto si che film come Il quinto elemento vedessero la luce. Infatti, a sentire lo stesso Besson, l’intenzione di realizzare una trasposizione cinematografica di Valerian nasceva proprio all’indomani del film con Bruce Willis e Milla Jovovich, ma a causa della tecnologia non ancora così “avanti” è rimasto nel cassetto fino al 2012, quando il regista ha cominciato a lavorarci concretamente. Solo che realizzare un film “grosso” come Valerian richiedeva un budget al di fuori della portata della EuropaCorp che ha richiesto a Besson anni di lavoro e ricerca di fondi, fino alla compartecipazione di diverse realtà produttive e l’investimento di quasi 200 milioni di euro, ovvero il budget più alto mai impiegato per un film francese.

Entusiasmo e tanto impegno non sono però sinonimo di film riuscito e prendendo ispirazione dalla collana a fumetti nel suo complesso (pur titolando come il volumetto “La città dei mille pianeti”), Besson porta a casa una space opera che, in primis, ricorda troppo tanto altro cinema di genere che dagli anni ’70 ad oggi ha affollato il grande schermo. In Valerian ci sono una moltitudine di suggestioni fantascientifiche provenienti da un immaginario cine-letterario ricchissimo e si nota immediatamente che dietro questo film c’è una cultura e una passione per il genere considerevole, infatti, se scomposto in singole sequenze, Valerian funziona benissimo e va a cadere solo se gli si da, come è ovvio che sia, una visione d’insieme. La scena d’apertura che mostra gli incontri ravvicinati nei secoli tra le varie razze aliene (sulle note di Space Oddity di David Bowie) è suggestiva e giustamente pop, la sequenza sul pianeta dei Mül è visivamente stupenda, così come la lunga sequenza nel mercato di Kirian è ricca di invenzioni visive, tecniche e narrative, poi ci sono personaggi come Bubble (che quando ha le sembianze umane è Rihanna) che rimangono nel cuore e scene d’azione – come la corsa di Valerian attraverso le sezioni di Alpha – che lasciano il segno. Se Valerian, dunque, fosse stato un insieme di cortometraggi, avremmo parlato di un gioiellino della fantascienza, ma visto che è un film di 140 minuti con una storia e dei personaggi ben precisi, è doveroso sottolineare come nel suo insieme sia un film poco omogeneo e con un filo conduttore debolissimo.

Appellandosi a principi che raccontano l’amore, la difesa dell’ambiente, l’uguaglianza tra i popoli e la condanna delle guerre, Valerian e la città dei mille pianeti riesce a cadere nel luogo comune in più occasioni e si affida un finale retorico un po’ ingombrante e, soprattutto, a uno spiegone lunghissimo che non fa altro che confermare l’idea di un film che fino a quel momento non stava riuscendo a fornire una visione unitaria della sua storia.

Le creature extraterrestri che compaiono nel film sono bellissime e va lodato l’impegno dei designer nel creare una fauna aliena complessa e fantasiosa. Il cast, invece, convince a metà perché se Cara Delevingne dà un’ottima prova aderendo perfettamente al ruolo di Laureline, Dane DeHann non convince affatto sia perché non possiede le fisique du role del macho scavezzacollo, sia perché il suo personaggio ha un cambiamento caratteriale repentino che risulta poco credibile.

Nel complesso, Valerian e la città dei mille pianeti è un film importante per il valore produttivo e per l’evidente impegno di portare in scena un vero e proprio mondo fatto di suggestioni immaginifiche e creature fantastiche, allo stesso tempo, però, è un film narrativamente mal gestito e incapace di dare una visione unitaria a una vicenda eccessivamente carica di trame, eventi e personaggi.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Valerian è formato da tanti piccoli bellissimi tasselli.
  • Il look delle creature extraterrestri è davvero stupefacente.
  • Cara Delevingne se la cava molto bene.
  • Se preso nel suo complesso, Valerian è sgangherato e incapace di raccontare (bene) una storia.
  • Lo spiegone finale, terribile!
  • Dane DeHann è il classico esempio di miscasting.
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