Venezia77. Molecole, la recensione

Per ragioni di produzione e tempistiche nella selezione della Mostra del Cinema di Venezia il tema che ha condizionato e colpito profondamente le nostre vite nell’ultimo anno sarà poco presente, almeno sullo schermo. Perché tutto attorno a noi invece ci ricorda dell’epidemia e delle condizioni straordinarie che stiamo vivendo. 

Molecole, scelto per la serata di preapertura della Mostra del Cinema di Venezia, è uno dei  pochi film che tratta del coronavirus. Ma lo tratta per sbaglio, quasi di sfuggita. Come è evidente fin dall’inizio che in origine Andrea Segre aveva altre idee per questo progetto, che infatti più che raccontare la pandemia, il lockdown e tutto ciò a questo legato, cerca di raccontare un rapporto personale, quello con suo padre, e con quella città dove lui aveva vissuto e che lo ha da sempre affascinato ma che non ha mai compreso.

Il parallelismo tra la figura del padre e la città di Venezia viene narrata dallo stesso regista attraverso una voce fuori campo, mentre oscilla dal microcosmo della sua vita privata e quella di suoi conoscenti e amici che vivono a Venezia, che attraverso i loro racconti personali mostrano i cambiamenti e i problemi della città da un punto di vista macroscopico: i turisti, le grandi navi, l’acqua alta, e allo stesso tempo la bellezza e la calma di una Venezia vuota, anzi deserta, covo di fantasmi di gente improvvisamente scomparsa.

Molecole

Andrea Segre racconta il tutto in prima persona, una voce che si nota non essere quella di un doppiatore o di un attore professionista ma che data l’intimità del racconto non poteva che essere la sua, lasciando però anche il campo (come se forse non abbastanza) a conversazioni quotidiane e racconti di conoscenti che vivono nella città di Venezia, una città in cui è difficile vivere ma che allo stesso tempo esercita un fascino dal quale è impossibile sottrarsi; il tutto accompagnato dalla colonna sonora ambient del compositore italiano Teho Teardo, che tra i tanti ha lavorato anche con i registi Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino. 

A metà tra documentario su un uomo e una città, tra racconto privato e collettivo, Molecole offre diversi spunti di riflessione, dandoci al contempo delle inquadrature affascinanti e uniche della città di Venezia, anche attraverso alcune vecchie riprese in super 8 fatte in gioventù dal padre.

Il tema del coronavirus, come già accennato, è accidentale: è successo. Il regista non perde tempo a spiegarlo, a citarlo o raccontarlo esplicitamente, tutti ricordiamo cosa abbiamo provato dai primi casi del 22 Febbraio fino al lockdown dell’8 Marzo. Le parole “coronavirus”, “Covid-19”, “epidemia”, non vengono mai citate, semmai si fa riferimento a queste molecole che hanno cambiato all’improvviso la nostra vita, tornando comunque sempre al parallelo con la professione del padre che studiava fisica.

Forse a causa di questo sconvolgimento del progetto originale del regista, il film può in alcuni momenti sembrare incoerente, come se fosse partito con un’idea e finito con un’altra, ma allo stesso tempo gli dà anche la forza di chi si è trovato al posto giusto nel momento giusto e ha saputo rielaborare il proprio materiale in risposta all’attualità.

L’assenza delle folle, dei ritmi frenetici della vita quotidiana, le riprese del canale della Giudecca completamente vuoto fanno davvero impressione. Forse se il film avesse puntato di più sul tema del virus e del lockdown sarebbe potuto diventare qualcosa di simile a un documento storico, ma è evidente che l’intento del regista era un altro: Molecole è prima di tutto un racconto personale. Per il suo tempismo, per il suo raccontare la città di Venezia dal punto di vista di chi ci vive, il coronavirus e le sue conseguenze, per quanto comunque in luogo secondario rispetto al rapporto con il padre e la sua città, quella di Molecole è comunque una scelta puntuale e decisamente adeguata per inaugurare questa 77esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, che indipendentemente dai film in selezione, sarà una edizione storica e unica nel suo genere.

Molecole sarà distribuito nei cinema da ZaLab in collaborazione con Lucky Red dal 3 settembre.

Mario Monopoli

PRO CONTRO
  • Uno dei primi film in cui è presente il tema coronavirus. 
  • Inquadrature uniche di una Venezia vuota e priva di turisti.
  • Analisi approfondita e toccante del rapporto padre-figlio. 
  • Se vi aspettate un documentario classico con un focus sui problemi e le difficoltà della città di Venezia e dei suoi cittadini potreste rimanere delusi: queste tematiche ci sono ma Molecole è soprattutto una storia personale.
  • C’è la sensazione che alcune tematiche potessero essere ulteriormente approfondite e che ci sia uno squilibrio verso la narrazione introspettiva rispetto a quella del mondo esterno.
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