Venezia77. Spy no tsuma (La moglie della spia), la recensione

spy no tsuma

1940, Kobe. Satoko (Yū Aoi) e Yusaku Fukuhara (Issei Takahashi) sono una coppia felicemente sposata e molto legata per affari al modo di vivere occidentale. con il nipote Fumio i tre si divertono a produrre piccoli film da mostrare agli amici e vivono tranquilli in un Giappone che dopo la firma del patto tripartito con Italia e Germania sta diventando sempre più nazionalista e critico nei confronti dell’occidente, in particolare contro americani e inglesi.

Yusaku parte quindi per un viaggio di affari in Manciuria in cui vedrà e riprenderà i crimini di guerra di cui si è macchiato l’esercito giapponese.

Yusaku si autodefinisce infatti un cosmopolita, un cittadino del mondo, e ciò che ha fatto il Giappone fuori dalla propria isola è inaccettabile umanamente, e per questo vuole divulgare in Occidente le informazioni sui crimini a cui ha assistito e registrato.

Le immagini riprese da Yusaku hanno infatti le caratteristiche di un vero e proprio horror, e il regista Kiyoshi Kurosawa è uno che di horror un po’ ne capisce visto che grazie a questo genere deve la sua fama.

spy no tsuma

La vera protagonista del film, come suggerisce il titolo, è però la moglie di Yusaku, inizialmente ignara di tutto e inconsapevole che quella simpatia del marito per l’Inghilterra e l’America si sarebbe trasformata in un vero e proprio desiderio di sabotaggio del proprio paese, sospettando infatti inizialmente un tradimento della fedeltà coniugale da parte del marito, e non della fedeltà alla nazione. Il film ci mostra quindi la trasformazione del Giappone in uno stato nazionalista e violento contro i dissidenti al regime, argomento che magari abbiamo visto mille volte al cinema per quanto riguarda Italia e Germania, ma molte meno spesso per il Giappone. In più i protagonisti non sono un gruppo di partigiani o ribelli rivoluzionari, ma sono una semplice coppia sposata che cerca di sottrarsi all’atteggiamento violento e minaccioso del regime nei loro confronti.

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Uno dei temi più importanti del film è quindi quello della fedeltà: la fedeltà al marito da parte di Satoko nonostante la paura di un tradimento con un’altra donna, la fedeltà alla Nazione da parte di Yusaku in contrasto con quel sentimento di giustizia universale, e poi l’ambigua fedeltà di Yusaku alla moglie, che non appare così certa come invece si mostra quella di Satoko, che si autodefinisce infatti la moglie di una spia.

Con una fotografia dai colori desaturati, Spy no Tsuma non è un film di spionaggio né un thriller come potrebbe far pensare il titolo, ma è un film sulla resistenza ad un regime dittatoriale e su un periodo oscuro della storia giapponese, in cui bisogna essere pazzi per vivere tranquilli e in cui i sani sono costretti a fuggire.

Mario Monopoli

PRO CONTRO
  • Il punto di vista utilizzato non è il classico della spia ma quello di chi gli sta inconsapevolmente più vicino.
  • Il finale.
  • Non aspettatevi un thriller adrenalinico: il film ha un ritmo piuttosto lento.
  • Alcuni personaggi potevano avere più spazio.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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