Princess: Le favole hanno come protagoniste solo donne bianche

Abbiamo bisogno di questi film. In Italia, abbiamo bisogno di questi film.

Abbiamo bisogno di film che ci ricordino quanto la vita di alcuni di noi, abitanti di uno stesso Pianeta, possa essere una sofferenza.

E il caso è quello di Princess, ragazza nigeriana, prostituta nei boschi fuori Roma.

La storia di Princess è quella di tante donne che hanno lasciato il loro Paese e che hanno deciso di vendere sé stesse pur di non andare incontro alla morte. Il film di Roberto De Paolis (Cuori Puri, 2017) rende perfettamente il senso di claustrofobia albergante le anime di queste giovani donne, che per un cliente si chiamano Anna, per un altro Rosa, per un terzo solo Amore. Il film rende perfettamente la voglia di pagare il debito con la loro protettrice, per uscire da un meccanismo disumano e annichilente la vita stessa.

Princess, parlando dei rapporti che ha sul lavoro, racconta a un’amica e collega una storia che rende perfettamente il modo di pensare africano, antico come le tribù che ancora dimorano il Continente, e saggio come solo una tradizione millenaria può essere:

Loro non sono dentro di me. Ho deciso di fare questo lavoro perché una saggia, al mio villaggio, ha fatto uno scambio tra il mio corpo e quello di una altra donna che non è stata buona. Per questo, ogni volta che ho un uomo dentro di me, lui non sta facendo male a me, ma a lei.”

Avete mai sentito una storia così profonda, e tanto breve? Io solo quando un amico dall’Africa mi ha raccontato le loro tradizioni.

E c’è anche posto per le favole, in questa pellicola che su un’ora e quaranta lascia posto alla possibilità per soli venti minuti.

Le ferite che certe persone si portano appresso, infatti, sono talmente profonde che non è chiaro se possano essere rimarginate. Alcune volte anche l’amore più disincantato concreto e profondo non può nulla contro un male perpetrato da anni.

Questo messaggio arriva diretto anche grazie alla capacità del regista di costruire un microcosmo, e di renderlo Mondo. La quotidianità di Princess, il suo mondo, hanno dei contorni ben definiti e apparentemente impenetrabili. Forse è proprio questo che porta lo spettatore a inseguire la protagonista dentro una Ferrari, come mezza nuda sul posto di un autobus di periferia, o ancora in un compleanno festeggiato alla nigeriana, o nella fuga dai carabinieri a cavallo.

D’altronde l’energia di un popolo schizza subito sul grande schermo dalla prima scena, quando lei salta di corsa dal bosco alla strada ballando della musica trap. Poi tutto viene interrotto dall’arrivo del primo cliente.

Altro punto di forza di questo film è sicuramente la presenza limitata della violenza fisica, inevitabile quando bisogna parlare di sfruttamento della prostituzione, ma creata e portata avanti seguendo una sottile linea di tensione che non sembra mai sfociare davvero. Almeno fino agli ultimi venti minuti.

Guardate Princess perché merita, guardate questo film perché ogni secondo speso ad ascoltarlo sarà un abuso in meno nel Mondo. Credetemi, credeteci, crediamoci.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Scrittura.
  • Recitazione della protagonista.
  • Montaggio.
  • Per piccoli tratti molto legato alla recente tradizione italiana.
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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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