Welcome to the Blumhouse: Black as Night – Nero come la notte, la recensione

Secondo giro di lungometraggi per la serie antologica Welcome to the Blumhouse e nuova altalena qualitativa che ci conferma una grande discontinuità all’interno del circo degli orrori imbastito da Jason Blum per Amazon Prime Video. Dopo i demoni accalappia-vecchietti di Bingo Hell, si continua in direzione soprannaturale con Black as Night – Nero come la notte, mettendo in scena una storia di vampiri metropolitani e adolescenti caparbi che si ingegnano per combattere i succhiasangue.

L’adolescente Shawna vive a New Orleans insieme al padre e al fratello maggiore, mentre sua madre, una tossicodipendente, si arrangia come può nel quartiere più malfamato della città. Quando la donna viene trasformata in un vampiro e muore accidentalmente in seguito a uno scontro con sua figlia, Shawna giura vendetta e insieme a due suoi amici si mette alla ricerca della congrega di vampiri che sta terrorizzando il ghetto di New Orleans.

nero come la notte

La regista Maritte Lee Go, che esordisce nel lungometraggio dopo una importante gavetta con i corti e un episodio del film antologico Phobias, prosegue il discorso già iniziato da Gigi Saul Guerrero in Bingo Hell e racconta una comunità dal suo interno. Se lì si trattava di una comunità della terza età che si raccoglieva attorno al Bingo cittadino, in Black as Night si tratta invece della comunità afro di New Orleans, nello specifico gli adolescenti che gravitano attorno ai quartieri più poveri. Il senso comunitario sembra dissiparsi, anche quello che notoriamente unisce la comunità afro, e assistiamo alla disgregazione sociale del ghetto, minato da fenomeni naturali come il più volte citato Uragano Katrina o il diffondersi della tossicodipendenza. Una piaga che, nella finzione filmica, si materializza attraverso un’orda di vampiri che prende di mira proprio le frange più deboli della comunità, i senza tetto, i tossicodipendenti, le prostitute, quei reietti che non lasciano tracce, che nessuno reclama.

Questo è il contesto in cui si muovono Shawna e i suoi amici, ragazzi benestanti ma in qualche modo collegati alla società più a margine, che conducono una battaglia personale in nome della vendetta, ma anche per difendere il loro mondo.

nero come la notte

Black as Night è un film fondamentalmente per ragazzi che ricorda sia per tematiche che per minaccia il recente vampire-movie di Netflix Vampires vs the Bronx, dal quale però non eredita il ritmo e la brillantezza. Maritte Lee Go confeziona infatti un piccolo film-tv lineare, semplice, modesto in tutte le sue componenti. Un compito portato a casa con minimo impegno che rievoca classici per adolescenti come Ragazzi perduti senza possederne il fascino, l’ironia e l’iconicità.

In Black as Night sembra esserci una pretesa sociale su carta che non riusciamo poi a trovare sullo schermo. I richiami all’Uragano Katrina che nel 2005 distrusse New Orleans non trovano una vera utilità narrativa nel film, così come il racconto degli emarginati non viene mai approfondito, neanche attraverso i giovani protagonisti che si limitano a ribadire l’omosessualità del migliore amico di Shawna e la mancanza di autostima della ragazza; quest’ultima cosa, poi, è molto forzata perché viene ripetuto più di una volta alla protagonista che lei non è una bella ragazza quanto sotto gli occhi di tutti c’è l’esatto contrario!

nero come la notte

I vampiri, che hanno una dentatura aguzza uniforme e si polverizzano se esposti alla luce del sole (ma per questo dettaglio vi rimandiamo ad alcune regole inventate ad hoc per il film) non sembrano mai davvero minacciosi, sono organizzati in clan e si fanno anche guerra tra loro. Nel film non scorre una sola goccia di sangue, la violenza è ridotta ai minimi termini e in un paio di occasioni ci si gioca giusto la carta del jump scare.

Insomma, davvero nulla di memorabile per un prodotto mediocre che sembra essere pienamente consapevole del fatto che non lascerà il segno.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Adatto ai ragazzini.
  • Adatto ai ragazzini.
  • Ritmo e look da film-tv.
  • Ci sono accenni a un contesto sociale che poi non ha reale utilità narrativa.
  • È un horror all’acqua di rosa.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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