Welcome to the Blumhouse: L’occhio del Male – Evil Eye, la recensione

Terzo film distribuito sulla piattaforma Amazon Prime Video come parte integrante dell’antologia di lungometraggi Welcome to the Blumhouse, L’occhio del Male – Evil Eye raccoglie in sé tutti i difetti che un thriller/horror può contenere per risultare altamente indigesto allo spettatore che solitamente si nutre di questo genere. Chiacchiere, tante chiacchiere, umorismo involontario, zero tensione, zero violenza, zero azione, un mare di banalità, un ritmo soporifero e un’idea di base da fronte corrucciata per l’eternità.

Pallavi (Sunita Mani) è di origini indiane, vive a New Orleans ma i suoi genitori sono tornati nella natia Nuova Delhi dopo aver abitato negli Stati Uniti molti anni. Pallavi è alla soglia dei trent’anni, è ancora single e la sua mamma (Sarita Choudhury) la tormenta telefonicamente ogni giorno per convincerla a sposarsi, ovviamente con un uomo indiano di buona famiglia. Quando la ragazza comunica finalmente ai genitori di aver trovato l’uomo della sua vita, Sandeep (Omar Maskati), la mamma sprofonda nel terrore: ogni indizio sembra suggerirle che Sandeep sia la reincarnazione dell’uomo che tanti anni prima aveva tormentato e usato violenza proprio su di lei.

l'occhio del male

L’occhio del Male – Evil Eye è l’adattamento dell’omonimo audiolibro di Madhuri Shekar che è anche l’autrice della sceneggiatura, affidata poi alla mano tremolante dei fratelli registi Elan e Rajeev Dassani, solitamente impegnati nel settore dell’effettistica in CGI.

Sorvolando sul fatto che l’idea che sta alla base di Evil Eye è inconsistente, poco interessante e banalotta, quel che percepiamo immediatamente guardando il film è proprio la natura di prodotto ad uso e consumo di Audible. I 90 interminabili minuti di durata di Evil Eye sono per un buon 85% composti da estenuanti e ripetitive chiacchierate al telefono tra Pallavi e sua madre. Prima, come nella peggior commedia da zitelle, la genitrice ammicca e ripete in maniera insopportabile i motivi per cui la figlia deve metter su famiglia; poi è tutto un “crescendo” di tensione inesistente con la quale la mamma vorrebbe convincere la figlia che al suo fianco c’è un uomo violento, forse un mostro capace di reincarnarsi. Campo e controcampo, la mente fugge altrove, la palpebra cala pian piano e capiamo che Evil Eye è un pessimo adattamento sul quale l’autrice non è stata capace di lavorare secondo un’ottica filmica.

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La piattezza narrativa è speculare a quella visiva a causa di una regia priva di ritmo che non ci prova neanche a compensare la ripetitività dell’azione, la quasi unicità di location e la presenza di quattro attori in tutto con montaggio e musiche, che riescono ad essere allo stesso modo anonime e soporifere.

A poco serve portare in scena a spizzichi e bocconi retaggi della cultura e del folklore indiano se poi il film non sa sfruttare le suggestioni che possono scaturirne, e ancor meno ci sembra pregnante il sottotesto di denuncia sulla violenza domestica alle donne se poi tutto si riduce a una barzelletta in cui il “cattivo” viene preso a padellate.

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Insomma, L’occhio del Male – Evil Eye non solo è il peggior film della prima stagione di Welcome to the Blumhouse ma è anche un pessimo prodotto tout court, uno di quei tv-movie che sfigurerebbe anche se inserito in una rassegna thriller da prime time del tipo “sabato in giallo”.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ottimo rimedio per l’insonnia.
  • Vi farà rivalutare tanti brutti film.
  • Un po’ tutto…
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Valutazione: 3.0/10 (su un totale di 1 voto)
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