Wolf Creek 2, la recensione

L’outback australiano, terra solitaria e ancora incontaminata dall’uomo, è indubbiamente un luogo incantevole capace di destare l’interesse di avventurieri e turisti provenienti da tutto il mondo. Ma il cuore rosso del continente australiano è un luogo così isolato da essere anche il terreno di caccia perfetto per uno spietato serial-killer che, a bordo del suo rugginoso pick-up, percorre su e giù le desertiche strade dell’outback in cerca di viaggiatori che possano divenire prede perfette per la sua sadica caccia. Lo psicopatico cacciatore Mick Taylor, xenofobo e patriottico convinto, è di nuovo in strada e la battuta di caccia, questa volta, è più sanguinosa che mai.

30.000 persone scompaiono ogni anno in Australia. Il 90% viene ritrovato entro un mese. Alcuni ricompaiono entro un anno. Altri non vengono più ritrovati.

Da queste premesse, nel 2005, l’australiano Greg McLean si è fatto notare dalla platea e della giuria del Sundace Film Festival con la sua opera prima, un piccolo horror fuori dagli schemi e dal titolo Wolf Creek. L’opera di McLean è riuscita a divenire in breve tempo un piccolo cult e nello stesso anno è approdato anche al Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisaeurs dove è riuscito a conquistare tutti, anche i non affezionati al genere.

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Ispirato a eventi realmente accaduti, come ci viene ricordato dalle inquietanti didascalie in apertura, il film si ispira a tragici fatti di cronaca avvenuti in Australia nella prima metà degli anni Novanta quando un folle, che risponde al nome di Ivan Milat, viene catturato dalla polizia e condannato all’ergastolo con l’accusa di aver brutalmente assassinato sette autostoppisti. Il caso di Milat passa alla storia con il nome The Backpaker Murders (i “backpaker” sono coloro che hanno lo zaino sulle spalle e dormono in sacchi a pelo) e ad oggi rimane il peggior assassinio accaduto nella storia dell’Australia.

La bravura di McLean è stata indubbiamente quella di riuscire a dare una forma originale ad un film che, a conti fatti, di originale ha ben poco. Edificato secondo i principi del Dogma 95 – ossia un gruppo di registi danesi capitanati da Lars Von Trier e la cui cifra stilistica prevede criteri di essenzialità e di realismo da cui segue una messa in scena scarne e minimale – il film di McLean prende le dovute distanze dai tanti torture porn del periodo e porta in scena un film di genere in cui l’orrore non viene mai realmente mostrato e la violenza è sempre “solo” suggerita. Eppure, grazie ad una narrazione imprevedibile ed un’estetica quasi documentaristica, Wolf Creek risulta essere un film pregno di una crudeltà a tratti intollerabile.

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Con tutte queste premesse c’era da aspettarselo. Non poteva mancare un “capitolo due”. Il regista australiano, infatti, dopo aver detto la sua con l’interessante beast-movie Rogue (purtroppo ancora inedito da noi) realizza l’atteso Wolf Creek 2 – La preda sei tu. Arrivato nel nostro Paese con due anni di ritardo, il film in questione riesce a stupire ancora una volta grazie alla coraggiosa scelta di Greg McLean di voler totalmente cambiare stile e linguaggio rispetto al capitolo precedente. L’operazione condotta dall’autore australiano ricorda molto da vicino ciò che in passato fece Tobe Hooper con la saga cult Non aprite quella porta, quando decise di attribuire un sequel demenziale e ultra-splatter ad un film che aveva scioccato intere masse per la crudezza estetica e il realismo con il quale venivano massacrati alcuni giovanotti in Texas. In Wolf Creek 2 ci troviamo davanti ad un’operazione analoga, lo stile documentaristico e la ferocia suggerita si fanno da parte per lasciare il passo ad uno spettacolo più cinematografico ed una violenza compiaciuta che non si pone alcun limite fino a sfociare in quello splatter puro che mancava sui grandi schermi da un po’ di tempo. McLean, inoltre, si diverte a giocare con i generi e confeziona un film crudo ma al tempo stesso colmo di ironia (l’inseguimento stradale in mezzo al branco di canguri è stilisticamente perfetto), ricco di scene adrenaliniche e capace di rievocare persino tòpoi tipici del cinema western. Indubbiamente apprezzabile è la volontà di rendere il sadico cacciatore Mick Taylor, interpretato ancora una volta dal carismatico e bravissimo John Jarratt, un vero e proprio villan del cinema di genere, una sorta di bizzarro mix tra Freddy Krueger e Mr. Crocodile Dundee, uno di quei “cattivi” a tutto tondo a cui lo spettatore finirà inevitabilmente per affezionarsi. In Wolf Creek 2 la figura del protagonista viene a fondersi/confondersi con quella dell’antagonista e allo spettatore viene esplicitamente chiesto di simpatizzare e tifare proprio per lo psicopatico Mick Taylor. Questa volta non c’è un vero gruppo di turisti a tenere testa alla furia omicida di Mick, gli innocenti sono rappresentati come delle anonime fiere da cacciare, uccidere e appendere a mo di trofeo per poi passare alla preda successiva.

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Quello che Greg McLean ha fatto con i due Wolf Creek è indubbiamente singolare all’interno del panorama cinematografico recente, due opere perfettamente collegate eppure così differenti l’una dall’altra. Il regista ha più volte dichiarato che l’idea del sequel era nata già durante le riprese del primo film. Che siano nate idee per un terzo capitolo durante la lavorazione di questo secondo? Se mai ci sarà un Wolf Creek 3 noi saremo di certo in prima film per gustarcelo!

Giuliano Giacomelli

Pro Contro
  • Un sequel intelligente capace di discostarsi dal primo film senza cadere in inutili riproposizioni.
  • Non accade spesso che il sequel sia superiore al film originale.
  • Grazie all’interpretazione di John Jarratt, Mick Taylor è un cattivo che si farà ricordare.
  • Un mix di generi che confluiscono all’interno di un unico film.
  • Massicce dosi di violenza alternate abilmente a situazioni ironiche e grottesche.
  • La scena con i canguri vale da sola il prezzo del biglietto.
  • Ci sono voluti otto anni per avere questo sequel (per i noi dieci anni, grazie ai celeri distributori italiani). Quanti ne dovranno passare per far diventare Wolf Creek una trilogia?
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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