Ve ne dovevate andare – You Should Have Left, la recensione

La paura dei fantasmi è uno dei sentimenti più antichi e ancestrali insiti nell’animo umano, ed anche per questo rivisitato da artisti di ogni epoca, in particolare in letteratura, la cui modalità di rappresentazione e visione d’origine sono legate in maniera indissolubile ad un nome ben preciso: Edgar Allan Poe. Il maestro americano della letteratura gotica, infatti, è colui che ha codificato il modo di raccontare le storie di fantasmi e ha delineato un nuovo punto di vista con cui gli uomini inquadrano gli spiriti provenienti da altre dimensioni. Se prima di Poe i fantasmi venivano ricercati solamente in religioni del passato, antiche divinità esotiche o in castelli avvolti da terribili maledizioni tramandate di generazione in generazione, con lo scrittore statunitense si parte da un principio tanto innovativo quanto vicinissimo all’animo umano: i fantasmi hanno origini non esterne all’uomo, ma risiedono dentro di noi e le insenature inesplorate della nostra coscienza.

Un assioma che ha dato il là a tantissime storie di fantasmi davvero inquietanti in quanto ciò che prende vita dal nostro spirito, dai nostri segreti più inconfessabili, dal nostro inconscio più nascosto, ci appare maledettamente più incontrollabile, vivo e quindi più spaventoso.

You Should Have Left

Ulteriore esempio di quanto detto arriva da You Should Have Left, nuovo film targato BlumHouse e diretto da David Koepp il quale porta sullo schermo un horror, basato sull’omonimo romanzo di Daniel Kehlmann, ben riuscito non tanto per le atmosfere – comunque ben congegnate – ma soprattutto per l’idea di porre al centro della storia tematiche quali il potere dei sogni, la paura di non conoscere abbastanza la persona che abbiamo a fianco, i segreti di un passato che ritorna e la difficoltà nel distaccarsi da essi e costruire una nuova vita felice. Il regista americano realizza così un film sicuramente non eccelso per originalità, ma in grado di cogliere nel segno e non limitarsi a confezionare una semplice serie di sequenze dal facile spavento e basta.

You Should Have Left

Theo è un uomo di mezza età il quale, dopo un passato oscuro e alquanto discusso, si è rifatto una vita e una famiglia insieme alla sua compagna Susanna, avvenente attrice di successo. Per recuperare il rapporto con la donna minato da una strisciante gelosia, i due, accompagnati dalla figlia Ella, decidono di recarsi in Galles per una breve vacanza. La casa individuata per il soggiorno, però, nasconde misteri e segreti che non faranno altro che far tornare gli spettri del passato del protagonista.

Fin dal prologo vengono messe in chiaro le intenzioni di Koepp, che del film è anche sceneggiatore, di realizzare un horror non stereotipato e più concentrato a raccontare un’analisi introspettiva dei traumi e del passato del protagonista. Dimenticate, dunque, jumpscare, lunghe passeggiate tra corridoi bui e apparizioni di demoni, ma al centro c’è un plot che ha come perno fondante l’idea del doppio: il dualismo tra realtà e sogno, la vita passata e presente di Theo e la variopinta vita sentimentale della moglie (con tanto di due cellulari per nascondere le sue relazioni clandestine). Tutte situazioni molto vicine alla nostra realtà quotidiana, e per questo ancora più spaventose, che danno vita ad un gioco ad incastri fatto di sospetti, rivelazioni e un lento e inesorabile deterioramento degli equilibri e dei rapporti tra i personaggi.

You Should Have Left

Altro inaspettato punto di forza è la location, la casa vacanza il cui aspetto asettico e anonimo, le sue geometrie precise e gli spazi dalla forma distorta, focalizzano l’attenzione dello spettatore sui protagonisti, non fornendogli altre distrazioni visive, e rendono palpabile lo sprofondo psicologico e affettivo e il disagio emotivo del protagonista dinanzi ai fantasmi del passato.

Eppure, i difetti non mancano. Risiedono in un ritmo non sempre ben gestito e talvolta lento, dialoghi a tratti didascalici e scolastici e una non perfetta collocazione dei personaggi secondari all’interno della storia. Discorso valevole in particolare per Susanna, interpretata dalla brava Amanda Seyfried, il cui spessore psicologico superficiale la rende una figura propedeutica allo svolgimento dell’intreccio, ma incapace di lasciare un segno a differenza di Theo, che ha il volto di un esperto e capace Kevin Bacon.

You Should Have Left

You Should Have Left, in conclusione, è un film molto gradevole, non “di paura” nel senso comune del termine, ma comunque in grado di trasmettere inquietudine. Il film è disponibile con il titolo Ve ne dovevate andare dal 4 dicembre 2020 sulla piattaforma streaming Chili Tv.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Una trama ben costruita e piena di tematiche stimolanti.
  • Cast all’altezza della situazione.
  • Gli spazi della casa sono funzionali al racconto per atmosfere e forme geometriche degli ambienti.
  • Ritmo non sempre scorrevole e dialoghi a tratti didascalici.
  • Personaggi secondari non sempre ben delineati caratterialmente.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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