12 Soldiers, la recensione

L’11 settembre 2001 è una data che ha segnato in maniera indelebile il destino degli Stati Uniti, e più in generale del mondo intero, in quanto ha messo tutti noi davanti alla minaccia del terrorismo islamico e ha aperto un baratro di crisi e paura nel quale tutt’ora siamo impelagati. Un tragico evento, quello della caduta delle torri gemelle, che il cinema americano, da sempre impegnato nella ricerca di un nemico da sconfiggere, ha raccontato numerose pellicole in cui al centro del racconto vi sono attentati, battaglie in Medio Oriente e finanche questioni etiche sulla guerra. A questo lungo e fruttuoso genere si lega 12 Soldiers, nuovo lavoro del regista danese Nicolai Fugslig, alla sua seconda opera dopo l’esordio con lo Sci-fi Exfil, che racconta la vera storia di 12 soldati americani, guidati dal capitano Mitch Nelson, inviati in una regione pericolosa dell’Afghanistan e della loro strabiliante vittoria. Una storia avvincente ed eroica raccontata però non nel migliore dei modi attraverso un film ricco di retorica americana, accompagnato da una sceneggiatura carente e che ha nelle scene di battaglia gli unici punti di forza.

Il tutto nonostante un cast di alto livello che può contare sulle prove di Chris Hemsworth, Michael Shannon, Michael Peña, Navid Negahban e Trevante Rhodes.

A seguito del grave attentato terroristico dell’11 settembre 2001, il mondo occidentale è sotto shock e il governo americano decide di reagire immediatamente attraverso una controffensiva lampo volta a spezzare il dominio dei talebani in Afghanistan. Per compiere tale impresa si offrono volontari il capitano Mitch Nelson e i suoi uomini, i quali vengono inviati in territorio nemico e, con l’aiuto del generale e signore della guerra anti talebano Abdul Rashid Dostum, cercheranno di conquistare una città strategica per i  nemici. È l’inizio di una furente battaglia e di una delle più importanti vittorie degli Stati Uniti in terra afgana.

Prendendo spunto dal libro Horse Soldiers di Doug Stanton, il regista danese realizza un war movie di stampo classico nel quale la tematica politica viene solo accennata e mai approfondita, per essere messa al servizio di una storia tutta incentrata sul senso di vendetta e giustizia verso il nemico. Un sentimento, molto in voga in questo periodo in America e non solo, che in 12 Soldiers trova la sua personificazione nel manipolo di soldati guidati dal capitano Nelson, trasformati da semplici guerrieri in eroi nazionali pronti a salvare il proprio paese. Proprio questa idea, però, rappresenta il vero punto debole del film in quanto Fuglsig cade nella facile trappola di inserire fin troppa retorica patriottica, tipica del cinema americano, e trasforma il tutto in una divisione netta e perentoria tra due fazioni che rappresentano rispettivamente il Bene e il Male.

L’eccessiva retorica, tuttavia, non è altro che la punta dell’iceberg di una sceneggiatura scritta in maniera approssimativa, con un intreccio troppo altalenante nei ritmi e una caratterizzazione debole di personaggi piatti e incapaci di creare forte empatia con lo spettatore che non ne percepisce la suddetta portata eroica.

12 Soldiers, in conclusione, è un film deludente finanche nelle sequenze di battaglia confusionarie e non adatte a sfruttare la fisicità di un Chris Hemsworth molto sottotono, come il resto del cast.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • La tematica ambiziosa e impegnata.
  • Sceneggiatura lacunosa e superficiale in molti punti.
  • Eccessiva retorica americana e patriottica.
  • Cast non all’altezza delle aspettative.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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12 Soldiers, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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