2028 – La ragazza trovata nella spazzatura, la recensione

  1. Polonia. Cielo grigio e luci al neon blu, l’aria è inquinata, tossica. L’atmosfera deprimente, viziata, chiusa.

La cornice in cui si apre la nostra storia è questa e Simon Hertz, il protagonista, ci avvisa dicendo che nell’indomani si toglierà la vita. Il suo è un gesto politico, un’azione di dissenso e disobbedienza che spera poter essere l’inizio di un cambiamento. Perché dal 2026 la Polonia e altri paesi nel mondo hanno iniziato un processo di automatizzazione dei carcerati di reati gravi. Questi vengono privati dei ricordi indossando collari che li rendono docili grazie al progressivo rilascio di Vaxina, una droga che intorpidisce i sensi. I cittadini sono messi in guardia dai rischi collegati alla liberazione degli automi, che ormai di umano non hanno più nulla.

In questo scenario desolante e privo di empatia, Simon incontra tra i sacchetti della spazzatura vicino a casa Blue, un’automa che si è liberata del collare; la incontra proprio la notte prima del suo suicidio, un evento che è stato largamente pubblicizzato sui social, rendendo Simon un’influencer a tutti gli effetti, come un moderno Kardashian.

Tra i due si instaura immediatamente un legame e Simon decide di compiere con lei un viaggio per portarla in Svezia, dove gli automi liberi come lei sono accolti come rifugiati. Durante il tragitto, mentre Simon cerca di insegnare a Blue come essere umana di nuovo, ricomincia anche lui a vivere e a sperare, emozionarsi e sentire.

I due protagonisti di 2028 – La ragazza trovata nella spazzatura, Michał Krzywicki e Dagmara Brodziak, sono anche gli autori della sceneggiatura e Michał ne è anche regista. Le suggestioni ricordano per ovvi motivi le dinamiche di Blade Runner di Ridley Scott, soprattutto nell’ambientazione metropolitana futuristica, buia e livida.

Dagmara è credibilissima nel ruolo di Blue, con i modi di muoversi e la fisicità a metà tra un bambino alla scoperta del mondo e un automa curioso di ciò che vede e forse non capisce fino in fondo. Per tutta la durata della storia non veniamo mai a conoscenza del passato del personaggio, di quale crimine si sia macchiato per ritrovarsi in quelle condizioni. Francamente non ci interessa, perché, a prescindere, uno Stato può dirsi civile quando riesce a dare dignità ai carcerati.

Quello che manca in 2028 – La ragazza trovata nella spazzatura è proprio il personaggio di Simon, che scompare accanto a Blue (pur essendo lei quasi totalmente muta). Sappiamo poco di lui e quel poco rimane in superficie e non spiega le motivazioni e le scelte del personaggio. Il film si adagia un po’ su un’idea buona e che funziona, ma poco sviluppata. Quando usciamo dal contesto cittadino, che è la parte che più riuscita e che riesce a darci delle forti suggestioni, usciamo anche dalla vicenda. Seguiamo i due fuggitivi in un viaggio che non ci interessa e che non ci permette di entrare in empatia con loro. Anche se parla di umanità, 2028 – La ragazza trovata nella spazzatura, è un film che ci lascia un po’ freddi, distaccati. Senza emozionare.

Lo sforzo produttivo rimane comunque molto buono e il tentativo di trovare una propria forma comunicativa funziona. Le suggestioni ci sono e il film riesce a creare un mondo con regole che ci sono chiare fin da subito.

Sicuramente, anche in Italia dovremmo iniziare a guardare con interesse questi tentativi di esplorazione del genere, che rimangono estremamente dignitosi. Forse ci voleva ancora un briciolo di coraggio in più.

2028 – La ragazza trovata nella spazzatura è il film vincitore dell’ultimo Fantafestival e verrà distribuito a partire dal 23 marzo nei cinema italiani da PFA Films.

Agata Brazzorotto

PRO CONTRO
  • Lo spunto per la storia è molto buono.
  • Dagmara Brodziak nel ruolo di Blue regala un’ottima interpretazione.
  • Sarebbe servita maggiore profondità sul personaggio di Simon.
  • In generale, le dinamiche e tutta la storia potevano essere sviluppate meglio.
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