365 giorni, la recensione

La creepypasta al momento più famosa nel Deep Web parla di un film polacco, intitolato 365 giorni, che è stato pubblicato da Netflix il 15 giugno 2020: per ogni minuto di visione della pellicola, tratta dal romanzo omonimo della scrittrice Blanka Lipinska, una femminista in qualsiasi parte del mondo muore, come se fosse finita nel Death Note del peggior maschio-bianco-etero-cinsgender-patriarcale sulla faccia della Terra.

In un’altra versione della storia invece a morire sono quelli che considerano il cinema un’arte, perché quelli che lo considerano un’Industria, invece, osannano la pellicola come feticcio del Dio del Marketing e si sorprendono che il sottotitolo non sia Per la serata perfetta di Netflix and Chill.

Il film, che sta in cima alla classifica italiana Netflix da dieci giorni, narra di un giovane boss della malavita siciliana, Massimo (Michele Morrone), che, mentre sta tra la vita e la morte a causa di un conflitto a fuoco in cui perde la vista suo padre, ha la visione di una donna bellissima; cinque anni dopo, il nostro avvenente protagonista rivede la medesima donna in aeroporto e ne rimane ossessionato.

365 giorni

L’ignoto oggetto del desiderio si chiama Laura (Anna-Maria Sieklucka) ed è un’imprenditrice polacca in vacanza in Sicilia col fidanzato Martin e gli amici per il suo ventinovesimo compleanno; la fanciulla è insoddisfatta della propria vita monotona, ma “per fortuna” arriva Massimo che la rapisce e la porta nella sua sontuosa villa in cui le propone, con le cattive o con le cattivissime, di accettare di stare con lui per 365 giorni in modo che, con calma e senza alcuna pressione psicologica -risate trattenute in sottofondo-, si possa innamorare di lui.

Cominciano così le peregrinazioni mondane di Laura che deve seguire Massimo in giro per l’Italia tra hotel, ristoranti, boutique e discoteche di lusso; ovviamente la ragazza si oppone e manifesta il proprio disappunto con shopping compulsivo e provocazioni erotiche, almeno sino a che non le si “attiva” la Sindrome di Stoccolma, cosicché manifesta il proprio “amore” con shopping compulsivo e provocazioni erotiche, ma meno battute taglienti.

365 giorni

Scoppiata la passione, i due si abbandonano a coribantici accoppiamenti soft porn, ben più espliciti delle pudibonde performance di Mister Gray nella saga cinematografica di Cinquanta Sfumature, finché la pellicola non si conclude con un plot twist/ cliffhanger spiazzante.

Vedere una pellicola del genere, con romanticizzazione di comportamenti abusivi e mercificazione della donna, nell’era post #MeToo potrebbe creare una sorta di straniamento in un pubblico politically correct, o semplicemente di buon senso, ma se c’è una cosa che ci ha insegnato Boris è che gli spettatori non possono vivere solo di qualità, soprattutto dopo che The Lady ha aperto il Vaso di Pandora del trash.

365 giorni

Sperando che il film venga usufruito con lo stesso spirito goliardico e consapevole che ha caratterizzato il successo di tante altre pellicole di dubbio gusto, occorre adesso focalizzare il nostro disprezzo sulle scelte tecniche della regia. Ogni manuale di cinema insegna che qualsiasi soggetto merita una cornice di tutto rispetto e che laddove le orecchie sanguinino per la recitazione amatoriale degli interpreti principali, non è detto che debbano sanguinare anche gli occhi. La definizione delle immagini, le inquadrature, il sonoro nei posti affollati sono addirittura peggiori di quelle della maggior parte delle fiction date in televisione; gli unici momenti in cui evidentemente i montatori delle luci e del sonoro sono stati richiamati al dovere sono quelli in cui la tensione erotica sale alle stelle, perché vediamo uno studiato gioco di luci e ombre nonché un sottofondo sonoro plausibile, almeno quanto “un’esterna” di Uomini e Donne.

365 giorni

Ma la cosa che più lascia basiti è scoprire che alla sceneggiatura abbiano partecipato addirittura cinque persone: non diremmo che se avessimo voluto leggere una storia d’amore con dialoghi inconsistenti e densa di stereotipi sugli italiani, sulla malavita e sulle donne avremmo cercato su Wattpad qualche “romanzo” amatoriale con l’hashtag “#badboy” perché nella medesima piattaforma si possono trovare fanfiction su Harry Styles in versione gangster -la vita è solo l’attesa di un altro capitolo di Cinnamon Falls di Sonia Blake- che avrebbero molto da insegnare a tanti autori professionisti; se poi volessimo addentrarci nella giungla degli ebook autopubblicati su Amazon scopriremmo delle perle inestimabili (qualcuno dia una cattedra di storytelling ad Ava Lohan e una serie tv da scrivere a L.A.Casey).

365 giorni

Insomma, 365 giorni è un trionfo di cattivo gusto e sesso esplicito che ha unito davanti al televisore/pc casalinghe disperate, adolescenti curiosi, coppie annoiate, single buontemponi, cinefili sarcastici, critici cinematografici dallo stomaco forte e sadici youtubers; sperando che ai posteri non spetti mai l’ardua sentenza di dover giudicare questo film, si consiglia la visione di The Room di Tommy Wiseau, per un ritorno alle origini (della bruttezza cinematografica) purificatorio.

Ilaria Condemi de Felice

PRO CONTRO
  • Risate a tutto spiano!
  • Sceneggiatura.
  • Recitazione.
  • Fotografia.
  • Soggetto.
  • Personaggi abusivi.
  • Stereotipi di tutti i tipi.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 3.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
365 giorni, la recensione, 3.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.