Baby Boss 2 – Affari di famiglia, la recensione

Sono passati solo quattro anni dal successo d’animazione Baby Boss, ma da allora la DreamWorks Animation ha già messo a punto ben quattro stagioni di una serie per Netflix e un sequel, Baby Boss 2 – Affari di famiglia, che porta ancora una volta la firma in regia di Tom McGrath su sceneggiatura di Michael McCullers.

Dopo alcuni posticipi, il film arriva nei cinema il 7 ottobre distribuito da Universal Pictures.

Ignorando le avventure di Tim e Theodore raccontate nella serie di Netflix, il sequel ci proietta nel futuro, anzi nel presente, ricollegandosi direttamente al finale del primo film. Tim è adulto, sposato con la donna in carriera Carol e ha due figlie, la maggiore Tabitha e la neonata Tina; quest’ultima però è stata mandata dalla Baby Corp. per sventare l’apocalittico piano del Prof. Armstrong, direttore nella scuola frequentata da Tabitha, che sta sperimentando un innovativo metodo di insegnamento mirato a far si che i bambini non abbiano più bisogno degli adulti. Attraverso un’avveniristica tecnologia Baby Corp., Tim e suo fratello Ted, ex-dipendente Baby Corp. e ora uomo di grande successo, vengono ringiovaniti così da potersi infiltrare nella scuola e impedire il folle piano del Prof. Armstrong.

Il secondo approccio cinematografico ai personaggi letterari creati da Marla Frazee è decisamente più ambizioso del comunque gradevolissimo film del 2017. McGrath, infatti, guarda palesemente alla lezione Disney-Pixar, in particolare a quell’universo emozionale tipico del cinema di Pete Docter, e tira fuori dal cilindro un film che parla di affetti famigliari, padre-figlia e tra fratelli, focalizzandosi sulla crescita e su come sia importante per un essere umano conservare lo spirito infantile.

Baby Boss 2 – Affari di famiglia parte da una doppia criticità nella vita di Tim Templeton: il fragile rapporto che sta instaurando con la figlia Tabitha, che sta crescendo troppo in fretta per le sue aspettative, e l’ormai infranto rapporto con il fratello Ted, eterno assente in casa Templeton. La rivelazione che la piccola Tina è una dipendente Baby Corp., proprio come lo è stato suo fratello, innesca per il genitore una serie di eventi che lo porteranno a confrontarsi direttamente con le difficoltà che non riesce a superare, portando paradossalmente Tim a crescere tornando ad essere bambino.

Se il fulcro dell’azione è comunque rappresentato dall’interazione comica tra Tim e Ted, che tornano ad essere piccoli come nel primo film, il rapporto che l’uomo deve istaurare con la figlia è invece l’anima di Baby Boss 2. Tim deve cercare, da bambino, di guadagnarsi la fiducia di Tabitha, quella fiducia che da adulto e da padre non riesce proprio ad avere. Per Tim è un ricominciare tutto daccapo, condito da epiche gaffe dagli esiti comici, senza tralasciare la missione che lo ha portato nella scuola della figlia. Da una parte Baby Boss 2 può ricordare Ritorno al futuro, con tanto di imbarazzante e involontario rapporto edipico che viene a crearsi tra Tim e Tabitha, l’azione sotto copertura di Tim e Ted richiama invece alla mente 21 Jump Street, con due “agenti” adulti che si fingono studenti e tra mini-ninja, bimbi inquietanti e una fuga dall’aula-nido che cita Le ali della libertà, c’è davvero da divertirsi.

Baby Boss 2, a differenza del primo film, mostra una scrittura più complessa e matura che strizza l’occhio anche ai genitori che accompagneranno i bambini al cinema e se gli manca comunque quell’ulteriore salto di qualità per farlo davvero equiparare a un prodotto Pixar, si nota tanta buona volontà nel confezionare un prodotto che diverte, riflette su degli argomenti e ha cuore.

In tutto ciò, si può notare anche una certa propensione all’isteria di ritmi e immagini che, ahinoi, affligge una fetta importante dell’animazione odierna, da Genndy Tartakovsky (Hotel Transylvania) ai prodotti della premiata ditta Phil Lord e Christopher Miller (The LEGO Movie), che rendono in parte faticosa la fruizione agli adulti cresciuti con un diverso tipo di animazione.

Ma non si può avere tutto e Baby Boss 2 soddisfa pienamente ogni aspettativa.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Approfondisce i rapporti famigliari mostrando l’importanza di rimanere bambini (anche interiormente).
  • Diverte ma anche cuore.
  • Il ritmo esagitatissimo può mettere a dura prova gli adulti.
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