Bad Boys For Life, la recensione

Era il 1995 quando il produttore Jerry Bruckheimer affidava all’allora esordiente Michael Bay la regia di Bad Boys, un buddy-movie che cavalcava il successo dei vari Arma Letale giocando la carta della coppia all-black. Per l’allora trentenne Michael Bay era l’occasione di approdare al cinema direttamente dal portone principale dopo una bella gavetta nel mondo pubblicitario e dei videoclip musicali, per Bruckheimer era una sfida vinta in partenza grazie a un filone del cinema action particolarmente in voga e la possibilità di catturare il pubblico afroamericano grazie a una coppia di protagonisti molto amati dai giovani di quegli anni che, di fatto, avevano per la prima volta occasione di lavorare in un blockbuster direttamente come protagonisti: Will Smith e Martin Lawrence.

Bad Boys riscosse un notevole successo commerciale lanciando di fatto sia la carriera cinematografica di Will Smith, che l’anno successivo fu consacrata con Independence Day, che di Michael Bay, che già in questo primo film mostrava pienamente il suo stile veloce, ipertrofico e dedito alla spettacolarità a tutti i costi.

Otto anni dopo, nel 2003, lo stesso Bay torno dietro la macchina da presa per Bad Boys II: stesso team, stile ancora più carico e innalzamento dell’asticella della violenza ma successo – in proporzione col budget altissimo – inferiore rispetto alle aspettative.

Per poter vedere un terzo capitolo ci sono voluti ben 17 anni! Bad Boys III, che è uscito con il titolo Bad Boys For Life, ha avuto una genesi talmente travagliata che ad un certo punto si era certi che il film non si sarebbe più fatto. La pre-produzione è iniziata nel 2009 con l’affidamento della sceneggiatura a Peter Craig (che in seguito si sarebbe contraddistinto per gli script di The Town e degli ultimi due capitoli di Hunger Games), ma il progetto non sarebbe partito effettivamente almeno fino al 2015, tempo stimato dalla produzione per rimpiazzare Michael Bay con un altro regista, visto il costo troppo alto del suo cachet, e la possibilità di rimettere insieme il cast che vedeva come problematica maggiore proprio Will Smith. La Sony trovò in Joe Carnahan l’uomo giusto e annunciò ben due film che sarebbero arrivati al cinema nel 2017 e nel 2019. Ma tutto si rivelò un enorme castello di sabbia: l’inizio delle riprese fu più volte rimandato, Carnahan abbandonò per divergenze creative e Sony Pictures arrivò addirittura a cancellare dai loro listini qualsiasi uscita dei sequel di Bad Boys. Fino all’inizio del 2018, quando si è riaccesa la luce verde di Bad Boys III: l’intero cast è salito a bordo, anche grazie al ridimensionamento del cachet di Will Smith, e la regia viene affidata ai belgi Adil El Arbi e Bilall Fallah.

Bad Boys For Life ci mostra gli agenti Mike Lowrey e Marcus Burnett invecchiati e appesantiti, ma se Burnett, diventando nonno, ha ormai deciso di appendere il distintivo al chiodo chiedendo il pensionamento anticipato, Lowrey non ci pensa a lasciare il corpo di polizia di Miami e vive la decisione del collega come un tradimento, visto che il loro motto è sempre stato “bad boys per sempre”. La situazione si complica quando alcuni uomini di legge che hanno partecipato, anni prima, alla cattura di un noto narcotrafficante messicano iniziano a morire sotto i colpi di un misterioso cecchino e Lowrey si trova proprio tra i bersagli designati, visto che all’epoca era sottocopertura come autista di quel criminale ormai deceduto.

È paradossale notare come la saga di Bad Boys sia rimasta sempre uguale a se stessa in 25 anni pur adattandosi perfettamente alle differenti epoche in cui è stata prodotta. Se il film del 1995 nasceva dalla precisa esigenza da parte di Bruckheimer di avere il SUO buddy-cop-movie e Bad Boys II si adagiava sul concetto di “pornografia” dell’azione a cui ci aveva abituato Michael Bay e su cui stava per esplodere la saga di Fast and Furious, Bad Boys For Life è invece un’operazione nostalgia perfettamente inserita nell’attuale revival dagli anni ’80 e ’90 a cui Hollywood ci sta abituando con film e serie tv. Però, appunto, la formula non cambia e tutto l’essere della saga è tenuto anche in questo terzo film che si apre con un inseguimento al cardiopalma per confluire, subito dopo, nella consona dimensione della commedia famigliare proprio come l’antesignano ispiratore Arma Letale aveva insegnato tre decenni fa.

Ma c’è un dato importantissimo in Bad Boys For Life che non va assolutamente sottovalutato: l’assenza di Michael Bay (che però compare in un cammeo in video). E paradossalmente il film ci guadagna, diventa più ordinato, più facilmente fruibile anche se più standardizzato. Così capiamo che se oggi rivendendo i primi due Bad Boys si fatica un po’ a uscirne senza un mal di testa, la colpa era esclusivamente della regia tipica di Bay, volutamente votata alla confusione, al rumore, allo stacco di montaggio ogni 2 secondi. Adil El Arbi e Bilall Fallah, invece, sono completamente al servizio della storia che si fa particolarmente articolata e non disdegna anche colpi di scena ben piazzati. Non si rinuncia, ovviamente, all’azione poderosa, inserita puntualmente in momenti strategici per non far calare mai l’attenzione dello spettatore, e che in almeno un paio di momenti ci regala memorabili inseguimenti e sparatorie.

Non viene a mancare neanche la violenza brutale e ai limiti dello splatter che caratterizzava Bad Boys II e l’ironia è costantemente presente e affidata soprattutto al personaggio interpretato da Martin Lawrence, che qui gioca moltissimo con il suo fisico non più da action-movie.

Torna in scena anche il Capitano Howard di Joe Pantoliano mentre un ruolo fondamentale viene rivestito da una nuova squadra speciale che affiancherà Mike e Marcus nelle indagini, una squadra supertecnologica formata da giovani (Vanessa Hudgens, Alexander Ludwig, Nicky Jam e Paola Núñez) che fa tanto The Expendables 3 in un’idea da boomer che punta sullo scontro generazionale per ribadire che le care vecchie maniere sono però le più efficaci.

Sicuramente non necessario ma gustoso nel suo essere nostalgico e allo stesso tempo moderno, Bad Boys For Life si rivela un godibilissimo poliziesco d’azione che punta tanto sulla spettacolarità quanto sul carisma ancora immutato dei suoi protagonisti.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una trama ben articolata che non risparmia colpi di scena.
  • Sequenze d’azione altamente spettacolari.
  • Il bello di ritrovare personaggi con cui si è cresciuto (se ci si è cresciuti, ovviamente…).
  • Manca di una personalità registica ma se pensiamo alla fin troppa personalità dei due film precedenti, qui si tira un sospiro di sollievo.
  • Sicuramente non è un film necessario.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +1 (da 1 voto)
Bad Boys For Life, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to Bad Boys For Life, la recensione

  1. fabio ha detto:

    Filmetto simpatico con due protagonisti che un pò gigioneggiano ma che rimangono simpatici, superiore al secondo film che era veramente troppo lungo e caotico, ma nettamente inferiore al primo mitico film che veramente era una bomba, con un umorismo bello grezzo e cafone come andava di moda in quegli anni.

    Si parla di un quarto film che personalmente sarebbe utile come i cavoli a merenda, ma tant’è, questo ha incassato e quindi vai coi sequel inutili.
    Nel complesso comunque questo bad boys for life si lascia guardare abbastanza piacevolmente.

    PS: Qualcuno mi spieghi il divieto ai 14, veramente non ha senso, un po di sangue qua e la e molte parolacce, ma non certo da giustificarne il divieto.

    VA:F [1.9.22_1171]
    Valutazione: 3.0/5 (su un totale di 1 voto)
    VA:F [1.9.22_1171]
    Valutazione: +1 (da 1 voto)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.