Chi è senza peccato – The Dry, la recensione

Aaron Falk, agente federale di Melbourne, torna nella natale Kiewarra per il funerale del suo amico di gioventù Luke, omicida della moglie e del figlio e poi suicida. Aaron non metteva piede a Kiewarra da vent’anni, quando lasciò il paese in seguito alla misteriosa morte della coetanea Ellie Deacon, la cui scomparsa fu attribuita dai paesani proprio ad Aaron e Luke. Ora che l’uomo è tornato, la diffidenza nei suoi confronti non si è ancora estinta e lo stesso Aaron è intenzionato ad andare a fondo sulla morte dell’amico e dei suoi cari, le cui dinamiche non lo convincono. L’indagine porta Aaron e lo sceriffo locale anche a riconsiderare alcuni elementi poco chiari della morte di Ellie vent’anni prima, forse legata più di quanto si possa pensare al caso di Luke.

Partendo dall’omonimo romanzo di Jane Harper, il regista australiano Robert Connolly (The Bank – Il nemico pubblico n°1) confeziona con Chi è senza peccato – The Dry un solidissimo thriller dall’impianto giallo che fa del confine tra verità e menzogna il punto cruciale per arrivare alla soluzione.

The Dry

La piccola comunità dell’immaginaria Kiewarra sembra vivere, almeno nei vent’anni che separano il passato dal presente del racconto, in una fitta rete di bugie da cui ogni evento ha origine e compimento. È da una menzogna, detta nell’incertezza e in fondo anche a fin di bene, che la vita di Aaron Falk implode e vede nell’arco di poco tempo crollare ogni certezza che un adolescente può avere, come la prima cotta, l’amicizia, perfino la propria casa. Basta quella piccola bugia a creare nel cuore di questo ragazzo, che noi conosceremo come uomo, un vuoto che lo accompagna per due decenni, un importante dubbio che riemerge con la morte misteriosa del suo amico. Troppe domande si susseguono da questo evento scatenante e rimettono in discussione eventi che si sperava fossero ormai archiviati: Ellie Deacon si è davvero suicidata come legalmente si ritiene? Luke ha davvero ucciso sua moglie e suo figlio? Se Luke è un assassino oggi, sarebbe potuto esserlo anche vent’anni prima e forse la bugia di Aaron ha coperto un killer sviando le indagini della polizia.

Chi è senza peccato

Connolly, anche co-sceneggiatore insieme ad Henry Cripps, è molto abile a rendere in maniera cinematografica il meccanismo giallo che è alla base del romanzo, disseminando indizi e seguendo numerose false piste senza mai smarrire un coerente fil rouge che lega ogni cosa. Diciamo che i giallisti più esperti non ci metteranno troppo a collegare gli elementi e venire a capo della vicenda prima che i colpi di scena siano chiarificatori, anche perché il whodunit non è corposissimo e i moventi sono piuttosto risaputi, ma è innegabile come nel complesso il gioco funzioni bene.

Il titolo originale, del film e del romanzo, non ha il sapore biblico di quello italiano ma è The Dry, ovvero l’aridità, una parola che in questo caso risulta ambivalente. Da una parte sottolinea la condizione della siccità ambientale a cui è sottoposta questa regione dell’Australia, su cui non piove da mesi, praticamente anni, prosciugando corsi d’acqua e alimentando anche i numerosi incendi che affliggono la zona.

chi è senza peccato

Dall’altra parte, c’è una lettura più metaforica che indica quell’aridità dell’animo umano da cui si generano e confluiscono gli eventi criminosi raccontati nella storia: la gioventù è negata, gli affari spesso sono anteposti agli affetti, l’umanità cede il passo all’avidità e la comunità non è in grado di perdonare, di dare una seconda chance.

Eric Bana è un attore fenomenale ma lo star system non sembra essersene mai accorto, in Chi è senza peccato – The Dry dà un’ulteriore prova del suo talento impersonando con convinzione e senso dell’empatia un protagonista capace di mettere in discussione ogni certezza, il suo passato, alla ricerca di riscatto morale.

chi è senza peccato

Qua e là il ritmo latita e Chi è senza peccato – The Dry soffre di un atto centrale un po’ ripetitivo, intrappolato nella struttura a flashback e in un’indagine fin troppo classica che sembra richiamare certo cinema thriller anni ’90. Ma non è un vero difetto e se si è estimatori di questo genere, un film come The Dry può essere particolarmente apprezzato, così lontano dal thriller ipercinetico a cui ci sta abituando Hollywood.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Eric Bana è un grande attore e qui ne da ulteriore conferma.
  • La struttura classica da giallo è gradevole e ben congegnata.
  • Con un po’ dimestichezza col genere si arriva facilmente alla soluzione del mistero.
  • Il ritmo rallenta un po’ troppo nell’atto centrale.
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