Cobra Kai – Seconda stagione: scontro con la vita reale

Il 24 aprile è uscita sul canale streaming di Youtube, la nuova stagione di Cobra Kai, la serie che aveva sorpreso tutti lo scorso anno. Era stata presentata come il sequel a uno dei film più amati degli anni ’80, Karate kid, però dal punto di vista di quello che era stato il bullo per antonomasia della storia: Johnny Lawrence (interpretato da William Zabka).

La trama quindi veniva ribaltata: trovavamo un uomo in piena crisi di mezza età, deciso a riprendersi la sua vita e contemporaneamente anche una piccola rivincita verso colui che lo umiliò tanto da ragazzo (il nostro primo protagonista Daniel Larusso/Ralph Macchio), rimettendo in piedi il dojo di karate che l’aveva formato, per l’appunto il Cobra Kai.

Attraverso questo interessantissimo e allo stesso tempo semplice escamotage del ribaltamento dei punti di vista, la vicenda di Karate Kid prende corpo su più livelli di lettura, ampliando incredibilmente la complessità della narrazione. Quello che era stato un prevedibile per quanto classico film sportivo (la rivalsa di un disadattato contro dei violenti) diventa la base per mostrare che se allarghiamo abbastanza la lente, possiamo vedere come la realtà non sia mai semplicemente bianca o nera. E la prima stagione si era conclusa esattamente con questa realizzazione da parte del nostro nuovo protagonista, Johnny.

cobra kai

Nella seconda stagione viene reinserito il villain più subdolo del franchise di Karate Kid, John Kreese (Martin Kove), primo sensei del Cobra Kai, e creatore delle massime inquietanti che ne dirigono la dottrina. Con il suo arrivo la situazione non fa altro che complicarsi sempre di più, sia per Johnny, sempre più combattuto nel trasmettere letteralmente gli insegnamenti da “legge della giungla” del Cobra Kai, sia per gli stessi spettatori che ormai faticano a tenere le fila di chi sia in torto e chi sembri portare avanti un’ideale di giustizia.

Ma lo scopo di questa seconda stagione è proprio quello di mescolare tutte le carte, di stabilire definitivamente che i buoni e i cattivi non esistono, ma ci sono semplicemente dei modi di approcciarsi al prossimo.

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La dottrina di Kreese è sempre più aggressiva, ma i problemi non arrivano solo dai ragazzi del Cobrai Kai, anche quelli del Miyagi Dojo avversario: il più delle volte spinti dalla paura e dal cattivo sangue che corre tra i due sensei, si trovano a rispondere in modo scorretto agli attacchi, fino ad arrivare ad uno sconvolgente finale di stagione.

Cobra Kai è una serie profondamente innovativa, affronta il tema dello scontro (si potrebbe dire addirittura, della guerra in generale) da una prospettiva molto intelligente: cerca di far capire come nel momento in cui si inizi ad accettare il conflitto come soluzione alle divergenze si abbia già imboccato una strada senza via di uscita, e non importa se le nostre intenzioni fossero buone o cattive.

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Ma soprattutto ci ricorda, quasi ironicamente, che la vita non è un film, come in effetti non finisca dopo l’evento sportivo che tanto avevamo a cuore, e che certe scelte hanno delle conseguenze che dovremo affrontare e di cui farci carico anche per il resto della nostra vita.

Aspettiamo entusiasti la prossima stagione.

Silvia Biagini

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