Denti da latte: abbiamo chiesto a Luca Ruocco tutti i segreti del suo romanzo per piccoli aspiranti vampiri

Lo scorso dicembre è arrivato nelle librerie, edito da Bakemono Lab, Denti da latte di Luca Ruocco.

Siamo nei territori del fanta-horror, più precisamente del fanta-horror per i più piccoli, infatti Denti da latte è un romanzo breve (siamo attorno alle 110 pagine) che racconta l’avventura del vampiro Bela nell’improvvisarsi genitore di un pargoletto; ma è anche l’avventura di questo pargoletto, presto chiamato Vali, nel mondo delle tenebre per diventare un futuro succhiasangue provetto.

Nel mondo immaginato da Luca Ruocco anche i vampiri hanno le loro cicogne porta-bebé, ovviamente non sono i bianchi pennuti della tradizione occidentale, ma oscuri mammiferi alati: è la Volpe Volante a lasciare sull’uscio dei castelli e delle cripte la prole vampiresca ed è proprio davanti alla porta della sua magione che il vampiro Bela trova il piccolo Vali. Ma sorge subito un problema: Vali non ha le caratteristiche del vampiretto classico, a cominciare dall’assenza dei caratteristici canini per forare il collo delle vittime. Da qui nasce una tortuosa ricerca da parte del neo-papà per capire come tirar fuori da Vali il vampiro che è in se. Tra le diagnosi del Dott. Frankenstein, i tentativi pedagogici di una maestra vampira e i suoi mostruosi alunni nel capire quale gruppo sanguigno è il più prelibato per Vali, i pareri della saggia bisnonna Lilith e la visita ai numerosi parenti vampiri, Bela e il suo piccoletto dovranno affrontare un vero percorso iniziatico ai “mestieri” del genitore e del figlio.

Con ironia (ovviamente macabra), leggerezza e delicatezza, Luca Ruocco affronta il tema della genitorialità da un punto di vista molto particolare, quello di un vampiro che cerca di accettare con caparbia un impegno per il quale chiaramente non era pronto. La motivazione che lo spinge è la “tradizione”, la ferrea devozione alla sua specie e ai meccanismi che la portano alla sopravvivenza, ma trattandosi di una storia di formazione e crescita, questa sua meccanica e rassegnata propensione al ruolo di genitore si trasforma nel piacere di essere un papà, con tutto quello che ne consegue. Allo stesso tempo, Denti da latte è un anomalo coming of age (in fasce) per il giovanissimo vampiretto che è chiamato a sfoderare tutti i suoi istinti da creatura della notte… che proprio non vogliono saperne ad emergere! Eppure, Vali è volenteroso, vuole assecondare il suo papà e tutta la stirpe dei vampiri della Carpazia, ma qualcosa non va e lui in primis è determinato a scoprirlo.

Denti da latte, dunque, affronta in maniera molto intelligente la dinamica tra genitori e figli, tra le aspettative dei primi e la ricerca di un’identità dei secondi, allo stesso tempo, però, non dimentica mai di essere un romanzo adatto ai bambini, soprattutto quelli più curiosi verso il mondo dei mostri. Per questo motivo, quello scritto da Luca Ruocco è un libro perfetto da leggere ai propri figli se siete appassionati di horror e volete iniziare a questo meraviglioso genere anche i vostri bambini; un manualetto del giovane conoscitore di vampiri che è un piacere da leggere anche per gli adulti.

Per raccontare nel dettaglio tutto quello che c’è dentro e attorno a Denti da latte, abbiamo interpellato proprio l’autore, il nostro amico Luca Ruocco, che ha risposto a qualche domanda. Se invece volete maggiori dettagli sull’edizione e sull’autore, vi rimandiamo a un nostro precedente articolo, qui.

Chi conosce Luca Ruocco e il suo impegno tanto in teatro e nel settore dell’intrattenimento quanto nella critica e nell’informazione di genere con IngenereCinema.com, conosce anche la sua grande passione per i mostri. Era quindi facile aspettarsi un’incursione letteraria “mostruosa” a base di succhiasangue e creature della notte, ma non era così scontato che Denti da latte potesse essere un romanzo breve destinato anche e soprattutto ai più piccoli! Perché questa scelta?

[Luca Ruocco]: Credo che attraverso le note dell’horror e del fantastico in generale sia molto più affascinante raccontare la realtà, con i suoi lati illuminati ma anche con quelli oscuri. Forse è addirittura più semplice farlo così, che non attraverso una cronaca precisa e spesso sterile. Ho sempre dato molta importanza al mio primo approccio al genere horror, avvenuto nei primissimi anni dell’infanzia grazie alle storie di fantasmi che era solito raccontarmi mio nonno e ad una naturale fascinazione verso la meraviglia innanzitutto visiva che mi regalavano i mostri. Ti parlo di quei mostri plasticosi a metà tra il dinosauro e il drago, con fauci spalancate e nessuna possibilità di movimento degli arti e nella coda. Insomma, con spettri e dinosauracci fu un amore a prima vista. Un sentimento che poi si allargò a tutte le creature non convenzionali, immaginarie e paranormali! Qualche tempo fa ho iniziato a pensare a una storia che sarebbe potuta diventare la porta d’ingresso per il mondo orrorifico per i bambini di oggi. Ovviamente volevo farlo utilizzando anche l’ironia, per tirare fuori un Genere ibrido tra il grottesco e l’inquietante che trovo molto nelle mie corde. Insomma, dopo aver creato la leggenda vampira che sta alla base del libro ho iniziato a scriverlo e – devo confessare – è venuto fuori in modo molto naturale, anche se di fatto Denti da Latte è la mia prima incursione nella letteratura per l’infanzia. Il libro ha avuto un paio di step di assestamento: inizialmente avevo pensato a una storia più breve con tante illustrazioni e ne avevo subito parlato con Stefano Tambellini, amico e illustratore che poi ha firmato la bella copertina. Poi ho cominciato ad aggiustare il tiro, proponendo di tanto in tanto letture estemporanee. Ne approfitto per ringraziare dei feedback Ivan Cenzi di Bizzarro Bazar, il disegnatore Mirko Fascella e il regista Paolo Gaudio. La forma che hai avuto modo di leggere, da romanzo breve, si deve però a un incontro con lo staff di Bakemono Lab, che ha creduto nel progetto in un momento molto complicato [tra pandemia, guerra e rincari] e mi ha chiesto di rilanciare, regalando a Vali e Bela alcune pagine (e qualche personaggio e situazione) in più.

Possiamo, quindi, considerare Denti da latte un manualetto per giovani aspiranti amici dei mostri, visto che vengono passate in rassegna tutte le caratteristiche dei succhiasangue del folklore e dell’immaginario popolare. Però Denti da latte è soprattutto una bella storia di crescita e formazione, non tanto di un giovane (forse) vampiro, ma di un vampiro adulto in padre. Mi potresti parlare di questo tema?

[Luca Ruocco]: Assolutamente sì. La mia idea di partenza era proprio quella di creare un libro che riuscisse a essere un primo approccio al Genere horror e nello specifico alle storie di vampiri, ma anche una storia di crescita e di accettazione di sé e dell’altro da sé. In più volevo inserire una sorta di piccolo manuale sulle varie specie di Vampiri esistenti nel folklore dei vari paesi del mondo. Ovviamente volevo farlo inserendo questo inserto da “bestiario” immaginario all’interno del mondo narrativo di Vali e Bela! La storia, come hai sottolineato ha uno scorrimento doppio: il piccolo lettore ha un’esperienza che si muove in parallelo a quella del piccolo protagonista. Per la bambina o il bambino fuori dal libro si tratta di muovere i primi passi all’interno del mondo dell’horror; allo stesso modo il piccolo Vali si sta addentrando in quello delle creature delle tenebre, che imparerà a conoscere… e non solo. Ma la storia è leggibile anche dal versante opposto, visto che Bela si trova a diventare d’improvviso e suo malgrado un genitore. Anche in questo caso il gioco dello specchio funziona, perché la lettura di Denti da Latte fatta da un genitore a un figlio diventa un’esperienza ancora differente e in qualche modo amplificata. Anche se non ho figli, credo che diventare genitore sia una delle esperienze reali più vicine a quelle che riescono a catturarci nelle storie di fantasia, e di certo è un argomento che si presta ad essere verniciato sia con i colori del fantastico che con quelli del grottesco.

Inoltre, Denti da latte affronta anche il tema dell’accettazione e delle aspettative che i genitori ripongono nei figli, che possono anche condizionare la natura stessa del giovane. Negli ultimi anni stiamo vedendo e leggendo molte cose su questi temi, in che modo hai scelto di trattarli e trasformali in maniera mostruosa?

[Luca Ruocco]: Anche in questo caso utilizzare i mazzi di carte più variopinti che orrore e grottesco riescono a fornirmi mi hanno aiutato ad affrontare un argomento di per sé importante. Un genitore e un figlio; due individui separati che uniti formano un’entità unica. Per molti versi è un processo di extra-ordinario, nonostante sia una delle cose più naturali. Succede nel mondo animale e, quindi, anche in quello umano. Cosa succederebbe, allora, nel mondo dei mostri? O dei Vampiri, che pur essendo mostri somigliano così tanto a noi uomini? Mi sono fatto queste domande e ho provato a dare delle risposte a me e ai piccoli Amici dell’Horror che si avvicineranno a Denti da Latte.

Mentre leggevo Denti da latte, soprattutto nei primi capitoli, immaginavo il vampiro Bela con la voce italiana del Conte Dracula di Hotel Transylvania. Sono io completamente fuori di testa oppure quella rilettura del famigerato vampiro è in qualche modo stata tra le fonti di ispirazione del tuo romanzo? E quali altre opere sono state d’ispirazione per Denti da latte?

[Luca Ruocco]: Chiaramente ci ho pensato, ma solo in un secondo momento. La fonte di ispirazione diretta viene dai fumetti e dai telefilm de La Famiglia Addams, con quel meraviglioso senso del macabro e dell’orrore che si mescolavano ad una comicità grottesca e nonsense. Un humour nero utilissimo a far inquadrare anche lì argomenti più profondi: dall’accettazione di sé stessi e dell’altro, ai rapporti familiari… Alcuni di questi discorsi e modalità sono, tra l’altro, presenti anche in Hotel Transylvania e, probabilmente, arrivano dalla stessa fonte! Per quanto riguarda la voce italiana di Dracula, sarebbe quella di Claudio Bisio, giusto? Beh, se il signor Bisio volesse prendere parte a una delle presentazioni di Denti da Latte e dare la voce anche a Bela ne saremmo onorati!

Lilith, Baital, Upir, Nachzehrer, Chupacabra, Mulo… nel romanzo vengono passati in rassegna molti vampiri, o varianti geografiche/etnografiche dei vampiri. Domanda secca: il tuo vampiro del folklore preferito e perché?

[Luca Ruocco]: Come ti anticipavo, quello di inserire un piccolo catalogo di “razze vampire” provenienti dal folklore dei paesi più disparati all’interno della mia storia è stato uno dei punti cardine del progetto fin dall’inizio. Ce ne sono davvero di tutti i tipi, anche molto differenti l’uno dall’altro! La scelta secca è impossibile, starei ore a rileggere i nomi e le varie descrizioni. Diciamo che il Nachzehrer, il masticatore di sudari, mi ha sempre inquietato particolarmente. Per questa sua attesa eterna che non porterà mai a nulla, questo doversi accontentare di succhiare un pezzo di stoffa perché non potrà mai arrivare ad altro. Ma ne citerei davvero a decine: dall’accoppiata Incubus/Succubus, alla Lamia, alla Gula! In generale, trovo davvero armonico il combinare l’horror (al cinema e in letteratura) con il folklore.

E poi troviamo riferimenti a Nosferatu, Frankenstein, Carmilla e ovviamente Bela (Lugosi). Stesso gioco, ma con i vampiri del cinema e della letteratura: scegline uno per ciascuna categoria, con motivazione.

[Luca Ruocco]: Qui è più facile. Per quanto riguarda il cinema il mio vampire movie del cuore è Nosferatu – Il principe della notte di Werner Herzog e non solo perché si tratta del film di uno dei miei registi preferiti. Penso che questo Nosferatu, con la bellissima accoppiata Kinski/Adjani nel cast, sia uno dei più romantici e malinconici adattamenti del Dracula. Oltre ad avere un senso del macabro costante e sempre a un livello molto alto. Resto sui classici anche in letteratura: colleziono edizioni del Dracula di Bram Stoker, che è uno dei romanzi più seminali che siano esistiti all’interno del nostro Genere di riferimento. Ma non potrei non consigliare anche il più moderno Io sono leggenda di Richard Matheson, anche per fornire una prospettiva davvero diversa della vicenda.

Chiudiamo il cerchio tornando sul tema dell’infanzia. Io sono cresciuto appassionandomi ai mostri, che mi andavo accuratamente a cercare nei cartoni animati, nei giocattoli e nei fumetti e so che per te è stata la stessa cosa. Secondo te, oggi, un Vampiro o un Lupo Mannaro possono ancora essere d’appeal per un bambino? E Come si è trasformato il rapporto tra l’infanzia e i mostri?    

[Luca Ruocco]: Penso che i bambini abbiano costante bisogno di meraviglia. È così anche per noi più stagionati, ma i piccoli sono più pronti a regalarsi momenti di stupore e di incanto. I mostri sono una fonte incredibile di questo senso del meraviglioso e, spesso, ci aggiungono una buona dose di spavento [e anche questo serve a crescere!]. Quindi penso che il rapporto sia, fortunatamente, rimasto lo stesso che abbiamo vissuto io e te. Forse a cambiare è stato quello tra i genitori e i mostri, a causa di un senso di iper-protezione dei bambini che un po’ dilaga e per certi versi mi sembra un po’ cieco. Genitori, lasciate che i vostri bambini facciano amicizia con i cari vecchi mostri! Anche gli incubi sono sogni e conoscere le ombre aiuta a scoprire lati inimmaginabili del mondo e di sé stessi. E poi… un Vampiro è per sempre. O quasi.

A cura di Roberto Giacomelli

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