FEFF22. Exit, la recensione

La più hollywoodiana delle industrie cinematografiche dell’estremo oriente, ovvero quella sudcoreana, negli ultimi tempi non ha portato in tutto il mondo solamente il talento di Bong Joon-ho, ma sta procedendo in maniera intelligentemente capillare a produrre opere facilmente esportabili e accattivanti per un ampio pubblico internazionale. Lo scorso anno è accaduto anche con Exit, una action-comedy che fa il verso ai disaster movie americani, ma con un tocco di ironia e il piglio action dal sapore quasi europeo, che è riuscita a guadagnare in tutto il mondo quasi 70 milioni di dollari. Exit, infatti, è stato il terzo film sudcoreano più visto nel mondo nel 2019 e anche il terzo maggior incasso dell’anno in patria, diventando in breve tempo un vero e proprio fenomeno e lanciando nell’olimpo dei talenti più promettenti il regista e sceneggiatore esordiente Lee Sang-geun.

Ma quali sono le ragioni del successo di Exit (Eksiteu, in originale)?

Alla base dell’opera di Lee Sang-geun c’è una commedia frizzante e ritmata che non scade mei nell’eccesso grottesco a cui ci ha abituato certo cinema coreano. È tutto concentrato sull’impacciataggine di Yong-nam, ragazzo con la passione per l’arrampicata sportiva che si dimostra un disastro in ogni cosa che fa, dall’approccio con l’altro sesso alla infinita ricerca di un impiego. Per questo motivo, Yong-nam è osteggiato dalla sua famiglia, dalla sorella maggiore in particolare, che lo fa sentire inutile e gravoso sull’economia famigliare. Perfino il nipotino di dieci anni lo schernisce, diventando per lui e per i suoi compagni di scuola un bersaglio di sfottò e dispetti.

Exit si concentra inizialmente proprio sulla figura tragicomica Yong-nam, interpretato dal simpatico Jo Jong-suk, al suo primo ruolo importante al cinema, dalla mimica facciale irresistibile che ricorda per certi versi il Jackie Chan dei bei vecchi tempi d’oro. Il ragazzo è inserito in un contesto sociale difficile perché, nonostante sia di buona famiglia, fatica molto a trovare un lavoro stabile, sottolineando la crisi d’impiego per i giovani che c’è anche in Corea del Sud; a ciò si unisce l’imbarazzante pratica delle feste famigliari da cui prende il “la” il focus di Exit, il compleanno del patriarca, celebrato in una sala cerimonie di un complesso alberghiero, fatto di cibo a buffet, parenti a frotte e temibilissime sessioni di karaoke.

In questo contesto entra in scena anche il secondo personaggio principale, Eui-joo, ex fiamma e compagna di scalate di Yong-nam che ha il volto della diva del k-pop Im Yoon-ah della band Girl’s Generation. Composto il quadretto, inizia la catastrofe: un uomo al volante di un’auto-cisterna e con indosso una maschera a gas libera dal suo veicolo un pericolosissimo gas che in pochi minuti si diffonde ovunque, avvelenando le persone con cui viene a contatto a Daegu, uno dei più popolosi distretti di Seul.

Quando Yong-nam e la sua famiglia, che stanno celebrando il compleanno proprio a Daegu, vengono a sapere dell’accaduto, iniziano a salire i piani dell’edificio, fino al tetto, visto che il gas sta cominciando ad elevarsi verso l’alto. Per i protagonisti sarà una corsa contro il tempo in un percorso pieno di ostacoli che metterà alla prova soprattutto l’eroismo di Yong-nam.

Dal ritmo forsennato e con scene d’azione spericolatissime che prevedono sessioni di free-climbing che farebbero impallidire perfino Tom Cruise, Exit procede senza sosta in un crescendo di scene madri che vedono Yong-nam e Eui-joo impegnati in sfide sempre più estreme che sfociano in un climax a base di droni e montaggio iper-cinetico degno del miglior action movie che possiate immaginare.

Non privo di ingenuità, soprattutto nella risoluzione della vicenda, e con qualche stereotipo nella delineazione dei personaggi, Exit sa farsi volere davvero bene perché mostra quella freschezza che manca a tanto cinema d’azione da cui oggi siamo bombardati. Nell’opera di Lee Sang-geun ci sono idee e c’è talento nel metterle in scena, oltre che un senso del ritmo davvero notevole e un comparto stunt fondamentale.

Presentato in anteprima italiana al Far East Film Festival, Exit si è aggiudicato il Gelso Bianco alla migliore opera prima proprio nella competizione del Festival friulano.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ritmo forsennato e divertimento assicurato.
  • Scene d’azione davvero notevoli.
  • Quale faciloneria nella risoluzione della storia.
  • Personaggi un po’ stereotipati.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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