Gli occhi del Diavolo, la recensione

Se c’è un filone dell’horror cinematografico che davvero non è mai passato di moda, quel filone è il demoniaco/esorcistico, che spopola con concentrazioni periodiche da almeno cinquant’anni, ovvero da quando tutto il mondo tremò dinnanzi al capolavoro di William Friedkin L’esorcista. E il dato curioso è che da allora non ci sono mai stati reali “scossoni” in questo filone e tra imitazioni, ispirazioni e omaggi, gran parte del cinema esorcistico si è dovuto confrontare con L’esorcista focalizzandosi sui topoi narrativi introdotti nel film di Friedkin. Non fa di certo eccezione Gli occhi del Diavolo, anonimo titolo italiano per l’altrettanto anonimo titolo originale Prey for the Devil, che torna a raccontare la dura lotta contro il Maligno per la salvezza dell’anima di una ragazzina.

La giovane Ann ha preso i voti dopo un passato difficile scandito dal trauma di una madre violenta che manifestava tutti i segnali di una possessione demoniaca. Per questo motivo, la ragazza sta seguendo un corso per poter assistere come infermiera i preti esorcisti, un ambiente fortemente maschilista che nega alle donne di poter praticare in prima persona il rito di Santa Romana Chiesa. Ann si interessa, in particolare, al caso della piccola Natalie una bambina alla quale si affeziona e che sembra manifestare disturbi non strettamente legati alla possessione demoniaca. Quando Natalie però peggiora, Ann inizia a sospettare che se un demone davvero infesta l’anima di quella bambina si tratta dello stesso che condusse alla morte sua madre. Per Ann diventa una questione personale!

Tra visioni spettrali del passato, acqua santa che lacera la carne, disumanizzazione dei volti, distorsione vocale e spiderwalk orizzontali e verticali, Gli occhi del Diavolo esibisce tutto l’armamentario esorcistico del caso per una storiella abbastanza esile che ha due punti essenziali di interesse. Uno è un twist narrativo di cui non possiamo parlarvi, non particolarmente sorprendente ma che risulta la chiave di volta di tutta la storia; l’altro è la concentrazione dell’attenzione sul sesso femminile non più inteso come corpo posseduto dal Diavolo (non solo, almeno) ma anche come guerriero di Dio. E non poteva esserci momento storico migliore per aggiungere un po’ di pepe a un horror esorcistico denunciando l’impostazione patriarcale ecclesiastica che vieta alle donne di vestire determinati ruoli, come quello dell’esorcista. Gli occhi del Diavolo, infatti, pone molta enfasi sul percorso della protagonista nella disciplina esorcistica e sulla sua predisposizione sia al dialogo con il paziente che alla lotta vera e propria con il demone. Un film che è specchio dei nostri tempi e che se mai verrà ricordato in futuro sarà proprio perché è “quello con l’esorcista donna”.

Da un punto di vista prettamente orrorifico, Gli occhi del Diavolo azzecca un paio di sequenze ad effetto, entrambe di esorcismo, ovvero il primo tentativo di esorcismo su Natalie e il poco successivo rituale sulla donna incinta. Non c’è nulla di nuovo, sia ben chiaro, ma il regista Daniel Stamm – che nel filone aveva già contribuito con il ben più riuscito mockumentary L’ultimo esorcismo – sa come gestire l’atmosfera e come giocare con cosa mostrare e non mostrare, così da elargire i giusti brividi nello spettatore. Meno riuscito, paradossalmente, l’esorcismo finale che pecca in spettacolarità trasformando un momento potenzialmente horror quasi in una sequenza da film action.

Decisamente convincente la performance di Jaqueline Byers che dà alla sua Ann la giusta dose di grinta, determinazione e dolcezza materna per supportare una protagonista che regge quasi interamente sulle sue spalle il film.

Nel complesso, dunque, Gli occhi del Diavolo è un horror senza infamia e senza lode che non prova mai a distinguersi realmente e rischia di perdersi nell’anonimato tra i tanti film a tema esorcistico, sempre troppo simili tra loro. In questo caso c’è il tema del ruolo della donna nella pratica esorcistica e del patriarcato ecclesiastico, ma forse non è sufficiente per rendere il film di Stamm un classico del genere e probabilmente non è neanche il vero punto di interesse per il pubblico d’elezione di un horror demoniaco.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un paio di sequenze horror ben architettate.
  • Jaqueline Byers ha il giusto carisma e il talento per reggere il film.
  • Sostanzialmente sa molto di già visto.
  • L’esorcismo finale è troppo pacchiano.
  • Il sottofinale che preannuncia sequel che mai ci saranno è quasi ridicolo.
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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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