I Recuperoni: The Young Pope e The New Pope, i capoccia tormentati della casta meretrix

La frase preferita dei detrattori de La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino è “non ha vinto l’Oscar il film, l’ha vinto la città di Roma”; volendo dare credito a questa ipotesi non ci sorprende come mai HBO, Canal+ e Sky abbiano deciso di puntare tutto sul fascino millenario dell’Urbe, commissionando una serie tv che abbia come protagonista il Papa, ultimo grande simbolo della Città Eterna, allo stesso regista che ne ha glorificato il lato profano e decadente.

Dopo aver gustato The Young Pope e The New Pope, trasmesse su Sky rispettivamente dal 18 novembre 2016 e dal 10 gennaio 2020 e ora disponibili su Now tv, ci si domanda se per primo sia stato scritto il soggetto delle serie o sia nata l’estetica sorrentiniana.

Il tipico taglio registico di Sorrentino che si focalizza sempre sulla melanconica solitudine di grandi personaggi raggiunge il suo apogeo grazie a uno staff tecnico di comprovata fama: abbiamo dunque le plateali scenografie di Ludovica Ferrario (Youth-La giovinezza, Il Rosso e il Blu), la fotografia di Luca Bigazzi (La Grande Bellezza, Youth-La giovinezza, Loro), gli splendidi costumi di Carlo Poggioli (Loro, Divergent, Romeo & Juliet) e Luca Canfora e le musiche di Lele Marchitelli (La Grande Bellezza).

Fiore all’occhiello della serie sono comunque i personaggi e i dialoghi dallo spessore mistico-esistenziale, per scriverli Sorrentino è stato affiancato da Peppe Fiore (Non uccidere, Ultras), Umberto Contarello (Loro, La Grande Bellezza, This Must Be the Place), Tony Grisoni (L’uomo che uccise Don Chisciotte, Houdini-L’ultimo mago, Paura e delirio a Las Vegas) e Stefano Rulli (Suburra, Educazione Siberiana, La meglio gioventù).

Nella prima stagione abbiamo visto il giovane Lenny Belardo (Jude Law) salire sul trono di San Pietro col nome di Pio XIII: il giovane pontefice ha un carattere schivo e intransigente, il suo intento è quello di riportare tutti i cattolici del mondo a una fede totale verso Dio, per cui si rifiuta di mostrarsi in pubblico e partecipare a qualsiasi evento mondano, al contrario del segretario di stato Vaticano, il cardinale Angelo Voiello (Silvio Orlando). Dietro l’austerità, per non dire anaffettività, del giovane si cela la sofferenza per l’abbandono dei genitori hippies, avvenuto davanti a un orfanotrofio quando era ancora molto piccolo; nel corso della stagione Lenny impara a superare le proprie fragilità e a ritrovare un rapporto intimo col Creatore, fino al colpo di scena finale che introduce il nucleo narrativo della seconda stagione.

The New Pope

All’inizio di The New Pope troviamo il cardinale Voiello col compito di trovare un degno sostituto di Pio XIII; ricorrendo ai suoi consueti giochi di potere riesce a convincere Sir John Brannox (John Malkovich) a farsi eleggere come vicario di Cristo, dando il via a un pontificato più flessibile ma ancor più minacciato da intrighi politici.

In questa seconda stagione i personaggi secondari e le sottotrame sono quasi indispensabili per mandare avanti il filo narrativo: se nella prima stagione la gigantesca personalità di papa Belardo doveva combattere contra mundum per riportare la Chiesa a una spiritualità più genuina, in questa seconda stagione Papa Brannox si chiude in una statica riflessività, lasciando le redini del potere a soggetti di dubbia moralità, fino al momento in cui Pio XIII non tornerà in scena.

Dopo la visione di entrambe le serie infatti si coglie il filo rosso presente nella mente del regista: l’unico indiscusso protagonista è Lenny Belardo che viene introdotto come un antiquato “bacchettone” ma finisce con l’acquistare sempre più le sembianze di un santo post-contemporaneo; tutti i personaggi che gli gravitano attorno, compreso il secondo pontefice, sembrano essere più realisti, e realistici, di lui ma con lo svolgersi della trama mostrano tutte le proprie fragilità. Con sguardo disincantato vengono presentati quasi tutti gli stereotipi, belli e brutti, sulla Chiesa Cattolica ma essi vengono sapientemente contestualizzati all’interno della normale varietà “umana”: avremo dunque cardinali omossessuali, segretari di stato “trafficoni”, pie donne un po’ troppo psicolabili, preti invidiosi, preti lussuriosi, suore festaiole, santi cialtroni, terroristi religiosi ma anche disabili dal potere catartico, escort sagge, suore life coach e cardinali dalla scorza dura ma dal cuore tenero.

Questa complessità umana non poteva non essere rappresentata da un cast di livello internazionale: Jude Law e John Malcovich sono al culmine del loro talento e con la loro recitazione quieta riescono a tener testa all’irresistibile esuberanza di Silvio Orlando – non avremmo sopportato un’altra sua interpretazione di un personaggio bonario- o addirittura a primeggiare sull’emotiva interpretazione degli altri attori.

Nota di merito anche alla rappresentazione femminile all’interno dei palazzi vaticani ma soprattutto al rispetto dimostrato verso la fede degli spettatori cattolici: un pubblico attento di certo non avrà gridato allo scandalo perché Belardo ama fumare nelle camere papali o per la presenza dei cosiddetti “personaggi grigi”, ma avrà colto il sottile simbolismo che rimanda alla reale esistenza di un Essere Superiore che nel suo imperscrutabile disegno ogni tanto mostra la sua presenza tramite Pio XIII.

Ilaria Condemi de Felice

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One Response to I Recuperoni: The Young Pope e The New Pope, i capoccia tormentati della casta meretrix

  1. Sebastiano ha detto:

    Sempre acuta e super-competente Ilaria, complimenti, leggerti è un grande piacere.

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