L’esorcismo di Hannah Grace, la recensione

Il 2019 è iniziato nel nome del Maligno! Mai come quest’anno il panorama horror sembra essere nel segno del Diavolo, visto che i primi mesi di questo nuovo anno vedono l’uscita di una serie di lungometraggi che raccontano di possessioni demoniche, esorcismi e bambini mefistofelici. E abbiamo iniziato senza andare per il sottile con L’esorcismo di Hannah Grace, possession-movie molto originale che sulla carta sarebbe dovuto essere il piatto forte della portata.

Sulla carta, però. Solo sulla carta. Perché una volta a tavola, il film dell’olandese Diederik Van Rooijen mostra il fiato cortissimo e una serie di scelte infelici che ne compromettono seriamente la riuscita.

L’esorcismo di Hannah Grace – che in originale è più oculatamente The Possession of Hannah Grace – ci racconta la prima notte di servizio di Megan Reed, ex poliziotta in congedo con trauma alle spalle e dipendenza da psicofarmaci, che viene assunta come impiegata notturna alla ricezione cadaveri dell’ospedale. Il primo corpo che le viene consegnato è quello di Hannah Grace, una ragazza assassinata e ritrovata mentre il suo omicida tentava di dare fuoco al suo cadavere. Il primo impatto con il corpo di Hannah Grace non è dei migliori e Megan sospetta ci sia qualcosa di strano nella sua cartella mortuaria, dubbi confermati dalla comparsa di un uomo misterioso che aggredisce Megan tentando di trafugare il corpo e ammonendo la ragazza: Hannah era posseduta dal Diavolo ed è morta dopo un lungo esorcismo, solo che il demone non è uscito dal suo corpo e sta solo aspettando il momento per manifestarsi nuovamente!

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Peccato che poi il film in questione sia il risultato di una serie di scelte sbagliate di sceneggiatura, di messa in scena, di gestione dei tempi narrativi e a risentirne è soprattutto l’aspetto più prettamente horror.

Partiamo da un presupposto che si chiama Autopsy (The Autopsy of Jane Doe), bellissimo e ansiogeno horror diretto da André Øvredal nel 2016. Quello di Diederik Van Rooijen, nonostante l’approccio demoniaco che all’altro mancava, è palesemente ispirato al film del 2016 solo che decide di non lasciare nulla all’immaginazione, abbattendo da subito quell’aura di mistero e inquietudine per sbandierare ai quattro venti la natura dell’orrore. Ne risulta che l’orrore non fa mai paura, ogni scena di spavento è telefonata e si risolve con trucchetti da baraccone che sembrano neanche puntarci sulla paura vera, favorendo l’effetto speciale pirotecnico da action movie.

Immaginate questo cadavere inquietantissimo, un corpo martoriato e raccolto in una smorfia di dolore, e immaginate una location perfetta per un film horror come un obitorio deserto, di notte. Il film si sviluppa quasi in tempo reale, tutto in una notte, e inizialmente sembra voler puntare su scricchiolii, luci che si spengono, ombre che si muovo, dettagli. Ma dopo pochi minuti, decide di svelare tutte le carte e preme sull’acceleratore scegliendo la via dell’azione e rovinando quell’accenno di atmosfera che si era creata. L’esorcismo di Hannah Grace comincia a svilupparsi quasi come La Mummia, con Hannah Grace rediviva e novella Imothep che se ne va a zonzo nell’ospedale (a volte con effetto anche un po’ involontariamente comico), uccide persone e si rigenera un poco alla volta. Quel corpo martoriato non riesce mai far paura, è eccessivamente costruito in computer graphic e la regia adotta modi sempre più improbabili e fantasiosi per coprirne le nudità.

In mezzo a tanto marasma da film che è palesemente partito per la tangente, si agita la canadese Shay Mitchell, lanciata in tv dalla serie Pretty Little Liars e vista di recente anche nella serie di Netflix You, non troppo espressiva ma con le fisique du role perfetto per il personaggio che interpreta.

L’esorcismo di Hannah Grace sarebbe potuto diventare facilmente un futuro classico horror, ma è solo un film sbagliato che si dimentica in fretta. Peccato davvero.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
Il soggetto è sicuramente vincente e i primi 15/20 minuti del film fanno presagire grandi cose. L’esorcismo di Hannah Grace è l’esempio di come non va realizzato un horror: tutto viene mostrato, la minaccia non fa mai paura, c’è troppa azione e computer grafica e scade anche nel ridicolo.
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