L’Uno, la recensione

Quando il teatro incontra il cinema, può accadere di tutto e L’Uno ne è la dimostrazione pratica.

Tutto accade la sera di un 31 dicembre in una elegante tavernetta di una raffinata abitazione privata. I due padroni di casa non stanno attendendo una folla di amici festanti ma soltanto una ristretta cerchia di famigliari perché gli assembramenti non sono consentiti, anche per il veglione di San Silvestro. Non sono permessi nemmeno gli scoppi dei fuochi d’artificio e, dalle ore diciassette, vige pure il coprifuoco serale.

Sembrerà strano ma si tratta di un racconto scritto più di un anno fa, quando tutto questo sembrava fantascienza e nessuno avrebbe scommesso un solo centesimo sul fatto che sarebbe potuto succedere davvero. In realtà ci sono anche tante altre situazioni anomale, misteriose, non di immediata comprensione e quasi paranormali.

L'Uno

In cielo è presente da quattro mesi una particolare formazione volante, chiamata l’Uno, la cui forma non è ben definita; c’è chi ci vede un cerchio, chi un’ellisse e chi un quadrato. In un pirandelliano Così è (se vi pare), si muovono sei personaggi in cerca non di un autore bensì di un colpo di scena, di un cambiamento, di una rivoluzione che, però, non avverrà mai.

Esattamente come Vladimiro ed Estragone che aspettano invano Godot, nell’opera di Beckett, così anche i protagonisti di L’Uno aspettano che questa entità sovrannaturale operi qualcosa di dirompente (sarà la fine del mondo?) ma senza restarne appagati.

L Uno

Da un’opera teatrale è nato questo film che contiene tutto e niente. Il “tutto” è l’insieme di mille riferimenti letterari che spaziano dai già citati Pirandello e Beckett fino ad arrivare al teatro dell’assurdo di Eugène Ionesco (alcuni passaggi sembrano usciti dalla pièce teatrale Le Sedie). Il “niente” è ciò che ci si aspetta ma che non si riceve mai. Noi siamo realmente coloro che sembriamo? Ma soprattutto, ci conosciamo veramente? E sappiamo cosa vogliamo? Sappiamo anche cosa ci gira veramente intorno o siamo in balìa di un destino sconosciuto? Sono mille le domande a cui i personaggi non sanno rispondere, restando attoniti. A dimostrazione dell’origine teatrale, il film rispetta anche i più classici canoni aristotelici, mantenendo rigidamente l’unità di luogo, di tempo e di azione ma, al contempo, rispetta i moderni generi cinematografici iniziando come commedia, continuando come farsa per finire come thriller paranormale e introspettivo; il tutto è compresso in poco più di novanta minuti.

L'Uno

Un film così anomalo non poteva godere di una distribuzione “normale” ed infatti uscirà il 23 novembre in VOD su Chili, in attesa di essere proiettato anche nelle sale cinema (non appena verranno riaperte); L’Uno ribalta gli schemi sia produttivi sia distributivi. La regia del film è affidata ad Alessandro Antonaci, Stefano Mandalà, Daniel Lascar e Paolo Carenzo mentre gli interpreti principali sono Elena Cascino, Matteo Sintucci, Stefano Accomo, Anna Canale, Alice Piano e Carlo Alberto Cravino. Sembrerà ovvio ma concludiamo che anche la regia e le recitazioni degli attori sono di stampo teatrale, e non lo diciamo come difetto ma come pregio.

Marcello Regnani

PRO CONTRO
Nel cinema italiano c’era bisogno di osare e sperimentare e L’Uno assolve bene al compito. Un eccesso di ricerca stilistica può risultare ostico ai palati non abituati alle raffinatezze letterarie.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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L'Uno, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to L’Uno, la recensione

  1. Margherita ha detto:

    Applausi agli attori di chiara provenienza teatrale, che hanno saputo scrivere un testo premonitore.
    Applausi!!

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