Piano Piano, la recensione

Piano Piano è un coming of age, ambientato alla fine anni 80, nella periferia di Napoli.

All’inizio, lo ammetto, ho alzato gli occhi al cielo. “Ce n’è davvero bisogno?”, mi sono chiesta.

La risposta, arrivata a fine film, è stata: sì, se fatti in questo modo sì.

È il 1987 e la vita di Anna si muove tutta intorno ad una palazzina in mezzo ai campi, appena fuori Napoli. È sempre più imminente la demolizione dell’immobile per far spazio al passaggio di una sopraelevata in costruzione, che porterebbe allo sfratto di molti condomini. In questo spazio di pochi passi, si intrecciano le vite e le emozioni dei giovani ragazzi protagonisti di questa storia.

Nicola Prosatore, reduce del successo della docu-serie Netflix Wanna, esordisce nel lungometraggio di fiction con una storia che si ispira alla gioventù di Antonia Truppo (Lo chiamavano Jeeg Robot, Indivisibili) che del film è co-autrice del soggetto, produttrice e interprete. Il regista riesce nell’intento di creare sì un film ambientato a Napoli, ma che abilmente evita i soliti argomenti e i luoghi comuni in cui sono intrappolati questo tipo di racconti. Riesce a creare un film fresco, mescolando sapientemente facce nuove e conosciute e aiutandosi con una fotografia e una colonna sonora che strizzano l’occhio a dinamiche deliziosamente pop. Il mondo che raffigura è sì un mondo di provincia, fatto anche di malavita, ma soprattutto è un mondo che riesce a parlarci.

I personaggi rappresentati potrebbero cadere vittima di facili stereotipi ma nelle dinamiche di Piano Piano riescono tutti quanti a ritagliarsi il giusto spazio, la loro giusta credibilità.

Lello Arena veste i panni di un boss di quartiere, calandosi nella parte in maniera molto credibile e donando una patina di realismo al personaggio e, così facendo, riesce a farlo uscire dai soliti canoni che siamo abituati a vedere.

La prova attoriale della giovanissima Dominique Donnarumma è molto convincente nei panni di Anna, e riesce a donare al personaggio quella giusta dose di indecisione e voglia di crescere tipica dei 14 anni.

Giuseppe Pirozzi (Peppino) e Massimiliano Caiazzo (Ciro) interpretano due giovani ragazzi, il primo di 15 e il secondo circa 18/19 anni, che si ritrovano intrappolati nelle dinamiche di vita e malavita che si sviluppano in quel piccolo cortile.

Infine, Antonio De Matteo veste i panni del “Mariuolo” e dà vita ad un personaggio profondo che riesce a non scadere nella più facile etichetta dal cattivo, rivelandosi, anzi, un personaggio dotato anche di delicatezza e attenzione. L’unico forse che riesce a vedere Anna per quella che davvero è.

C’è anche la musica in Piano Piano, quella pop che caratterizza temporalmente la storia e quella originale, firmata da Francesco Cerasi ed edita da Edizioni Curci, che possiede quel sound eighties ma capace di trasmettere anche un’inquietudine romantica.

Insomma, Piano Piano è un film sincero al quale è facile voler bene ed è proprio grazie a questa sua bontà che si riesce a passare sopra a qualche leggerezza di scrittura. Prosatore con il suo film sa ridarci e ricordarci quell’eccitazione e quel fuoco di quando si è consapevoli che si sta crescendo ma il mondo intorno sembra crescere e cambiare ancora più in fretta e allora si cerca di stargli dietro, correndo a più non posso.

Dopo essere stato proiettato in anteprima internazionale alla 75esima edizione del Locarno Film Festival ed essere stato presentato lo scorso anno in anteprima nazionale ad Alice nella città, Piano Piano arriva nelle sale cinematografiche distribuito da I Wonder Pictures dal 16 marzo.

Agata Brazzorotto

PRO CONTRO
  • Nonostante tratti tematiche già ampiamente conosciute, riesce a trovare un modo fresco di farlo.
  • Buona la resa dei personaggi adolescenti, che risultano realistici.
  • Alcune leggerezze di scrittura.
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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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