Rebel Moon – Parte 1: La figlia del fuoco, la recensione

Zack Snyder non è solo un regista di blockbuster con una fortissima personalità autoriale, ma è anche un fenomeno che andrebbe studiato, frutto di un’agguerrita (e inspiegabile, a parere di chi scrive) bagarre che si svolge fondamentalmente sui social network da anni tra sostenitori e detrattori. Ma non una contesa da bar come se ne incrociano a bizzeffe nei gruppi facebook, bensì un fomentatissimo stuolo di fan che si scannano per ogni sciocchezza con stronzissimi haters, come neanche nella curva sud dello stadio Olimpico durante un derby Roma-Lazio.

Anche se il regista era già noto oggetto di pro e contro dai tempi di 300 e Watchmen, sia perché aveva “osato” trasporre per immagini (ottimamente, aggiungo io) due graphic novel di un certo peso, sia perché qualcuno ha visto nelle sue opere un sottotesto vicino alla destra politica. Ma lo scontro di vedute si è accentuato senza dubbio con l’entrata in gioco dell’universo cinematografico DC Comics che Snyder stava seguendo come supervisore e produttore fino alla disfatta con Justice League e all’allontanamento da Warner Bros. che poi ha generato la lenta agonia e la morte del DCEU. Insomma, uno di quei registi che ha saputo imporsi nell’immaginario collettivo non solo per le sue opere ma soprattutto per le discussioni che si sono generate attorno ad esse e che è nuovamente sotto i riflettori oggi, poco prima del Natale 2023, per l’uscita della prima parte del suo fanta-action prodotto per Netflix, Rebel Moon.

Però viene a crearsi una situazione paradossale: Rebel Moon – Parte 1: La figlia del fuoco ha ricevuto stroncature in ogni dove, con un punteggio bassissimo su Rotten Tomatoes e la conseguenza che i fan di Snyder sospettano il boicottaggio da parte della critica a cui il regista non sta simpatico. Invece, Rebel Moon – Parte 1: La figlia del fuoco è davvero un film mediocre come non se ne era mai visti fino ad ora nella filmografia del regista e che vive di soluzioni già viste, meglio, altrove.

Dopo essersi schiantata su Vedt, una luna ai confini dell’universo, la misteriosa Kora (Sofia Boutella) inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di agricoltori. Presto però il tirannico Reggente Balisarius (Fra Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble (Ed Skrein) scoprono che i contadini hanno venduto il loro raccolto ai fratelli Bloodaxe, leader di un agguerrito gruppo di ribelli braccati dal Mondo Madre.

Assieme al coltivatore Gunnar (Michiel Huisman), Kora riceve l’incarico di scovare alcuni combattenti pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt e così riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak (Staz Nair) e Milius (E. Duffy), una combattente della resistenza.

Le cronache produttive ci raccontano che Rebel Moon, prima di diventare quello oggi è, nasceva come sceneggiatura per un film della saga di Star Wars che Zack Snyder aveva presentato alla Lucasfilm prima che questa fosse venduta a Disney. Infatti, l’influenza dell’universo creato da George Lucas è palese, in alcuni momenti perfino dichiarata, come nella sequenza in cui Kora e Gunnar conoscono e reclutano Kai, ripresa in maniera quasi pedissequa da Una nuova speranza, quando Luke Skywalker incontra Han Solo. Inoltre, la missione che muove gli abitanti di Vedt per cercare dei mercenari pronti ad aiutarli contro Noble è sospettosamente simile alla storia raccontata ne I Magnifici 7, così come molti momenti di Rebel Moon hanno un sapore da western e da film di samurai svelando le fonti d’ispirazione di Snyder.

Diciamo che, prese singolarmente, le suggestioni che animano questa prima parte di Rebel Moon sono davvero apprezzabili e ci dicono molto della (condivisibile) cultura cinematografica del suo autore. Il problema sussiste nel momento in cui si guarda all’opera nel suo insieme, o almeno a questa Parte 1, che si mostra come un minestrone riscaldato e insapore privo di qualsiasi fantasia. Ogni momento di questo film rimanda, narrativamente e visivamente, a qualche altra cosa e il “gioco” si fa così insistente che alla fine riesce a stancare, a distrarre chi guarda.

Le innegabilmente ottime scene d’azione, che in alcuni momenti rispecchiano lo stile esagitato e trionfale di Snyder, fatto di ralenty ed acrobazie impossibili, non bastano a dare ritmo a una storia che nasce stanca e non trova mai un vero punto di interesse per farsi ricordare, nonostante si tratti di 130 minuti composti fondamentalmente da scene madri. Anche i personaggi non riescono mai ad emergere perché, appunto, ombra di altri già visti altrove e privi di una costruzione personale e/o originale e questo nonostante Snyder possa fare affidamento su due attori pazzeschi, così fisici e carismatici e solitamente troppo poco utilizzati come Sofia Boutella ed Ed Skrein.

Inoltre, anche produttivamente parlando, Rebel Moon – Parte 1 ha un look molto sottotono, sembra quasi un blockbuster fatto al risparmio, con poca concessione ai Mondi che i personaggi visitano, tante sequenze in luoghi chiusi o con inquadrature strette e qualche green screen un po’ troppo evidente.

Lo stesso Snyder ha dichiarato che la versione di Rebel Moon – Parte 1: La figlia del fuoco che è approdata su Netflix il 22 dicembre è una versione cut e lo sarà anche la Parte 2 in arrivo in primavera, mentre lui sta lavorando al montaggio delle extended cut che avranno immagini audaci e violente. E qui ci si chiede perché: perché mai realizzare un film per una piattaforma streaming (quindi non sottoposto a eventuali divieti impartiti da commissioni e a esigenze di durata dettate dagli esercenti dei cinema) e poi lavorare a più versioni, cut e uncut? Questo non fa bene al film, confonde lo spettatore e non aiuta la fama del suo autore (recidivo).

Insomma, dopo la visione della versione cut di Rebel Moon – Parte 1: La figlia del fuoco non è che si venga a creare molto hype su Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice, una visione che potrebbe essere dettata più dalla completezza che dalla reale curiosità.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Le sequenze d’azione sono ben realizzate e hanno il tipico Snyder-style.
  • Questa atmosfera da western ha il suo perché.
  • Sa tutto di già visto. TUT-TO!
  • I personaggi mancano di interesse e caratterizzazione.
  • Questa inutile e nociva tendenza a creare una versione cut e rilasciare dopo mesi la uncut!
  • Il peggior film che Zack Snyder ha diretto fino ad oggi.
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Rebel Moon - Parte 1: La figlia del fuoco, la recensione, 5.5 out of 10 based on 2 ratings

One Response to Rebel Moon – Parte 1: La figlia del fuoco, la recensione

  1. Fabio ha detto:

    Non ho visto il film ne mai lo vedrò, Snyder è stato un fuoco di paglia, era partito bene con il validissimo remake de l’alba dei morti viventi e l’ottimo Watchmen, poi nada , si va da filmetti appena passabili a mondezze nauseabonde, ora come ora è solo un megalomane senza talento che per me dovrebbe ritirarsi per il bene del cinema

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