Roma 2014. Stonehearst Asylum, la recensione

Presentato nella sezione Mondo Genere alla IX edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, Stonehearst Asylum, ultima fatica di Brad Anderson, trae spunto dal racconto di Edgar Allan Poe Il sistema del Dottore Catrame e del Professor Piuma, pubblicato nel 1845 sulla rivista The Graham’s Lady’s and Gentleman’s magazine, di Philadelphia.

Per Brad Anderson non è la prima volta che viene trattata la malattia mentale, come  già accaduto in Session 9 e L’uomo senza sonno, questa volta però, il regista ne parla in maniera totalmente differente.

La pellicola è ambientata nel passato, ci troviamo nel 1899, dove il novello psichiatra Edward Newgate (Jim Sturgess) si reca in un vecchio manicomio, lo Stonehearst, per affinare le sue abilità facendo pratica sul campo. All’istituto viene accolto molto bene dall’eccentrico professor Silas Lamb (Ben Kingsley), da cui apprende i segreti del mestiere. All’interno del manicomio stringerà amicizia con Eliza Graves (Kate Beckinsale), una paziente con una violenta avversione a ogni forma di intimità. Newgate si accorge che i vecchi sistemi di cura  attuati dal predecessore di Lamb, il dottor Salt, sono stati aboliti, i pazienti infatti, non sono più sedati o rinchiusi, questo perché  Lamb sogna di costruire, tra le mura del suo istituto, una società libera e moderna. Tuttavia, non tutto è come sembra e una notte Edward sente, dal suo alloggio, rumori provenienti dai sotterranei e scopre terribili e pericolosi segreti all’interno del manicomio.

STONEHEARST ASYLUM immagine 2

Stonehearst Asylum si presenta come un vero e proprio horror dalla atmosfere gotiche e noir, antico e lugubre manicomio situato tra la nebbia della campagna inglese, ululati, corvi, cornacchie, pazienti inquietanti, dottori e staff medico bizzarri, insomma non manca proprio nulla dei vecchi film di paura e soprattutto non mancano le splendide atmosfere tetre e funebri che il nostro Poe era solito rappresentare nei suoi affascinanti racconti.

Anderson si avvale di una scenografia e di costumi davvero impressionanti e di un cast eccezionale, dalla coppia Sturgess /Beckinsale, funzionale per la narrazione dei fatti, a un Kingsley che offre un’interpretazione di dottore eccentrico e di paziente svitato davvero da Oscar, per chiudere con un Michael Cane, un David Thewlis e una Sophie Kennedy Clarck che recitano in maniera sublime in questa opera.

Tuttavia, nonostante la prima ora di film si mantenga su ottimi livelli, rispettando il racconto di Poe, il resto della pellicola deraglia come un treno e non c’è modo di rimetterla sui binari; soprattutto quando Anderson fa emergere sempre di più che il vero focus dell’intera narrazione è la storia d’amore e ancor di più nel finale, dove la sceneggiatura di  Joe Gangemi riversa fiumi e fiumi di colpi di scena, scontati e poggiati su modelli oramai risaputi che non solo sono debitori di un ben noto film di Martin Scorsese, ma che fanno perdere inoltre, quella magia di un horror gotico che il regista avrebbe voluto dare.

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Del cast fanno parte oltre a Ben Kingsley, Kate Beckinsale, Michael Cane, David Thewlis e Sophie Kennedy Clarck anche Brendan Gleeson, Jason FlemyngSinéad Cusack, Edmund KingsleyVelizar Binev, Christopher FulfordGuillaume Delaunay e Anton Poriazov.

Molto interessante è sicuramente la riflessione tra sanità e malattia che il film ti porta ad analizzare, in un mondo invaso dal caos e dalla corruzione, forse i matti sono solo i più onesti di tutti.

Camilla Lombardozzi

PRO CONTRO
  • Scenografia, costumi e cast superlativi.
  • Prima ora del film fedele al racconto di Poe.
  • Riflessione tra sanità e malattia.

 

  • Troppo spazio alla storia d’amore.
  • Finale con troppi colpi di scena, scontato e debitore a quello di Martin Scorsese Shutter Island.
  • Perdita dell’Horror gotico da parte di una sceneggiatura non proprio all’altezza della regia.

 

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