Archivio tag: tff33

Interruption, la recensione

Opera prima già avvistata a Venezia, Interruption, che era il più bel film della sezione Orizzonti, è ricomparso al Torino Film Festival nella sezione TorinoFilmLab. Porta la firma del greco Yorgos Zois, precedentemente autore del corto Casus Belli, e noi sappiamo quanto il cinema greco contemporaneo rappresenti il panorama più interessante al momento.

Girato tutto interamente all’interno di un teatro di Atene, dove un giovane regista dal volto inquietante quanto quello di Sacha Pitoëff sceglie un gruppo di attori occasionali tra il pubblico presente in sala. Gli attori divertiti e entusiasti, accettano di farsi coinvolgere da un esperimento teatrale ideato dallo stesso regista e metteranno in scena un’improvvisata rappresentazione dell’Oreste. Sarà il destino a scegliere i ruoli per loro.

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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Mia madre fa l’attrice, la recensione

Nel 2012, Mario Balsamo partecipava per la prima volta in concorso al Torino Film Festival con Noi non siamo come James Bond, uno stravagante docu-fiction. Nel 2015 è tornato, ancora una volta in concorso, di nuovo con un docu-fiction, ma stavolta di impronta ben più personale.

Mia madre fa l’attrice porta le telecamere a casa della madre del regista, Silvana Stefanini, che scopriamo avere avuto un breve passato da attrice in delle piccole produzioni di poco conto. Lei stessa non ricorda molto quell’esperienza, di cui non pare particolarmente entusiasta. Anzi, è consapevole del fatto che si trattasse di filmetti mediocri e rivela di essere stata attratta più che altro dai ruoli.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Iona, la recensione

Nel 2012, il regista Scott Graham vinceva il Torino Film Festival con il suo Shell, un buon esordio, appassionante ed emozionato, ben scritto e ben diretto. Graham torna alla regia e al Festival con Iona, presentato in sezione Orizzonti. Le due opere sono dello stesso regista e si vede, dati i non pochi tratti in comune. Innanzitutto, in entrambi i film è protagonista una donna, la cui vita è legata ad un evento traumatico. Shell era la figlia di un padre epilettico, Iona è una donna dall’oscuro passato.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Coma, la recensione

Come ad ogni Festival che si rispetti, in concorso c’è sempre quel film soporifero che batte il record di fughe dalla sala. Coma è uno di questi, anche se forse al 33° Torino Film Festival se la giocava con Colpa di comunismo di Elisabetta Sgarbi.

Tre donne – nonna, madre, figlia – vivono recluse in un vecchio palazzo di Damasco. Hanno scelto di condurre un’esistenza in volontaria prigionia estraniandosi da una città in perenne stato di assedio. Mentre fuori infuria la guerra, le donne si aggirano nelle stanze come fantasmi ancora in vita, con la surreale colonna sonora di appassionate soap siriane.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Mountain, la recensione

Così come era accaduto per Interruption, anche Mountain, opera prima dell’israeliana Yaelle Kayam, dalla Mostra del Cinema di Venezia è passato automaticamente al  Festival di Torino: era in Orizzonti a Venezia ed è in TorinoFilmLab al TFF.

C’è da dire che già a Venezia, in generale, Israele è stata forse la nazione vincitrice morale del Festival: ha presentato più film e nessun’opera sbagliata. E questo film è stato accolto con notevoli applausi in proiezione stampa.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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TFF33: The Wave

Fuori concorso al 33° Torino Film Festival, il disaster movie norvegese di Roar Uthoag The Wave, proposto dalla Norvegia per l’Oscar al miglior film straniero, non convince la Sala del Cinema Massimo.

Norvegia, il geologo Kristian Eikjord ha una vita ordinaria normale. Una moglie receptionist in un albergo, due splendidi figli, una nuova casa in cui sta per traslocare. Praticamente, la famiglia del “Mulino Bianco”. Ultimamente, si sta occupando di uno studio importante: la montagna Åkneset, che si trova nel fiordo di Geiranger, un giorno provocherà un potente maremoto di 80m di altezza che distruggerà tutto. Eikjord prova ad avvertire i suoi superiori, ma nessuno sembra dargli ascolto.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Quel fantastico peggior anno della mia vita, la recensione

Negli ultimi anni, la malattia è diventata un territorio prelibato per il cinema adolescenziale e, ancora prima, per la letteratura young adult. L’esempio più palese, nonché consacrazione, è arrivato con Colpa delle stelle, romanzo e film di grande successo che racconta l’amore e la malattia dal punto di vista di due adolescenti. Alfonso Gomez-Rejon parte da questo presupposto e realizza un film che volutamente si pone come pecora nera del filone, un anti-Colpa delle stelle, possiamo dire: e quale occasione migliore che adattare il romanzo di Jesse Andrews Me and Earl and the Dying Girl? Da questi presupposti nasce Quel fantastico peggior anno della mia vita, gradevole storia di formazione che adotta il cinismo per parlare di buoni sentimenti, applauditissima all’ultimo Sundance Film Festival, dove si è anche aggiudicato due premi. 

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TFF33: Le Loups

Elie si immerge nel fantastico paesaggio canadese, quando la primavera comincia a fare capolino e a riscaldare l’aria. É giunta nel piccolo paese costiero perché ha bisogno di solitudine, di chiarirsi le idee e rimettersi in sesto. O almeno questo è quello che dice ai diffidenti abitanti, una comunità gioviale ma chiusa che la guarda con sospetto. Pian piano, senza farsi abbattere, riesce ad integrarsi nella comunità ma Maria è convinta che lei sia un’ambientalista che lotta per la salvezza delle foche in incognito venuta per carpire segreti e farà di tutto per ostacolare il suo inserimento.

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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TFF33: Lo scambio

Se è vero che ad ogni Festival c’è un film praticamente fuori posto, al TFF33 è sicuramente Lo scambio, film che passa praticamente inosservato.

Palermo, anni ’90. Tra i banchi del mercato, due ragazzi vengono colpiti alle spalle da sicari mafiosi. Uno muore, l’altro sopravvive. Ancora per poco. L’azione si sposta ed entra nella vita di un cupo commissario, chiamato ad occuparsi del caso. Con l’aiuto dei suoi uomini, ferma e preleva un giovane geometra che sospetta prossimo ai ragazzi uccisi. Ma è evidente che il ragazzo non sa nulla. Nondimeno, ostinato a ottenere una confessione, il commissario passa alle maniere forti. Come se non bastasse, l’uomo ha a casa una situazione familiare particolare: ha una moglie incinta che è, però, spaventata dalla nuova gravidanza, a causa del rapimento e morte di un figlio precedente. La paura della donna è tale da farla sprofondare in depressione e portarla a continue allucinazioni.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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TFF33: God Bless the Child

Il primo film in concorso al 33° Torino Film Festival è God Bless the Child, un film che ha fatto molto discutere e che ha diviso la critica.

God Bless The Child è un film a soggetto, ma assolutamente sprovvisto di trama. Un film di finzione girato come se fosse un documentario, o meglio una docu-fiction.

Una madre egoista abbandona improvvisamente la propria famiglia, lasciando la tredicenne Harper con due bambini più piccoli. Harper si troverà così, improvvisamente, a fare da madre ai suoi fratelli che piangono e urlano tutto il giorno, che innocentemente discorrono del loro “pisellino” e giocano a fare Batman e Hulk.

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