The Old Guard, la recensione

Dalla miniserie a fumetti di Greg Rucka e Landro Fernandez, The Old Guard, Skydance Media e Netflix traggono un omonimo film che ha tanto il sapore del primo capitolo di una probabile saga, una origin story che mostra però il fiato molto corto e non invoglia a immergersi a lungo termine in quella che dovrebbe essere la risposta Netflix ai blockbuster fumettistici Marvel e DC.

Tutto ha inizio da un fumetto di nicchia che Greg Rucka – esperienza ventennale in DC Comics (Batman, Wonder Woman, Superman) e in Marvel (Elektra, Black Widow, Wolverine, Daredevil) – che vede luce nel 2017. Una miniserie in cinque numeri che viene subito opzionata da Skydance Media per una trasposizione cinematografica, che comincia a prendere concretezza già nel 2018 quando Netflix si aggiunge al team come distributore esclusivo e produttore associato, titolo a cui si aggiunge l’anno successivo anche l’attrice Charlize Theron, a cui viene affidato anche il ruolo da protagonista. Insomma, buone premesse per quello che dovrebbe essere un cinecomic Netflix fuori dai canoni a cui siamo abituati, solo che i risultati finali un po’ deludono le aspettative e The Old Guard si rivela un prodotto molto canonico, perfettamente allineato allo standard qualitativo dei blockbuster Netflix, tanto ben confezionato quanto per nulla memorabile.

Andy, Booker, Nicky e Joe lavorano come mercenari in missioni di caratura internazionale di estrema delicatezza, ma il successo del team guidato dall’introversa Andy è da attribuire al fatto che sono esseri immortali che hanno combattuto attraverso i secoli gran parte delle guerre che hanno travolto l’umanità. Quando i quattro cominciano ad avere visioni di una ragazza americana che presta servizio nella Guardia Nazionale in Afganistan, si rendono conto di aver trovato una quinta immortale e cercano di mettersi in contatto con lei. Ma nel frattempo, un misterioso committente ha teso una trappola al team con l’intento di consegnarli a una nota industria farmaceutica intenzionata a studiare il loro DNA per sviluppare un vaccino capace di combattere ogni tipo di malattia.

Partendo da un concept affascinante che frulla gli X-Men con Highlander senza essere nessuno dei due, The Old Guard mostra subito un enorme limite: non ha personalità. Il problema è da attribuire non tanto alla sceneggiatura dello stesso Greg Rucka, che mostra tante potenzialità non sempre espresse al massimo da dialoghi un po’ monotono, quanto dalla regia di Gina Prince-Bythewood, totalmente inadatta oltre che palesemente disinteressata a quello che sta raccontando. La regista newyorkese lavora da vent’anni nel mondo dello spettacolo barcamenandosi tra film romantici ed episodi di sitcom e appare del tutto inadatta nel gestire un blockbuster fanta-action. Questo lo si evince dalla mancanza di trasporto emotivo di cui The Old Guard si fa colpevole, dalla passività con cui sono gestite le scene d’azione, dalla palese distanza tra i personaggi e chi li sta raccontando, oltre che un lavoro disastroso sul montaggio delle musiche. Infatti, The Old Guard ha una colonna sonora pop modernissima e laccata utilizzata a sproposito per conferire ritmo alle immagini, sbagliando clamorosamente obiettivo con un k.o. che non riesce a far integrare le immagini con le musiche.

I personaggi che compongono il team di immortali hanno un po’ tutti il medesimo peso nella storia anche se la sceneggiatura cerca di dare maggiore rilievo a Andy, interpretata da Charlize Theron, e Nile che ha il volto della giovane Kiki Layne. Per carisma legato all’interprete è però la Theron ad emergere e lasciare il segno, stupenda come sempre e unica del lotto che sembra essersi fisicamente preparata al ruolo in maniera adeguata, visto che le scene d’azione sono quasi tutte affidate a lei. Nel cast troviamo anche Matthias Schoenaerts, che forse ha il personaggio più tormentato, Luca Marinelli, per la prima volta in un blockbuster USA, e Marwan Kenzari, che abbiamo visto di recente nel poco riuscito ruolo di Jafar nel live action di Aladdin.

Come spesso accade nei prodotti contemporanei per il grande pubblico, e come quasi sempre accade nei prodotti Netflix, c’è grande attenzione alla diversity sia per quanto riguarda la questione razziale che sessuale, solo che in The Old Guard, più che altrove, si percepisce il fiato sul collo della produzione esecutiva per far si che tutte le razze e le minoranze siano rappresentate. Insomma, un lavoro duro per lo sceneggiatore!

Sempre più frequentemente nei film fanta/thriller le ragioni del villain sono nobili (ovviamente sono i modi a risultare discutibili) e in The Old Guard non si fa eccezione, visto che i piani dell’antagonista interpretato dal potteriano Harry Melling, mirano a favorire la ricerca medica e, di conseguenza, a salvare vite. Si viene così a creare anche una strana morale egoistica attorno a The Old Guard che se da una parte mira a salvaguardare l’integrità per protagonisti, dall’altra ha un eco quasi no-vax che pesa come un macigno.

Dunque, se non possiamo assolutamente parlare di un brutto film, vista la confezione convenzionalmente dignitosa e una Charlize Theron capace di fare la differenza, The Old Guard risulta però eccessivamente anonimo sotto tutti i punti di vista, il classico prodotto senza infamia e senza lode che si dimentica troppo in fretta.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Charlize Theron.
  • Il concept accattivante.
  • Una regia svogliata e inadatta.
  • Ritmo moscio.
  • Morale controversa.
  • Tutto poco memorabile.
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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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The Old Guard, la recensione, 5.5 out of 10 based on 2 ratings

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