Una donna per amica, la recensione

Esiste l’amicizia tra uomo e donna?

Con questo interrogativo determinatamente perseguito, l’ultimo film di Giovanni Veronesi si va ad adagiare sui toni della nuova commedia all’italiana, pseudo-romantica e tendente al comico, visto che ha per protagonista un Fabio De Luigi a ruota libera ma meno cartoonesco del solito.

La storia di Una donna per amica si incentra sul bel rapporto d’amicizia che c’è tra Francesco (Fabio De Luigi), rampante e un po’ imbranato avvocato, e Claudia (Laetitia Casta), bella italo-francesina dall’innamoramento facile.

Il film è racchiuso tutto in queste due righe scarse, il che ci fa sospettare che non sia altro che l’estensione di un episodio pensato per uno dei tre Manuale d’amore e mai realizzato, anche se è Veronesi stesso a smentirlo, rivelando che l’idea per Una donna per amica risale agli anni ’90, quando avrebbe dovuto realizzarlo insieme al collega e amico Francesco Nuti. Fatto sta che l’ultimo film di Veronesi ha il fiato corto e malgrado non arrivi neanche ai canonici 90 minuti di durata, da la sensazione che l’esile soggetto sia stato fin troppo dilatato. E non ci sarebbe altra spiegazione, visto l’inserimento di tanti personaggi secondari senza i quali il film non sarebbe minimamente differente. La surfista dall’incomprensibile parlata frettolosa interpretata dalla simpaticissima Virginia Raffaele, l’ex tossicodipendente in comunità di recupero che annota tutto e prevede le risposte altrui, interpretata da Valeria Solarino, la cliente del protagonista ovvero una gelosissima Geppi Cucciari, arrestata per aver evirato il marito… tutti personaggi forti ma che hanno pochissimo spazio, evidentemente inseriti come rinforzo per un plot che si esaurisce presto.

Una donna per amica immagine 1

Che poi, parliamoci chiaro, Una donna per amica non è di certo un pessimo film, anzi scorre via veloce, si lascia guardare gradevolmente e ha ritmo, grazie anche a una serie di gag affidate a De Luigi forse migliori del solito perché esulano dalla sua maschera da “sfigato remissivo”, basti pensare agli incontri con la portinaia dalla parlata ostica (che hanno molto della comicità di Renato Pozzetto) e all’epilogo in aeroporto. Insomma, meglio questa accezione di commedia che gran parte di quelle che abbiamo visto nei mesi passati, che si trattasse degli universitari di Moccia, i cerebrolesi di Ruffini, gli eterni Peter Pan di Pieraccioni, l’episodico Neri Parenti o i nostalgici anni ’80 di Vanzina.

Però l’ultimo Veronesi ha questo strato di leggerezza e superficialità quasi anomalo, questa debolezza strutturale da film improvvisato che fanno di Una donna per amica il classico prodotto usa e getta, di quelli che si dimenticano poche ore dopo averli visti. Tutto ciò va poi considerato tenendo presente che il precedente lavoro di Veronesi, sempre prodotto da Fandango e distribuito solo pochi mesi fa, ovvero L’ultima ruota del carro, era un gran bel film di quelli dolce-amari che celebrano con efficacia la tradizione della vera commedia all’italiana, quella che ha fatto la Storia.

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Ai nomi del cast già citati, vanno aggiunti la coprotagonista Laetitia Casta, che ci fa ricordare il motivo per cui un tempo gli attori stranieri (e non solo) in Italia venivano doppiati, la sempre affascinante Valentina Lodovini, Adriano Giannini, Monica Scattini e Miriam Dalmazio.

Tornando all’interrogativo di partenza: Esiste l’amicizia tra l’uomo e la donna? Stando alle rappresentati del sesso femminile che affollano questo film, per lo più facili-immature-problematiche-odiose-manesche-possessive, non ci sarebbero dubbi… e non per il motivo che magari in molti pensano! Lo sguardo sulla vicenda – che è unicamente maschile, visto che alla sceneggiatura ci sono Veronesi e Ugo Chiti – ci suggerisce che amiche così  forse è meglio perderle che trovarle. Chapeau!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Commedia leggera leggera, che ha ritmo e azzecca diverse gag.
  • Fabio De Luigi funziona meglio del solito.
  • I siparietti con Virginia Raffaele.
  • Narrativamente debolissimo.
  • I personaggi secondari sono inutili allo sviluppo della storia.
  • Si dimentica facilmente.
  • Un pesante passo indietro per Veronesi dopo L’ultima ruota del carro.
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