17 anni (e come uscirne vivi), la recensione

I 17 anni sono sicuramente un’età tormentata, il passaggio dall’adolescenza (non troppo lontana), all’età adulta (ma, non troppo vicina). I primi amori, l’approccio con l’altro sesso, il contrasto sempre più forte con i genitori, il sesso che da tabù diventa invece un elemento costante; inevitabilmente si cambia e il Liceo è la “giungla”, in cui ci si forma, ci si modella, ci si plasma, o si rimane emarginati.

I 17 anni possono essere definiti il coming of age, l’età della sopravvivenza, in cui ogni piccolo problema diventa un dramma, in cui l’universo scolastico è visto come una costante prova da superare.

The Edge of Seventeen, che in Italia diventa 17 anni (e come uscirne vivi), è il classico teen movie americano adattato all’epoca contemporanea, in cui tutto è regolato dal principio della visibilità.

C’è una parola per descrivere i ragazzi di questa bella, ma dannata età, TEENAGERS, in pieno contrasto emotivo con gli adulti, incapaci di esprimersi e relazionarsi in maniera consona: il classico rito di passaggio, duro, ma necessario.

Scritto e diretto da Kelly Fremon Craig, The Edge of Seventeen racconta la storia di sviluppo ed evoluzione di Nadine e Krista, amiche d’infanzia, inseparabili che tentano di muoversi e al contempo sopravvivere tra le difficoltà del liceo. La loro amicizia tuttavia, si spezza quando Nadine scopre che Krista esce segretamente con suo fratello Dorian. Scossa dalla perdita del padre avvenuta quattro anni prima e dal rapporto stravagante che ha/non ha con la madre; Nadine sarà costretta a vedere con occhi completamente diversi le persone che la circondano. In questo scenario del tutto detestabile per Nadine, l’unica persona con la quale sembra riuscire ad interagire è il professore di storia Bruner.

Nonostante la Craig non avesse nessuna esperienza di regia, è stato proprio il noto produttore e regista James L. Brooks a volerla a comando della pellicola, definendola “una forza della natura”, pronta ad imparare ciò che non conosce.

Ad interpretare Nadine troviamo Hailee Steinfeld (nomination all’Oscar per Il Grinta dei fratelli Coen), che sta letteralmente correndo verso l’età adulta, senza aver però superato i problemi che la pubertà le ha portato. Krista (Haley Lu Richardson, vista recentemente in Split) d’altra parte è la classica brava ragazza acqua e sapone, che desidera il meglio per sé e per le persone a cui vuole bene, inseparabile dall’amica, sarà costretta a scegliere tra il meglio per sé stessa, appunto l’amore per Dorian e il meglio per Nadine. Dorian, interpretato da Blake Jenner (Glee), ha un pessimo rapporto con la sorella minore, nonostante abbia assunto sulle sue spalle tutta la responsabilità della famiglia dopo la morte del padre, Nadine non sembra rendersene conto. A completare il cast troviamo i veterani Woody Harrelson e Kyra Sedgwick, rispettivamente uno stravagante professore di storia e Mona, bizzarra mamma della protagonista.

Le scenografie sono affidate a William Arnold, le musiche ad Atli Orvarsson e i costumi a Carla Hetland. Prodotto da James L. Brooks, 17 anni (e come uscirne vivi), analizza il percorso di crescita e formazione che dall’adolescenza porta all’età adulta, catturandone la confusione e la complessità che i diciassette anni comportano. Un’esperienza tanto bella, quanto terrificante, in cui si è consapevoli che qualcosa sta cambiando, in cui si ha il controllo della propria esistenza, ma si fa ancora fatica a trovare il canale adatto per potersi esprimere ed abbandonare quindi il vecchio per il nuovo.

Camilla Lombardozzi

PRO CONTRO
  • Ottima regia.
  • Buona prova attoriale per la Steinfeld che calza a pennello la tipica diciassettenne in piena crisi ormonale.
  • Film non scontato, ma dal forte contenuto empatico. Un teen movie americano adattato all’epoca contemporanea.
  • Sceneggiatura priva di superficialità e piena di spessore.
  • Oscena storpiatura del titolo nella distribuzione italiana.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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