34 TFF. Better Watch Out (Safe Neighborhood)
È Natale. Le strade sono coperte di neve e piccoli gruppetti di cantori intonano le musiche che accompagnano questo periodo dell’anno. Tutto il quartiere è avvolto nel magico abbraccio prefestivo.
Per Ashley sarà l’ultimo Natale in quel quartiere prima di trasferirsi a Pittsburgh. Tuttavia, invece che fare le valigie, decide di fare un’ultima volta la babysitter ai suoi vicini. Per il dodicenne Luke questa è l’ultima occasione per cercare di fare colpo su Ashley, di cinque anni più grande.
Lasciati soli, i due si organizzano come hanno fatto centinaia di serate prima di quella: pizza, un buon film horror e a letto presto. Ma questa non è una serata come tutte le altre! Ben presto i due si rendono conto di essere spiati da qualcuno, che eventualmente riesce ad entrare in casa. Ashley, con grande prestanza di spirito, cerca di far fronte alla pericolosa situazione mentre Luke non rinuncia a fare l’uomo di casa per proteggere la sua amata babysitter.
Ashley, però, si rende conto che qualcosa non torna in questa invasione domestica e che la verità è ben lontana dalle sue più fervide fantasie.
Da un po’ di anni ormai siamo abituati a collegare il Natale non solo a storie lacrimose con buoni sentimenti ma anche ad atroci narrazioni horror. Safe Neighborhood (conosciuto anche come Better Watch Out) riesce alla perfezione a mischiare l’atmosfera natalizia, calda e familiare, con le drammatiche note di un’invasione domestica che promette ansia e situazioni truci, dove la sopravvivenza non è affatto assicurata.
La colonna sonora è composta quasi unicamente dalle canzoni di repertorio cui tutti siamo abituati, canzoni che fanno da contraltare ironico alle terribili immagini che scorrono sullo schermo.
Proprio l’ironia è uno dei punti di forza di questo film. Si ride, e tanto. Si ride nei classici momenti della calma prima della tempesta, quando ci vengono presentati i fantastici genitori di Luke o il suo migliore amico nerd; ma si ride anche e soprattutto quando si raggiunge l’apice della drammatica vicenda, creando una stranissima e davvero riuscita commistione fra ironia e paura che contribuisce a distinguere questo film dalla sequela di titoli simili.
Con situazioni al limite del paradossale, che tuttavia sembrano totalmente plausibili nell’architettura della storia, lo spettatore rimane coinvolto e rapito, sobbalzando dagli spaventi e asciugandosi una divertita lacrima il momento successivo.
La vicenda stessa presenta delle svolte narrative che lasciano a bocca aperta: quasi come un riuscito numero di magia, la nostra attenzione viene attirata altrove, per nascondere quelle che sono le vere fila della storia. E questo “stratagemma” viene riproposto con meticolosa attenzione, la stessa che caratterizza lo scaltro antagonista che sembra avere sempre un asso nella manica, con la sola regola, interna ed esterna al film, che sembra non esserci mai limite al peggio.
Safe Neighborhood non lascia un attimo di respiro, richiede l’assoluta e completa attenzione dello spettatore senza, per altro, deluderne mai le aspettative. Ogni nuova scena, ogni nuova sorpresa, ogni nuova atrocità non fanno che andare ad arricchire una base già egregiamente costruita, pronta per essere migliorata.
Il cast è composto da un gruppo di giovanissimi semi sconosciuti che ha già dato prova di sé e sicuramente non stenteranno ad affermarsi. Ritroviamo i fratelli di The Visit, Olivia DeJonge e Ed Oxenbould, e l’ultimo Peter Pan cinematografico Levi Miller al fianco di nomi più conosciuti come Virginia Madsen e Patrick Warburton. Ogni ruolo è perfettamente caratterizzato permettendo una forte empatia con i personaggi e le dinamiche comiche serrate, unite alla tensione avvolgente, compongono il ritmo irresistibile della storia.
Ne risulta un film godibile e anche quando la grande sorpresa è già stata rivelata, quando ormai sappiamo cosa succede e come succede, ogni tassello della storia e della messa in scena è talmente ben calibrato che ogni nuova visione può dare la stessa scarica di adrenalina, lo stesso divertimento provato la prima volta.
Il mio primissimo istinto sui titoli di coda (c’è una micro scena inserita a tradimento, attenzione!) è stato quello di rivedere il film d’accapo, ancora e ancora.
Michela Marocco
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