C’era una volta a New York, la recensione

1921. Ewa e Magda Cybulski lasciano la Polonia emigrando negli Stati Uniti. Arrivati a Ellis Island, New York, Magda viene fermata perché riconosciuta positiva alla tubercolosi e messa in quarantena all’ospedale dell’isola. Ewa, invece, trova la complicità di Bruno Weiss che la prende con sé, le da un posto in cui dormire e le trova un lavoro come sarta nel suo night club. Ma Ewa è molto bella e forse potrebbe rendere meglio come spogliarellista, così Bruno tenta di convincerla a intraprendere questa strada, promettendole quei soldi necessari per le cure di Magda. Ma quando Ewa conosce l’illusionista Orlando, la faccenda si complica.

Cosa può suggerire una vecchia fotografia ritrovata? A qualcuno può richiamare eventi passati, positivi o negativi, e rappresentare lo spunto per una discussione, per qualcun altro può essere motivo di rimpianto con conseguente meditazione sui bei tempi andati, o ancora di confronto, per constatare come le cose nel tempo siano cambiate. Ma poi c’è anche chi guardando una fotografia decide di fare un film! Questo è il caso di James Gray, il talentuoso regista di I padroni della notte e Two Lovers che trae spunto per il suo nuovo film, C’era una volta a New York (The Immigrant, in originale), da alcune vecchie foto di famiglia ritrovate. Si tratta di foto d’poca, scattate dal nonno del regista quando emigrò negli Stati Uniti nel 1923 per fuggire dalle persecuzioni naziste (si trattava di una famiglia russa ebrea), sbarcando ad Ellis Island dopo giorni passati in mare. James Gray fa sua questa storia, le costruisce attorno vicende atte a coinvolgere lo spettatore e la condisce con una forte dose di melò realizzando un film classico nello stile e nei contenuti che avvolge e appassiona per due ore.

Marion Cotillard e Joaquin Phoenix a Ellis Island

Marion Cotillard e Joaquin Phoenix a Ellis Island

C’era una volta a New York, che nel titolo italiano suggerisce un’epopea di leoniana memoria, trascina lo spettatore nella Grande Mela dei primi anni ’20 accompagnandolo per mano in un mondo estraneo, troppo grande, quasi astruso e incomprensibile e per far ciò utilizza funzionalmente il solo punto di vista della protagonista Ewa, immigrata dalla Polonia e in balia delle difficoltà che chiunque riscontrerebbe arrivando in un posto che non si conosce e di cui, a malapena, si parla la lingua. A dar volto e corpo ad Ewa è la sempre più brava Marion Cotillard, incredibilmente intensa e credibile nel suo disorientamento e nella tenacia con cui lotta per farsi valere. Un po’ meno credibile, visto anche lo standard delle spogliarelliste del night club, è l’insistenza con cui viene chiesto ad Ewa di prender parte al “corpo di ballo”, ma questi sono dettagli. La caratura attoriale di C’era una volta a New York è tenuta sempre su livelli incredibilmente alti anche dalla presenza di Joaquin Phoenix, ormai attore feticcio di James Gray, che qui interpreta Bruno Weiss. Il personaggio interpretato da Phoenix è sfuggente, quasi incomprensibile nella sua paradossale mancanza di logica nell’agire. Bruno Weiss è il villain della vicenda, se volessimo banalizzare narrativamente il film, il lupo cattivo che accompagna Cappuccetto Rosso nel bosco, ma Bruno Weiss è spinto in tutte le sue decisioni – giuste o sbagliate che siano – dalla forza dell’amore, riuscendo così a risultare un personaggio fortemente empatico verso il pubblico.

La storia tra Ewa e Bruno ha quel non so che di immorale e proibito da far parteggiare lo spettatore per il mago Orlando, interpretato da Jeremy Renner. Irrimediabilmente C’era una volta a New York si trasforma in un “lui, lei, l’altro” anche se riesce abilmente sempre ad evadere da qualsiasi stereotipo cavalcando l’onda di un’originalità che paradossalmente nasce proprio dalla classicità del racconto. Si tratta essenzialmente di un melodramma con tutti i crismi del genere (amore, rivalità, tragedia), ma lo sguardo di Gray riesce ad elevare questo film dal facile déjà-vu donandogli una dignità personale e moderna.

Marion Cotillard è pronta ad esibirsi in scena

Marion Cotillard è pronta ad esibirsi in scena

Ottimo il lavoro eseguito sulla fotografia retrò e sulle scenografie che contribuiscono a creare quell’unicum rappresentativo un po’ vintage che era palesemente tra gli obiettivi del regista.

Seppure si possa notare qualche lungaggine soprattutto nella parte centrale del film con l’introduzione del triangolo amoroso meno fluida di quello che sarebbe dovuto essere, C’era una volta a New York è un film solido e di qualità, una di quelle opere che forse mancavano dalle scene da troppo tempo e che quindi si riescono ad apprezzare anche perché rappresentano una ventata d’aria fresca nel panorama cinematografico… pur ancorandosi a una tradizione filmica vecchia come il cinema stesso.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Marion Cottillard e Joaquin Phoenix offrono ancora una volta delle superbe interpretazioni.
  • Storia avvincente con personaggi empatici.
  • Ottima ricostruzione storica.
  • Qualche lungaggine di troppo nella fase centrale del racconto.
  • Il triangolo amoroso è un po’ macchinoso.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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