Il condominio dei cuori infranti, la recensione

In uno squallido palazzo di una grigia banlieue si trova un ascensore rotto, attorno al quale si intrecciano le vite di alcuni condomini: Charly l’adolescente solitario trova una potenziale amica in Jeanne Meyer (Isabelle Huppert), attrice di nicchia da tempo in declino; la signora Hamida invece ospita uno stralunato astronauta (Michael Pitt) e gli prepara il miglior cous cous del mondo. E poi c’è Stemkowitz, che prende l’ascensore solo di notte per correre sul suo lucente destriero (una sedia a rotelle) dalla bella infermiera senza nome (Valeria Bruni Tedeschi). Riusciranno questi bizzarri compagni di viaggio a trovare un proprio posto nel mondo?

Non fatevi ingannare dalla leziosa traduzione italiana, in realtà il titolo originale del film di Samuel Benchetrit è Asphalte e si configura come una commedia atipica, niente affatto patinata e avulsa da facili sentimentalismi.

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Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un vivace exploit di commedie made in Francia, alcune decisamente riuscite ed altre meno, ma tuttavia entrambe riconducibili a una comune estetica di fondo; d’altro canto siamo stati abituati anche ad un topos classico per quanto riguarda la rappresentazione delle banlieue nei film, basti vedere il toccante Dheepan di Jacques Audiard, vincitore dell’ultimo Festival di Cannes. Benchetrit invece rovescia le carte in gioco: è vero che la periferia descritta nel film è cupa e desolante, ma i personaggi che si muovono al suo interno non sono quelli che ci aspetteremmo di vedere. C’è un’attrice snob, c’è un astronauta; inoltre tutti i personaggi presentano sì una nota malinconica, espressione di qualche travaglio interiore, ma nonostante ciò riescono a conservare un’invincibile e scanzonata ironia.

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La loro solitudine è espressa efficacemente dai lunghi piani-sequenza e dal formalismo geometrico esasperato, evidenziato dal formato 1:1 della pellicola che sembra schiacciare maggiormente i personaggi nelle loro esistenze appartate (sebbene questa soluzione registica ricordi un po’ troppo da vicino il magnifico Mommy di Xavier Dolan). La dimensione stilistica del film è dunque rettangolare, proprio come l’ascensore che funziona da catalizzatore degli incontri e delle angosce dei protagonisti, i quali sono spesso ripresi da un’accorta distanza che li ingloba ancora di più in questi spazi asfissianti. Per fortuna i nostri riescono a ritagliarsi una nuova libertà grazie alla scoperta della solidarietà: questa tematica non è mai accompagnata da una retorica melensa, bensì da uno humour surreale che ricorda un po’ quello di matrice inglese o nordica, mentre lo spirito francese, dal canto suo, mantiene intatto il proprio stampo tipicamente incisivo e fresco, quasi “spicciolo”. Di fatto alcune trovate del regista sono eccentriche e brillanti, e spezzano gradevolmente il ritmo del film che tende talvolta a scivolare in lungaggini un po’ forzate.

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In sintesi Il condominio dei cuori infranti è un’ottima prova, una commedia sui generis dolce ma non sdolcinata, stravagante ma senza pretese intellettualoidi. Poggia su un tema semplice e universale come quello dell’amicizia che salva un animo inaridito senza mai scadere nel banale, ma anzi andando a scaldare il cuore dello spettatore con grande ingenuità e nessuna forzatura. Un’ulteriore nota di merito va alla scelta del cast: con attori del calibro di Michael Pitt, Isabelle Huppert e Valeria Bruni Tedeschi era difficile sbagliare.

Nei cinema italiani dal 24 marzo distribuito da Valerio De Paolis Cinema.

Giulia Sinceri

PRO CONTRO
  • È una commedia eccentrica ma gradevole, che non scade mai in facili sentimentalismi ma anzi ha al suo interno trovate originali e divertenti.
  • L’ottimo cast.

 

  • Il ritmo talvolta un po’ lento del film.
  • Il formato 1:1 della pellicola, scelto dal regista per evidenziare la solitudine dei personaggi, è lo stesso usato da Xavier Dolan per il suo Mommy: da parte di Benchetrit questa scelta registica sa un po’ di mera “scopiazzata”.
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